Come funzionano le sfilate
Ci siamo abituati all’idea che a settembre vedremo le collezioni della primavera estate e a febbraio quelle del prossimo autunno inverno. Abbiamo capito che la prima fila alla sfilata è un posto per pochi eletti, che le settimane della moda possono allungarsi o accorciarsi per volere di Anna Wintour, che alcuni stilisti non ci stanno e per questo da tempo sfilano fuori calendario. Per chi ha deciso di seguire la moda per lavoro, per raccontarla, stare sempre sul pezzo significa correre assieme a stylist, direttori creativi, uffici marketing e stampa.
Eppure, negli ultimi tempi le cose hanno preso un’ulteriore nuova piega. Quello che sembrava un meccanismo granitico sta smussando certe “costrizioni” che per anni hanno fatto storcere il naso a stilisti e case di moda, ma di fronte alle quali, alla fine, tutti cedevano lo stesso, anche durante la Milano Moda Donna.
Milano Moda Donna AI 2016-2017, il calendario
I grandi che non sfilano
Dapprima Tom Ford ha dato forfait comunicando pochi giorni prima l’inizio delle sfilate il suo dietrofront. Lo stilista ha scelto infatti di rinunciare allo show tradizionale e di presentare la sua collezione con un video (che vede protagonista Lady Gaga) a pochissimi eletti (tra buyers e addetti ai lavori), per poi condividerlo sul sito web: “Volevo qualcosa di cinematografico, pensato subito per il web”, ha affermato Ford, facendo immediatamente capire da che parte sta.
E forse, il fulcro del cambiamento è da ricercare proprio in queste 3 lettere magiche: web, aggiungendone poi un’altra, ancora più pregnante nell’origine di questo nuovo modo di comunicare le sfilate: social.
I social network hanno decisamente reso immediato, fruibile in tempo reale, quello che prima avremmo potuto ammirare dalle riviste o nei servizi striminziti dei tg o, in casi di fortuna, in approfondimenti notturni. Ora è tutto un live sharing made in Instagram, Twitter, Facebook, Snapchat: pezzi di collezioni bollati con un “amazing”, dati in pasto senza spiegazioni. E allora sono i brand stessi che decidono di appropriarsi del mezzo (social) e sfruttarlo al massimo. Burberry, Ralph Lauren, Carolina Herrera tra i primi a comprenderlo e le collezioni diventano accessibili, live, su Periscope e su Snapchat, profili ufficiali dei brand.
Semplificata l’idea di aggiornare continuamente (ma a volte non immediatamente), il sito ufficiale della Maison, fino a qualche anno fa qualsiasi tipo di comunicazione ufficiale passava da lì. Velocizzato il rapporto con i fans e i followers che diventa meno b2c (business to consumer) e più friendly, con linguaggi adatti e diversificati per ogni social.
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Pre-collezioni e presentazioni
Abbiamo visto come Armani, Prada, Balmain e molte altre Maison abbiano portato in passerella durante la moda uomo, pre-collezioni donna, anticipazioni quindi di quelle che a breve saranno le collezioni che sfileranno a Milano, Londra, Parigi e New York. Allo stesso tempo, molti stilisti stanno rivalutando le presentazioni come idea più intima e per certi aspetti empatica rispetto alla sfilata. Gaia Trussardi, ad esempio, ha presentato la collezione uomo alla Pinacoteca di Brera con tanto di musicisti, in un’atmosfera soft e chic, decisamente meno cannibalizzata rispetto alla frenesia della sfilata.
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Collezioni vendute subito
Secondo il sito WWD che ha intervistato esperti del settore, le sfilate da qui al 2020 saranno sempre più on line e meno live. Un altro scenario, opposto, invece, vede le case di moda vendere i biglietti per assistere alle sfilate, il ritorno economico sarebbe assicurato. Fatto sta che è cambiata anche l’idea di vendita dietro ad una collezione, mentre prima non sarebbe stato possibile acquistarla, se non dopo sei mesi, adesso alcuni capi diventano di tendenza in maniera fulminea tanto che vengono messi subito in vendita sul sito ufficiale del brand. Uno dei primi a farlo è stato Moschino con l’arrivo dell’istrionico Jeremy Scott che ha puntato molto sugli accessori POP dello stilista inglese, rendendoli virali prima sui social e poi centellinandoli nella vendita online immediata. Insomma, il futuro delle sfilate è da riscrivere. Sicuramente molte cose sono cambiate, ora occorre capire come sfruttarle meglio.
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