Daria Bignardi è una che fa quello che dice.
Ha esordito nel suo ruolo di direttore di Rai Tre dando delle regole di sobrietà ed eleganza non vistosa, e lei per prima ha adeguato il suo stile al suo nuovo ruolo e a come ha deciso di interpretarlo.
Inutile dire che ci ha lasciato spiazzati.
Di spalle non era neppure riconoscibile.
Ma una volta passato il disorientamento del momento, io l’ho sinceramente ammirata.
È sempre stata molto elegante, con un tocco personale e una giusta considerazione della moda.
Ma questa volta lo era di più.
Aveva un bellissimo giaccone rosso, una semplice camicetta, pantaloni e sandali semiaperti.
E i capelli corti, grigi o meglio sale e pepe.
E niente trucco.
Perché sì, quando si arriva ai cinquanta è ora di smetterla di fare le ragazze.
Anche se si resta ragazze dentro.
Ci si taglia i capelli, si smette di tingersi del colore che si aveva da giovani, si va verso il grigio e le sue varianti.
Ci si trucca appena, si cura la pelle con molta attenzione, si mette una spolverata di fard e un po’ di mascara. Al limite dell’invisibile.
Ci si veste. Anche con forme decise e colori forti. Che se si accompagnassero ad una chioma fintamente giovane e ad un trucco marcato ci renderebbero ridicole. Se invece, come ha fatto Daria, sono abbinati ad una testa naturale, significano il nostro stile, la nostra voglia di affermarci, di continuare a vivere la vita con pienezza ed entusiasmo.
Ma c’è un’altra lezione meno evidente e che vale per tutti, nella scelta di stile di Daria Bignardi.
Fare il direttore di Rai Tre non è uguale a condurre Le invasioni barbariche.
Un ruolo istituzionale di quella rilevanza richiede che la propria autorevolezza arrivi anche da come ci si presenta e ci si veste.
Non perché se non si è vestiti in un certo modo gli altri non ci ascoltano. Gli altri ci ascoltano se diciamo qualcosa di valore. Ma ha valore anche la carica che uno riveste, e il rispetto di quel valore passa anche attraverso l’aspetto esteriore.
Senza contare il buon esempio.
Se si chiede agli altri di essere sobri, lo dovremo essere anche noi che lo chiediamo, no?
Chapeau a Daria Bignardi, dunque.
E un grazie caloroso dalle signore chic after fifty!