Drusilla Foer a Sanremo
Drusilla Foer con altre 4 attrici affianca Amadeus, conduttore e direttore artistico del Festival di Sanremo. La “sua” serata è quella di giovedì 3 febbraio.
Nella prima serata, martedì 1 febbraio, c’è Ornella Muti. Mercoledì è la volta di Lorena Cesarini, nella serata delle cover di venerdì ci attende Maria Chiara Giannetta mentre Sabrina Ferilli è alla co-conduzione della serata finale di sabato 5 febbraio.
Ma chi è veramente Drusilla Foer? Dichiarato all’anagrafe con il nome Gianluca Gori, è un fotografo toscano, ha 54 anni ed è un’ icona del mondo di Instagram e Youtube.
Ospite fissa al Maurizio Coastaz Show e a La Repubblica delle donne, ha recitato anche per Ferzan Ozpetek. Ha vissuto tra Parigi, Chicago, Bruxelles, Madrid e New York. Pare che proprio a New York abbia aperto un acclamato e apprezzato negozio dell’usato. Dopo una burrascosa relazione con un uomo texano ha sposato Hervé Foer, discendente nobile belga. Dopo la morte del marito la donna si è buttata totalmente sulla sua arte e sulla carriera, diventando un simbolo anticonformista della comunità Lgbtq+.
Avevamo incontrato Drusilla Foer in occasione del debutto del suo spettacolo, Eleganzissima. È stata inoltre protagonista della copertina di Donna Moderna e del servizio di moda nel giornale in edicola il 2 dicembre 2021. Eccola!
Drusilla Foer modella per Donna Moderna
Intervista a Drusilla Foer
Eleganzissima. Si chiama così lo spettacolo di Drusilla Foer, che va in scena per un totale di 50 serate fino a fine marzo 2022. Infatti, nessuno come questa icona di stile, giudice di Strafactor, attrice per Ferzan Ozpetek in Magnifica presenza e in tv con Serena Dandini per The show must go off (nel 2021), abbina eleganza e disinvolta sovversione delle regole, carisma e savoir faire. Abituata a rispettare le norme quando hanno senso, e non per abitudine, Drusilla è una donna lontana dalle ipocrisie, dai perbenismi e dalla vergogna. Così le ha insegnato la nonna. E così infatti si intitola il suo libro, pubblicato da Mondadori: Tu non conosci la vergogna.
Nel libro racconta che sua nonna, obbligata dal prete a coprirsi la scollatura per entrare in chiesa, l’ha esortata a non vergognarsi mai di nulla. Non c’è nulla per cui si sente o si è sentita in imbarazzo, magari a torto?
«Più che cose di cui mi vergogno, ci sono episodi e fatti che tengo per me. Non hanno la tonalità autolesionistica e mortificante della vergogna, che le mette sotto vuoto, impedendo un’evoluzione. Piuttosto sono cose con cui non ho ancora fatto pace, che ancora mi devono rivelare la loro verità, il senso che hanno per me. Non attribuisco nessun valore alle aspettative altrui, ho bisogno di ascoltare la loro voce, e magari accettare lati di me che non condivido. A volte posso essermi stata antipatica, ma non ho nessun timore di risultare antipatica. Ecco, credo che questa sia la differenza tra il pudore, che è una valutazione di cosa vogliamo tenere per noi stessi, una misura personale, e la vergogna, che è irrorata di paura del giudizio altrui».
Allora non pensa che le norme di comportamento vadano rispettate?
«Il bon ton deriva da codici ottocenteschi legati a una definita estrazione sociale, che impongono cosa dire e cosa fare. Ma le regole, come non poter dire buon appetito, sono assolute e quindi impediscono di vedere le situazioni specifiche, di scegliere cosa ti piace fare in un certo contesto. Se ti barrichi dietro un comportamento obbligato, ti precludi molto. Incluso il divertimento».
Cos’è per lei l’eleganza?
«È incanto, è qualcosa di non definibile per quello che si indossa. È naturalezza, conoscenza di sé e di quello che ci si addice. Nessun brand può definire cosa sia elegante in generale, anzi molto spesso una cosa bellissima addosso a un fisico sbagliato stona».
Eppure lei è testimonial di Lookiero, un servizio di personal shopping.
«Sì, perché non tutti hanno tempo di cercare capi adatti. O abbisognano di sollecitazioni estetiche o hanno la voglia di osare o il tempo di provare e fare la coda nei camerini. Un servizio che si propone di aiutare queste persone a scegliere, proponendo loro capi selezionati, mi pare un’idea valida. E poi è come a Natale: quando arriva la scatola non sai cosa c’è dentro, e non sei obbligata a tenere ciò che non ti piace. Ma sai che sono cose scelte apposta per te».
Cosa scopriamo di lei nel suo libro? «Che sono una persona con tormenti e insicurezze, che sono molto emotiva, ma che alla fine sono contenta di me».
E cosa ha scoperto di sé , scrivendolo?
«Che devo guardarmi come un soggetto che non ha solo un passato, ma può avere ancora molto: vita, progetti, incontri, emozioni, sfide, scoperte». L’errore migliore che abbia mai fatto? «Il prossimo, posso sempre migliorare». Peggio essere troppo firmate o troppo ingioiellate? «Troppo firmate. Troppi gioielli fanno ridere; troppe firme fanno tristezza».
La ricchezza è nemica del buongusto o serve per comprarsi cose belle?
«I soldi servono per… vivere in modo dignitoso. Se ne hai di più, puoi concederti qualche lusso: viaggiare, visitare mostre a Parigi. Per me servono ad avere una persona di servizio, a farmi un regalo ogni tanto. Ma ci sono state fasi della mia vita in cui ho rinunciato a tutto. Non mi interessano le auto, le case, i gioielli o gli abiti».
Ci sono capi di abbigliamento che secondo lei sviliscono una donna?
«Penso che tutto ciò che viene indossato per camuffare un presunto difetto svilisca chi lo porta. Il modo in cui ti vesti deve essere coerente con chi sei. Se penso alle tante madri vestite come le figlie, mi pare che spesso l’abbigliamento sia nemico della verità e dell’autoaccettazione. Detto ciò, io non metterei mai le ballerine e nutro un vero orrore per i piumini rosa mortadella o i calzini tortora».
È vero che da morta preferirebbe che sulla sua tomba fosse scritto “non era buona, ma era figa”?
«Bisogna che qualcuno voglia scriverlo, e non è detto. Comunque mi basterebbe essere definita “non male”. Sempre meglio che “normale”».
Di Nicolò Milella – foto di Davide Nova – intervista di Elisa Venco – testi moda di Antonella Marmieri
Make up Alioscia Mussi.
Hairstyle Karine Valbrun @TWA.