MAURO FERRARESI docente di Sociologia della moda all’università Iulm (Milano)
«Come tutte le mode, anche la barba sta vivendo un ciclo destinato a esaurirsi. L’uomo “orso”, come viene definito in gergo estetico, ha imposto un canone preciso: la barba è diventata un elogio della differenza e dell’imperfezione. Ma, come per ogni tendenza troppo abusata, oggi si può parlare di vera e propria omologazione: per distinguersi, la barba ormai bisogna farsela ogni mattina».
Tornano i baffi «È la cosiddetta “sindrome della camicia bianca”. Nel Medioevo i nobili iniziarono a indossarla come simbolo del fatto che non si sporcavano le mani con il lavoro. Poi è stata adottata dai borghesi che stavano dietro una scrivania, quindi si è diffusa in tutte le classi sociali. Ogni moda ha una scadenza, specie quando diventa di massa. Ora vedo una riscossa del baffo, a lungo considerato “da vecchi”: forse perché, rispetto all’inflazionata barba, sembra una novità».
ALEX PIETROGIACOMI autore di Semplice, elegante. Piccolo prontuario ad uso del moderno gentleman (Giubilei Regnani editore)
«La barba è il vero cult degli ultimi anni di moda maschile. Nella storia ha simboleggiato tante caratteristiche differenti: la saggezza, l’autorità, l’eleganza… Perfino, negli anni ’60-’70, la ribellione verso le regole del buon costume borghese. Oggi è diventata un “accessorio” per tutti, perché permette di variare sull’estetica molto più del viso glabro: può rendere un uomo intrigante, perché gli fa da schermo nell’approccio con gli altri».
Corta è trendy «La tendenza del 2016 sarà una barba più corta rispetto a quella hipster che ha caratterizzato le ultime stagioni. Anche nei contesti lavorativi istituzionali la barba è autorizzata, ma oggi si preferisce portarla meno folta. E lo si nota nello stile di tutti i giorni. Insomma, la barba cambia, si evolve, si adatta al gusto, ma una cosa è certa: godrà ancora di una vita molto lunga».