Alzi la mano chi, in questo anno di semireclusione casalinga, non si è trovato a riguardare le foto della gita in montagna con gli amici o del memorabile weekend a Parigi con i figli. Oppure a frugare nei cassetti alla ricerca della ricetta della torta che ci preparava la nonna per il compleanno. Mettere in ordine le piccole cose che ci fanno rivivere i momenti importanti della nostra vita non è solo un’attività utile o divertente.

«L’archivio personale è uno strumento per trasmettere la nostra identità. Lo fa attraverso le memorie emotive, quelle cioè che sanno emozionarci ancora a distanza di anni e che vorremmo raccontare ai nostri figli» ci spiega Andrea Montorio, cofondatore di una società che si occupa di recuperare la memoria storica di aziende e istituzioni pubbliche. «L’obiettivo è lasciare qualcosa che serva alle persone più care o a noi stessi nel futuro».

Seleziona con la testa e con il cuore

Per Andrea Montorio la molla che ha fatto scattare il desiderio di riorganizzare i ricordi è stato un trasloco. Lo racconta bene nel suo saggio Promemoria (Add editore). «Gli archivi sono il mio mestiere, ma non avevo mai pensato di costruirne uno della mia famiglia. Quando ci siamo trasferiti ho trasformato la scelta di cosa tenere e cosa buttare in un rito in cui ho coinvolto anche mio figlio Louis di otto anni. Lui ha accettato entusiasta: da quando è piccolo spesso lo porto in ufficio e si è appassionato al mio lavoro. Tanto che alla fine della scuola materna ha sigillato una scatola con i ricordi di quel periodo che voleva conservare».

Padre e figlio hanno deciso separatamente indumenti, libri e oggetti personali significativi da portare nella nuova casa. «Insieme abbiamo scelto una decina di dvd importanti per entrambi, inserendo in ognuno un foglio che spiega perché per noi quel film è speciale».

Le buone regole per diventare archivisti di se stessi

Una buona regola per diventare archivisti di se stessi, infatti, è spiegare sempre per iscritto perché quel particolare oggetto ha avuto un significato nella nostra vita. Nella selezione può entrare veramente ogni oggetto. «Fotografie, appunti, magliette, messaggi, tovaglie: vale tutto purché non sia troppo voluminoso e contenga una testimonianza di come siamo arrivati a essere quello che siamo».

Nelle pagine di Promemoria sono descritti metodi dettagliati per la scelta. Le regole, però, non bastano. Spesso è il sesto senso che ci fa capire se un oggetto è importante. «Di tutte le sue magliette Louis ne ha conservate tre: quella che gli ricordava il weekend trascorso insieme a EuroDisney, quella del suo idolo Harry Potter e la T-shirt indossata durante la prima gita della scuola materna. Scartata senza pietà, invece, la maglia autografata da Ronaldo, che per mio figlio, poco interessato al calcio, non aveva nessun significato».

A cosa servono i ricordi

Qualunque sia il criterio con cui si scelgono gli oggetti del proprio archivio, alla fine del percorso ci si ritrova con alcune scatole piene che rischiano di finire in garage o in solaio. Ma l’archivio secondo Andrea Montorio non è una raccolta di memorabilia. «Lo scopo non è celebrare noi stessi, ma avere a disposizione materiale per cucire insieme fatti del passato e trarre ispirazione per proseguire il cammino» spiega. «Il mio l’ho costruito pensando a Louis: spero gli sia utile quando affronterà l’adolescenza e inevitabilmente comincerà a mettere in discussione il nostro legame. I ricordi dei momenti passati insieme potrebbero diventare una sorta di scudo contro la sensazione di solitudine e di incomprensione tipica di quell’età. Sono sicuro che rivedere le memorie emozionali che abbiamo condiviso lo aiuterà a capire meglio il nostro rapporto e ad affrontare il futuro con più sicurezza».

Tre idee per iniziare un archivio

1. Prepara due scatole. Nella prima metti i ricordi del mese (al massimo uno al giorno); trova un momento alla fine del mese per trasferire nella seconda (quella dell’anno) solo gli oggetti che ti emozionano ancora.
2. Crea la box digitale. Organizza una cartella sul pc dove archiviare le foto significative e le testimonianze registrate col cellulare. Per esempio, la voce della nonna che spiega come si prepara il dolce preferito dei tuoi figli.
3. Pasticcia i documenti. Scrivi annotazioni sulle immagini e metti etichette esplicative sugli oggetti. Ti aiuteranno in futuro a capire perché sono stati importanti.

Come recupero le vecchie foto?

FotoScan è la app gratuita di Google che consente di scansionare le vecchie foto scattate in analogico e creare una copia digitale in alta definizione. (Su PlayStore e AppStore).

FilmBox recupera i vecchi negativi e li trasforma in immagini da archiviare sul computer. Su PlayStore e AppStore. Gratuita.

IL LIBRO DA LEGGERE

Si intitola Promemoria (Add editore, 16 euro) il saggio emozionante in cui Andrea Montorio alterna il racconto della sua storia agli esercizi pratici studiati per aiutarci a scoprire quali sono i ricordi importanti.