The Ferragnez – La Serie
È impossibile stare al passo coi Ferragnez. Inizio a scrivere questo articolo consapevole che quando lo leggerete vi sembrerà forse storia antica: il 9 dicembre su Amazon Prime Video inizia The Ferragnez – La Serie, e per 8 episodi da 30 minuti (più qualche irresistibile fuorionda) ci chiederemo come diavolo fanno Chiara e Fedez – ma pure Valentina, Francesca o Marina, ché le famiglie reali non hanno bisogno di cognomi – a intrattenerci di continuo sui social conservando comunque abbastanza materiale da riempire una serie tv (nella gallery puoi vedere qualche foto).
Come nasce la storia tra Chiara e Fedez
Chiara Ferragni e Fedez si sono messi insieme nel 2016: lui aveva scritto di lei in un tormentone estivo, lei l’ha cantato in un video, lui ha rilanciato: «Chiara, limoniamo». Si sono piaciuti, e subito i benpensanti si sono agitati, puntualizzando che «i dubbi sulla sincerità sono molti, visto che proprio in questi giorni Fedez riparte con X Factor e Chiara lancia il suo sito di e-commerce».
Nessuno capisce poco di marketing come chi pensa che tutto sia marketing. La costruzione di un impero – come l’amore – ha bisogno di fondamenta solide: Chiara Ferragni era già un “caso di studio” all’università di Harvard per aver stabilito le regole del gioco dell’influencer; Fedez era un prodigio locale del rap (e nelle prime interviste citava già Michela Murgia). Insieme si sono fatti venire voglia di futuro, mica di anonimato. E siccome non basta mettere accanto due tizi famosi per produrre una coppia celebre, si sono dedicati alla gestione della loro vita pubblica con scrupolo.
Cosa c’entra Schopenhauer con i Ferragnez
Abbiate pazienza se vi parlo di Schopenhauer per raccontare i Ferragnez. «Ogni verità passa per tre fasi. All’inizio viene ridicolizzata. Poi la si attacca con violenza. Infine, è accettata come ovvia» diceva il filosofo. Funziona così anche per la celebrità. Chiara Ferragni al debutto è la scema per eccellenza: una bionda che si occupa di vestiti (nell’intervista del 2019 al Financial Times per celebrare i suoi primi 10 anni da “global brand” svelerà che non solo non è scema, non è neppure bionda: si è tinta per farsi notare meglio nella ressa primordiale di fashion blogger).
Il clamore degli indignati cresce al crescere del successo. Fedez è giusto un accessorio: ha talento, forse, ma è irrimediabilmente compromesso dalle frivolezze del nemico. La fase oppositiva persiste anche durante la prima gravidanza, almeno fino a quando, alla 32esima settimana, Chiara viene messa a riposo per complicazioni di placenta.
È ancora il 2018: condividere le difficoltà non è una scelta frequente. E infatti scatena i giudizi di chi la sa lunga: Chiara lavora troppo, mangia troppo poco, già si capisce che sarà una pessima, pessima madre. Dal basso, però, si sviluppa una reazione di autentica empatia, l’engagement che diventa coinvolgimento umano. Leone nasce il 19 marzo, dopo oltre 24 ore di silenzio social. Ed è un’altra dimostrazione di potere: Chiara e Fedez possono scegliere cosa raccontare, e possono scegliere quando.
A settembre il matrimonio in Sicilia viene guardato-condiviso-commentato da circa 67 milioni di persone, e sembra non bastare mai. Non è importante capire quanto ci sia di pianificato, in questo stile di comunicazione, e quanto invece sia solo contingenza: alla base c’è un formidabile istinto. C’è determinazione, e un grande senso degli affari, ma pochissimo cinismo.
Dopo le nozze, Chiara organizza la festa di compleanno di Fedez nel supermercato sotto casa: un’idea senz’altro divertente, eticamente non ineccepibile. Davanti alla (scontata) indignazione dei fan, i Ferragnez smettono di festeggiare – ovviamente esiste un video – e si appartano per risolvere la crisi. Sono professionisti, ma pure sinceramente preoccupati. Hanno un enorme potere, e sono abbastanza grandi per assumersene la responsabilità.
L’anno dopo, quando alla Mostra del cinema di Venezia – nientemeno – viene presentato il film Unposted, anche i critici più duri, per non fare la figura dei dinosauri, devono ammettere che contiene se non altro tracce di contemporaneità.
Ferragnez, fase 3
È iniziata la terza fase: quella della credibilità incondizionata. E i Ferragnez si fanno trovare pronti. Durante la pandemia diventano un riferimento nazionale: per via della raccolta fondi per il reparto di Terapia intensiva del San Raffaele di Milano, certo – oltre 4 milioni in pochi giorni – ma soprattutto perché cantano dai balconi, rispettano le regole, coltivano la voglia di futuro con un’altra gravidanza. Sono come noi, solo un po’ meglio.
Chiara ha già raggiunto la pienezza della sua celebrità; Fedez esplora la dimensione dell’impegno, tra Sanremo e il Concertone del Primo maggio, e poi usa la sua identità politica come spunto promozionale per l’album nuovo, Disumano. Vero, falso, pubblico, privato, arte, mercato, serio, provocatorio: la differenza esiste, ma dobbiamo capirla da soli. E a volte la figura degli scemi la facciamo noi.
Intanto Chiara e Fedez vendono dischi, borse, gioielli, parenti (in senso letterale: la mamma e le sorelle di Chiara sono talenti della sua agenzia). Certi #adv sono talmente popolari – i ravioli in busta, la mozzarella da banco frigo – che viene il sospetto sia una strategia di posizionamento: non fatevi ingannare dai diamanti di Bulgari, Chiara è ancora l’amichevole influencer di quartiere. Altre trovate sono semplicemente brillanti, come l’idea di chiamare gli ombretti della linea make-up con le parole del suo lessico familiare: Adoro, Mati (è la cagnolina), Hi Guys.
I Ferragnez sono oggi quello che il Mulino Bianco è stato per gli anni ’80: vendono prodotti ma rappresentano un preciso sistema di valori – laico, concreto, inclusivo – che è insieme rassicurante e aspirazionale. Compresa la consapevolezza che quel mulino immacolato non esiste più: a casa loro – ci dimostrerà vieppiù la serie – si litiga, si piange, ci si arrabbia, ci si prende poco sul serio oppure moltissimo, ma si condivide sempre tutto. Almeno fino alla prossima puntata.