Ci sono norme di comportamento che solo poche esperte conoscono: spesso limitate a piccoli dettagli, sono capaci però di ispirare, distinguere, instillare un’incrollabile fiducia in se stessi. L’insieme di queste regole prende il nome di Galateo e, da 500 anni, si prefigge un obiettivo ben preciso: il rispetto del prossimo, una convivenza armoniosa tra individui e una società più garbata per il benessere di tutti.

Cosa c’entra il galateo con la moda? E com’è possibile metterlo in pratica in un’epoca dominata dal fast fashion, da espressioni libere e creative spesso fuori dagli schemi, dal comfort come ultimo baluardo del lusso e dall’unicità intesa come mezzo per trasgredire e stupire? Ne abbiamo parlato con Elisa Motterle, che di bon ton è maestra: ha un profilo Instagram seguitissimo (@elisa_motterle) e appena pubblicato un manuale di galateo contemporaneo, Bon Ton Pop, prezioso vademecum da avere sempre a portata di mano.

Tutto ebbe inizio da un trattato del ‘500

Tutto ebbe inizio dal Galateo ovvero de’ costumi, un trattato pubblicato nel 1558 da monsignor Giovanni Della Casa e ispirato dal vescovo Galeazzo Florimonte (il personaggio “Galateo”), fine umanista e letterato. Per la prima volta un libro riuniva tutte le regole, fino ad allora mai scritte, riguardanti il modo di vestire, conversare, stare a tavola e rapportarsi con gli altri con “educazione e buona creanza”.

Oggi, ovviamente è superato: i costumi si sono evoluti così come lo stile di vita e il modo di socializzare. Ma questo non significa che non esistano più norme da applicare al nostro quotidiano, anche in fatto di moda. «Mi piace pensare che il bon ton sia per le relazioni umane ciò che l’ecologia è per il Pianeta» scrive Elisa Motterle. «Un atto di cura e d’amore per l’ambiente che ci circonda. È un lusso quotidiano, un’attenzione che dobbiamo riservare prima di tutto a noi stessi e alle persone che ci stanno accanto».

Le buone maniere si evolvono

Dici bon ton e pensi agli anni ’50, non certo al 2022… L’Italia del dopoguerra è stata la patria di tanti manuali del saper vivere, pane quotidiano di Donna Letizia, della Contessa Clara e di Brunella Gasperini che, con la “Posta del cuore” sui femminili educavano aspiranti vere signore a non ancheggiare, non indossare tacchi troppo alti o mise troppo aderenti, tanto per fare qualche esempio.

Era solo 70 anni fa, eppure anche quelle indicazioni oggi sono anacronistiche, perché le buone maniere si evolvono, seguendo le trasformazioni del tessuto sociale. «La moda è industria, sociologia, cultura» spiega Motterle. «In pochi decenni è cambiato tutto. Per esempio, in quegli anni il modo di comportarsi e di vestirsi era molto studiato proprio perché indispensabile per essere socialmente integrati. In nome della rispettabilità si penalizzava l’individualità. Nessuna donna sarebbe uscita di casa per un evento importante senza guanti o senza calze. Oggi siamo una realtà opposta, pensando di godere di una libertà estrema. È solo un’illusione: poter fare tutto non significa che tutto sia opportuno».

Ma a quali regole ci si riferisce, oggi, quando si parla di galateo fashion?

Il galateo fashion

“Essere ben vestiti è una forma di buona educazione” diceva Tom Ford, ex direttore creativo di Gucci. Prendendo le mosse da questa affermazione, Elisa Motterle ci invita prima di tutto alla misura: niente scollature azzardate né spacchi vertiginosi, meglio capi basici ed essenziali senza troppi decori, da arricchire poi con accessori e tocchi personali. E ancora: niente sandali in ufficio, via gli occhiali da sole quando si parla con qualcuno (Anna Wintour non va imitata) e via i guanti per stringere la mano.

Esistono buone maniere che definiscono anche il modo più appropriato di reggere la borsa (quella a mano va tenuta a sinistra, la pochette mai sottobraccio, lo sapevi?) e di indossare i gioielli (le spille si appuntano sul lato sinistro e in ufficio non si mettono monili XL o tintinnanti).

La biancheria: mai a vista. Come la mettiamo con i reggiseni in mostra sotto i blazer, di moda tra le celeb? Be’, quando pensiamo all’etichetta non ci vengono in mente personaggi in stile Kardashian. «Oggi l’affermazione personale passa più attraverso aggressività e prevaricazione che attraverso grazia e gentilezza» puntualizza Elisa Motterle. «Ma non facciamoci ingannare dalle mode: gli esempi virtuosi sono sempre intorno a noi e, alla lunga, vincenti». Basti pensare allo stile e all’atteggiamento di maestre come la leggendaria Audrey Hepburn o come Marella Agnelli, seducente e distante insieme, che rifiutava di esibire il privilegio del suo rango.

Kate e Amal, regine del bon ton

Oggi, segnala Elisa Motterle, a dimostrare garbo e savoir faire in ogni circostanza sono la duchessa Kate Middleton, che non sbaglia mai un colpo; Amal Alamuddin (la signora Clooney), impeccabile business woman e regina del monocromo; e la raffinata nobildonna fiorentina Drusilla Foer, personaggio creato dall’artista Gianluca Gori, che con verve e fascino sta sbancando a teatro e sul web. Cos’hanno da insegnarci queste creature? «Che, se si vuole trasgredire e lanciare un messaggio, bisogna conoscere le regole del gioco» spiega l’esperta. «Padroneggiare il codice non ci rende meno autentici, ma ci permette di esprimerci con maggiore proprietà e accuratezza. E questo è indice di educazione interiore oltre che esteriore».

Kate Middleton duchessa di Cambridge
La duchessa del bon ton
«Kate Middleton non sbaglia mai un colpo» sostiene Elisa Motterle, esperta di bon ton. Impeccabile in ogni situazione, dalle disinvolte a quelle più impegnative, è un ottimo esempio per chi vuole costruirsi uno stile.

L’abito giusto non basta

Ma l’abito giusto non basta. C’è qualcosa che si apprende con pratica e consapevolezza: la classe, lo stile e quella “self confidence” che, a differenza di un vestito firmato o di un jet privato, non si possono comprare. Ma che, una volta acquisiti, nessuno potrà toglierci. «Non sono capacità innate: si imparano, come tutto nella vita» rassicura Motterle. Pensa, per esempio, al messaggio che Giorgio Armani ha comunicato con la sfilata per la prossima stagione: oltre agli abiti, saltava agli occhi il sorriso gentile delle modelle. Niente facce imbronciate né la solita grinta, solo amabilità e dolcezza. Costo zero ed emblema di ciò che conta davvero: recuperare tutta quella sfera umana che ci sta sfuggendo.

Stile e sorrisiSulle passerelle della primavera 2022, le modelle sorridenti di Giorgio Armani hanno
Stile e sorrisi
Sulle passerelle della primavera 2022, le modelle sorridenti di Giorgio Armani hanno combinato stile e gentilezza.
Giorgio Armani
Giorgio Armani

Ecco, il galateo oggi ci insegna che piccoli gesti quotidiani, rispettosi, gentili, anche nel modo di vestire e di prendersi cura di sé, possono davvero portare bellezza. E se poi venissimo invitate a corte (mai dire mai!), sapere che la regina Elisabetta sposta la borsa da un braccio all’altro per attirare l’attenzione della sua dama e sfuggire alla nostra presenza, potrebbe tornarci utile. Dunque: negli acquisti della nuova stagione, infiliamo anche un manuale di buone maniere.

IL LIBRO DA LEGGERE

Dal dating allo small talk passando per email e social, dalle cene informali alla business etiquette
Dal dating allo small talk passando per email e social, dalle cene informali alla business etiquette: nel suo manuale di galateo contemporaneo Bon ton Pop, Elisa Motterle (Etiquette Trainer della prestigiosa International Protocol and Etiquette Academy di Londra) trasforma le regole tradizionali dell’etichetta in strumenti pratici, convinta che le buone maniere – oggi e sempre – salveranno il mondo. In libreria per HarperCollins dal 7 ottobre (208 pagine, 16 euro).