Dimentica le piante perfette, le armonie severe, le varietà più strane che richiedono infinite cure e risorse. Il giardinaggio ha riscoperto il romanticismo, quel gusto tipicamente ottocentesco del verde naturale e apparentemente selvaggio, in grado di ispirare emozioni. D’altronde anche uno dei giardinieri più famosi d’Italia, Paolo Pejrone, lo ha adottato nella propria tenuta e ne parla in due libri freschi di stampa. Il primo, Cronache da un giardino, è proprio il racconto di come è nato e si è evoluto il suo spazio verde ed è la dimostrazione pratica dello stile neoromantico. Il secondo, I dubbi del giardiniere (Einaudi), affronta le sfide del giardinaggio contemporaneo alle prese con il cambiamento climatico ed è ricchissimo di suggerimenti pratici. «Sono due facce della stessa medaglia.

L’emergenza ambientale ci spinge a un giardinaggio più naturale e alla riscoperta di specie che erano famose proprio nell’Ottocento, quando il romanticismo era al suo apice. Sono quasi tutte varietà facili e ricche di charme, così puoi avere un bell’angolo verde senza troppa fatica e senza prodotti chimici». Come vedi non serve essere un’esperta per aderire a questo stile, basta un po’ di sensibilità, un occhio attento e la scelta delle piante giuste. Ecco quali.

Rose e magnolie resistono al caldo

Se vuoi un giardino neoromantico, le rose non possono mancare, specialmente quelle rampicanti. «Evita però quelle che fioriscono per tutta l’estate: hanno bisogno di concime e antiparassitari per rimanere belle. Scegli invece le specie non rifiorenti, per cui servono meno cure. Una delle mie preferite è la Albéric Barbier, resistentissima e irresistibile durante la candida fioritura. Dà il meglio di sé arrampicata a un albero, un classico del giardino romantico» racconta il garden designer. «Anche le ortensie e le camelie hanno un’aura ottocentesca, ma sono fra le specie che più sono messe a dura prova dalle estati roventi, siccitose e lunghissime. Piantale solo se puoi garantire loro la situazione ideale: frescura, mezz’ombra e un terreno abbastanza acido. Prova a riscoprire invece le magnolie, sono molto più facili di quanto si creda e soprattutto sono elegantissime. Ne esistono di moltissimi tipi, dall’arbusto all’albero, troverai di sicuro quella adatta a te».

Pervinche e salvie danno un tocco poetico

Nuove specie intanto si stanno guadagnando l’epiteto di romantiche, come i cisti, i cespugli aromatici dai fiori scapigliati. «In un giardino assolato, secco e pietroso danno soddisfazione. Dopo aver attecchito, crescono senza bisogno di cure o quasi. Una caratteristica che condividono con altre specie come santoline, phlomis, salvie, o rosmarini. Tutte essenze mediterranee che ormai si possono usare anche al nord, purché in un’area riparata e in un terreno ben drenato».

Ti basta una delle gaure e lavande per bordure “scapigliate”specie di salvia, una vite rampicante e un gruppo di iris, per rievocare un poetico paesaggio campestre, anche in un piccolo giardino o su un terrazzo. I cespugli di rosmarino invece sono imbattibili nel dare un’aura romantica a qualsiasi triste muretto di cemento. In questa reverie mediterranea la monotonia di un prato all’inglese stonerebbe, preferisci le tappezzanti nane a bassa manutenzione come la Phyla nodiflora, fiorita e profumata per gran parte dell’estate. Sotto gli alberi e nelle zone in ombra, puoi usare le pervinche, i fiori prediletti dal preromantico Rousseau, che creano un tappeto colorato di viola.

Gaure e lavande per bordure “scapigliate”

Anche le bordure sono cambiate, le più evocative ricreano l’effetto prateria con fiori alti pronti a ondeggiare al vento. Ritornano così le gaure, scoperte proprio nell’Ottocento, e le lavande a cui si aggiunge la novità delle perovskie. Tutte piante da fiore che richiedono davvero poca acqua. «Da riscoprire anche i lunghi fiori dell’Althaea, o malvone. Erano amatissimi da Goethe, che ne aveva una collezione. È una specie dall’animo anarchico, va seminata il primo anno, poi si risemina da sola, individuando autonomamente l’area migliore del giardino o del terrazzo. Dà il meglio di sé accostata a rose e dalie in un insieme disordinato e irresistibile» rivela Pejrone. «Sono un vero alleato del giardino romantico, ma moderno e poco faticoso, di cui c’è sempre piú bisogno».

La mostra da non perdere

Se vuoi conoscere meglio Paolo Pejrone, visita la mostra Oltre il giardino, dedicata al paesaggista dalla fondazione Cosso nel castello di Miradolo (San Secondo di Pinerolo), fino al 15 maggio dell’anno prossimo. È un’iniziativa che permette di approfondire la sua filosofia e la sua estetica, ma anche di capire come affrontare le sfide ambientali che ci aspettano. All’interno del castello trovi immagini e scritti, nel parco invece 4 percorsi diversi, uno per ogni stagione, ti presentano le specie più interessanti. Da copiare, l’orto di verdure antiche, progettato da Pejrone, recintato da filari di uva bianca e ingentilito da fragoline, garofanini, mughetti ed ellebori.

Il libro che ti ispira

Se sei curiosa di vedere lo spazio personale di Paolo Pejrone questo libro racconta come in un diario la genesi e l’evoluzione del suo giardino di Revello, in Piemonte, dove continua a sperimentare nuove specie botaniche e composizioni paesaggistiche. Le belle fotografie di Dario Fusaro ti permettono di scoprire la tenuta fin nei minimi dettagli. Cronache da un giardino (Rizzoli, 49,90 euro).