Una continua evoluzione e un taglio tra ciò che è visibile e ciò che è invisibile. Da Gucci per l’autunno inverno 2019 2020 vanno in scena le maschere, da sempre viste come uno strumento di occultamento e di falsificazione della realtà, che rende le persone inautentiche. Ma non è questa l’unica faccia della medaglia: se per autenticità si intende la possibilità di aderire all’idea che abbiamo di noi stessi, la maschera diventa il mezzo per diventare ciò che sentiamo di essere, dandoci il là per giocare il nostro ruolo di attori e per mostrarci come vogliamo.
È questo lo spettacolo che Alessandro Michele porta sulla passerella – evidentemente orientata sul tema della personalità e della duplicità, prendendo in prestito quei concetti cari a Pirandello. O anche al sociologo Erving Goffman per cui: “La rappresentazione drammaturgica è rituale. Essa crea un senso di realtà condivisa”.
E così la maschera altro non è che il modo in cui ci mostriamo sul palcoscenico del mondo. E che sulla pedana della casa di moda fiorentina si materializza in un trionfo di colori e di tessuti oltremodo preziosi. Per una donna che non vuole mostrare troppo di sé e allo stesso tempo ammalia proprio per quella sua allure misteriosa.
A dominare la scena, però, non è solo quella palette di nuance infinite più o meno vivaci, più o meno oscure. In palcoscenico ci sono anche tantissime fantasie: quadri e quadretti spalmati sui completi blazer e pantaloni, i pied-de-poule – un mix & match fra le linee androgine, per lo più alla garçonne, e la moda che fa un tuffo nei favolosi Sixties. E, a sorpresa, c’è persino un Arlecchino con la sua maschera da gatto.
Non mancano le stampe mosaico – declinate nel fucsia e nell’arancione – con qualche accenno agli Eighties e all’irriverenza di questo decennio, proprio grazie ai cappotti maculati. E, come se non bastasse, si aggiungono poi gli effetti tapestry. Il tutto impreziosito dalle stoffe leggere, dai volant e addirittura da glitter, paillettes e dettagli metal. Le linee pulite ed essenziali si alternano alle strutture e ai volumi, in particolare dei capispalla e dei pullover con le maniche a sbuffo.
In questo infinito mix & match di tessuti e di colori, ci sono finanche gli outfit in pelle, intinti nel rosso più vivo. Non manca davvero nulla, insomma, proprio come se fosse un vero carnevale… ma di stile, of course!
Quella duplice funzione, di mostrare e celare, che Hannah Arendt mette in evidenza nelle sue riflessioni sull’apparenza, si materializza anche negli accessori che sembrano delle vere e proprie sculture – come l’orecchio d’oro che rispolvera la tradizione della maison – e, neanche a dirlo, nell’interpretazione dei più svariati personaggi, grazie proprio alle maschere. Tra finzione e realtà.
È un mondo in divenire e molteplice. Quello colorato e fantasmagorico di Gucci, in maschera!