Nei libri Harmony, celebre collana di narrativa rosa che dal 1981 ha venduto più di 300 milioni di copie (una l’avrete senz’altro sfogliata), a un certo punto il Lui di turno, coacervo di sensualità ed efficacia erotica, alle prese con una Lei di solito reduce dal Grande Slam dei partner infami, dopo averla convinta con mezzi più o meno leciti a riaprire le danze dell’amore, posa la mano nerboruta e decisa sul suo “ventre piatto”. Non si sa perché né per come, ma questo di lei ventre è sempre stato tale. Non è dato sapere che tipo di alimentazione seguisse la protagonista, se avesse un rapporto disinvolto coi carboidrati, se – visto l’imperversare della moda anni ’80 – si dedicasse a 4 sedute settimanali di lezioni di aerobica di Jane Fonda con scaldamuscoli in lana rosa, ma tant’è.
E forse a causa di queste letture giovanili a tutte noi è rimasto il tarlo della cintura addominale. È sempre troppo qualcosa: voluminosa, grossa, grassa, flaccida, grande e soprattutto gonfia (e si sa che il gonfiore è uno stato dell’anima e non solo intratissutale). Se poi realizziamo che, tra zone rosse e arancioni, siamo arrivate già ad aprile, e che il 70% degli italiani in quest’ultimo anno è ingrassato perché i verbi cucinare, impastare, mantecare e lievitare ne hanno sostituiti altri più variegati, la faccenda si complica. Senz’altro va detto che una pancia piatta è indice di salute molto prima che di bellezza, ma il percorso per ottenerla deve stare lontano dalle ossessioni. Che gli addominali si costruiscono innanzitutto a tavola lo sappiamo, e anche che sfondarsi di crunch per definirli può non essere sufficiente.
Stiamo quindi lontane dalle diete squilibrate, troppo veloci o troppo rigide, perché non fanno perdere i chili: gli ettogrammi spariti si ripresenteranno con parenti e amici aggiuntivi appena saremo autorizzate a riprendere le vecchie abitudini. E ricordate che una postura elegante è fondamentale: petto in fuori, pancia in dentro, spalle basse e testa mai infossata devono diventare il vostro mantra di accompagnamento. Davanti al computer, a tavola, mentre si cucina, mentre si cammina, mentre si vive. E non dimenticate che c’è una cosa contro la quale poco si può fare: la genetica, la conformazione naturale delle nostre curve e delle nostre parallele. Cerchiamo di non combattere battaglie impari e ricordiamoci che la bellezza è sempre in un posto vicino all’intelligenza, come diceva quell’artista meravigliosa che era Carol Rama. Passare alla storia per ciò che diciamo e non per i nostri “eight packs” addominali è un progetto decisamente più salutare.
Geppi Cucciari è attrice, scrittrice e conduttrice. È su Rai3 con Che succ3de? e su Rai Radio 1 con Un giorno da pecora.