Il Paradiso delle Signore 2
Ammettiamolo, mentre guardiamo Il Paradiso delle signore 2 siamo sdraiate sul divano, nella migliore delle ipotesi con tutona o leggings e tanto di calzino felpato (perché si sa che siamo freddolose), eppure non possiamo fare a meno di sognare di fronte ai costumi anni ’50 che caratterizzano i personaggi di questa serie, ambientata a Milano nel 1956 e tratta dal romanzo di Emile Zolà “Au Bonheur des Dames” del 1883. Il discorso è che di quel periodo storico, appena successivo a due Grandi Guerre che avevano lasciato cicatrici profonde, ci manca soprattutto la capacità di guardare con ottimismo alle piccole e grandi cose della vita, tutto era necessario ed ogni cosa, dopo il periodo di grande carestia e povertà, era considerata una ricchezza, compresa la bellezza. Le donne avevano tantissima attenzione per il loro aspetto, anche le meno attraenti ci tenevano a curarsi e a mettere in risalto quello che avevano. C’era una grande cura per i dettagli, trucco e parrucco, ma anche taglio e tessuto degli abiti. Si aveva meno, ma quello che si aveva era decisamente migliore.
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Il Paradiso delle Signore 2 e la nostalgia degli anni ’50
Ed è così che questa serie, giunta alla seconda edizione, ci porta per mano grazie ai suoi personaggi – una tra tutte la bellissima ex Miss Italia Giusy Buscemi e alla perfetta ricostruzione di quegli anni – anche all’importante rivoluzione che avvenne nel mondo della moda. Basti pensare alle icone di quei tempi: Sophia Loren, Virna Lisi, Gina Lollobrigida, Ava Gardner, Anita Ekberg, ancora oggi punti di riferimento di bellezza e sensualità. Dopo anni di digiuno, le donne avevano finalmente la possibilità di mettere su qualche chilo e distribuirlo su corpi burrosi. In quel periodo infatti, la magrezza non andava di moda. Eppure, la seduzione era un’arte sottile, il vedo non vedo, il punto vita segnato, il reggiseno a punta, le labbra dipinte di rosso, le ciglia lunghe, le gonne con lo spacco e i collant con la linea dietro, erano dei piccoli grandi escamotage per sedurre. E se ci pensiamo bene, ancora oggi sono considerati gli strumenti di seduzione per antonomasia. La linea ad A, ma anche ad Y, o ad H, quella a palloncino e quella a pannocchia, possono sembrare termini astrusi, ma sono solo il modo di indicare nuovi modi di vestire la figura femminile, dopo i periodi delle divise da operaie nelle fabbriche.
Perché ci manca la moda anni ’50
5 capi anni ’50 che vorremmo subito nel nostro guardaroba
- una gonna a ruota: che sia a tinta unita o a fiori, vi renderete conto di quanto questo “pezzo” sia immancabile nel vostro vestiaire. Si abbina facilmente, certo necessita di un po’ di tacco se siamo bassine, ma possiamo tranquillamente sdrammatizzarla con un paio di stivali
- i pois: quante volte abbiamo pensato che un tocco di pois avrebbe dato un tocco in più al nostro look? Ebbene, è arrivato il momento di metterlo in pratica. Dalla camicia al foulard, passando per il costume, è la stampa più chic in assoluto (meglio se con pois piccoli)
- il tailleur bonton: ammettiamolo, l’idea del tailleur per noi era associata ormai solo alla laurea o ad un colloquio di lavoro, niente di più sbagliato. Un bel tailleur che metta in evidenza le nostre curve con discrezione è davvero un capo che, dopo i 30, non deve mancare nel nostro guardaroba, purché sia con la gonna a matita e una cintura che esalti il punto vita
- il costume a vita alta: in realtà su questo fronte siamo abbastanza fortunate, in quanto negli ultimi anni i modelli anni ’50 sono diventati di super tendenza
Quando e dove vedere il Paradiso delle Signore
1956. Teresa Iorio lascia la Sicilia e si sposta a Milano, dove trova lavoro come una delle Veneri, le commesse del primo grande magazzino d’Italia: il Paradiso delle Signore. Lì, tra moda, amori, intrighi e amicizie, cercherà di trovare la sua strada, mentre l’Italia si lascia alle spalle la guerra e guarda al futuro.
- Link Il Paradiso delle Signore 1 e 2 su RaiPlay
- Interpreti: Giuseppe Zeno, Giusy Buscemi, Alessandro Tersigni, Christiane Filangeri, Andrea Osvàrt
- Diretta da Giannandrea Pecorelli