Troppo stretti, troppo attillati, troppo provocanti, per questo da bandire, almeno a scuola. A promuovere la “nuova crociata” in tema di outfit e decoro è Maryann White, che ha ingaggiato una vera e propria battaglia contro i leggings, ritenuti troppo sexy per essere indossati nelle aule scolastiche. Lei, madre di quattro figli maschi, è così convinta delle proprie ragioni da aver preso carta e penna, e aver scritto una lettera di protesta alla direzione della scuola (cattolica) frequentata dai suoi ragazzi, per chiedere di vietare i pantaloni elasticizzati.
Apriti cielo! Immediata la reazione di tutte le donne che rivendicano il loro diritto a vestirsi come vogliono. Il risultato è che il caso, partito dal minuscolo paesino di South Bend, nello stato americano dell’Indiana, è rimbalzato grazie ai social in tutto il mondo, diventando virale e dividendo l’opinione pubblica anche da noi.
Nuove femministe contro vecchie morigerate?
Da un lato la folta schiera dei difensori della libertà, parlando di emancipazione femminile in chiave 4.0 (“il guardaroba è mio e me lo gestisco io”, per intenderci). E dal momento che la questione si è trasformata in una moderna “guerra santa”, dove a essere difeso è proprio il diritto di scelta, ecco che sono già stati organizzati il “giorno dell’orgoglio leggings” fissato di martedì e “la giornata della protesta del leggings” organizzata per il mercoledì, con l’obiettivo di portare nelle piazze americane migliaia di ragazze con indosso proprio gli “incriminati” leggings, contro ogni forma di bigottismo oscurantista.
Dall’altra parte ci sono i “moralizzatori” che sostengono che si debba seguire un certo “galateo” nei luoghi di lavoro e a maggior ragione a scuola. Sono coloro che approvano, ad esempio, la messa al bando di jeans a vita troppo bassa, canotte troppo striminzite o trucchi troppo appariscenti per le studentesse, mentre per i colleghi uomini ci si limita a invocare un generico decoro.
Perché critichiamo solo gli abiti delle donne?
Esattamente come accaduto con la minigonna negli anni ’60 o con i jeans il problema sembra più avere a che fare con il guardaroba femminile. E a sfidarsi sono sempre e comunque le donne, divise tra le paladine del diritto di autodeterminazione a qualunque costo e le morigerate pronte a cedere solo in caso di “distinguo” (della serie “i leggings sì, ma solo per chi ha il fisico o età adatti”).
Un guazzabuglio da cui non si esce e dal quale forse gli unici a non essere chiamati in causa direttamente sono proprio gli uomini. Perché se è vero che i leggings possono risultare sexy (oltre che molto comodi) è altrettanto vero che questo non implica che chi li indossa debba essere necessariamente oggetto di apprezzamenti o, peggio, di approcci non graditi. La madre americana forse dovrebbe insegnare a tenere a bada gli effetti delle tempeste ormonali adolescenziali dei suoi figli invece di pensare a cosa indossano le loro compagne.