Mentre stai comodamente distesa sul lettino in riva al mare ti godi il sole e ti abbronzi. Sei tranquilla. Hai spalmato la crema su ogni centimetro quadrato di pelle: una formula ad ampio spettro contro UVA e UVB, con SPF 50, il più alto. Ma se pensi così di proteggere al meglio il tuo patrimonio giovinezza, ti devi ricredere subito.
Secondo le ultime ricerche, infatti, non è abbastanza.
Gli ultravioletti compongono solo il 10 per cento dello spettro solare, mentre il restante 90 per cento è formato da infrarossi e luce visibile, due tipi di radiazioni non proprio innocue per la pelle. La conferma arriva da uno studio pubblicato qualche anno sulla rivista Journal of Investigative Dermatology che mette sotto accusa gli infrarossi: accelerano la formazione di radicali liberi, favoriscono la disidratazione cutanea e alterano le fibre di collagene ed elastina. Che per te significa rughe, macchie e pelle secca.
In 7 domande ti spieghiamo come difenderti.
Quella bella sensazione di tepore che si prova in riva al mare fa davvero male?
Non esattamente. «Il caldo riattiva la circolazione e il metabolismo cellulare, questi raggi assorbiti in minima parte fanno anche bene» dice Giovanni Leone, specialista in fotodermatologia. «Ma durante le esposizioni prolungate e continuate gli infrarossi potrebbero danneggiare i vasi sanguigni e favorire la comparsa di capillari». Anche perché a differenza di forni e asciugacapelli che emettono solo infrarossi lunghi, il sole emette anche quelli corti (infrarossi A) che sono anche i più dannosi.
Il fototipo 1, ovvero la persona con pelle e capelli chiari, è più esposta a questi raggi?
«No, gli infrarossi non vengono schermati dalla melanina, sono per così dire democratici, si comportano allo stesso modo su tutti i tipi di pelle: che sia scura oppure molto chiara e delicata» avvisa lo specialista.
Ma ci sono soggetti più a rischio?
«I soggetti più deboli in questo caso sono quelli che soffrono di fragilità capillare, soprattutto per l’azione negativa che queste radiazioni hanno a livello del microcircolo e chi ha problemi di vene varicose».
Stare sotto l’ombrellone aiuta?
«Purtroppo no» dice Leone. «Questi raggi termici sono in grado di oltrepassare quasi tutti i tipi di tessuto».
Che cosa possiamo fare per annullare gli effetti negativi di questi raggi?
I filtri chimici con gli infrarossi non funzionano. Qualcosa sembrano fare quelli fisici che creando una vera e propria barriera, ne respingono una parte. La novità? Quelli a base di polvere di rubino abbinati a microsfere di vetro: funzionano da micro specchi in grado di riflettere tutto lo spettro solare, sembra infrarossi compresi. Ma per stare davvero tranquilli è importante controllare la formazione di nuovi radicali liberi neutralizzando quelli indotti dallo spettro solare. Strategia messa in atto da molti brand cosmetici che ques’anno hanno inserito nelle formule dei solari sostanze dall’elevato potere antiossidante.
Gli integratori possono essere d’aiuto?
«Assolutamente sì, perché rinforzano le difese dall’interno» dice lo specialista. L’ideale è assumere anche un integratore specifico a base di antiossidanti moderni» suggerisce Leone. «Bene i mix che racchiudono licopene, astaxantina (il più potente anti-ox trovato in natura), estratti di tè verde e polifenoli». Attenzione, però, perché siano efficaci vanno assunti almeno un mese prima di partire e durante tutto il periodo di esposizione».
Come scegliere il prodotto giusto?
Il numero che trovi sul pack (SPF o IP) indica solo la protezione UVB e ti consente di prolungare la permanenza al sole senza scottarti. Quella UVA è indicata da asterischi o crocette che vanno da 1 a 4 (e ti protegge in parte dal photoaging). Per quanto riguarda gli IR non c’è ancora una normativa europea che ne assicuri l’efficacia, in ogni caso è importante controllare che sulla confezione ci sia la dicitura “infrarossi” che conferma l’aggiunta di speciali sostanze antiossidanti all’interno della formula.