Mai sentito parlare di Karen? No, non è una persona reale, ma potrebbe esserti capitato di intercettare sui social immagini o battute che ne parlano. Ma chi è questa Karen? Intanto, meglio specificare subito che non esiste. È infatti uno dei tanti “soprannomi”, mutuati dal linguaggio comune, molto usati su internet, una specie di personaggio immaginario protagonista di “meme” che hanno lo scopo di far ridere. Karen è comparsa per la prima su Twitter nel 2014 e rappresenta lo stereotipo della donna bianca e americana di mezza età, una con molte pretese ma troppo spesso un po’ ignorante.
Ha un taglio di capelli corto non proprio alla moda e si fa riconoscere soprattutto quando è in pubblico, perché è poco paziente e vuole essere servita sempre per prima ovunque vada. La sua frase tipica è «Posso parlare con il tuo capo?», intesa in senso spregiativo verso il lavoratore che ha di fronte. Ma perché si parla tanto di un personaggio così grottesco? E soprattutto, come ha fatto a scavalcare gli angoli più remoti di internet e raggiungere anche chi di meme ne capisce poco o non se ne interessa? Proviamo a raccontartelo.
Karen è il meme americano della pandemia
A decretare l’insperato successo di Karen (che è un nome molto popolare tra le donne bianche) è stato nientemeno che il coronavirus, quando alcuni esemplari di Karen, questa volta reali, sono diventate virali a causa di comportamenti che sono stati condannati come superficiali, pericolosi e ignoranti. È il caso della sindaca di Las Vegas, Carolyn Goodman, che qualche settimana fa chiedeva la riapertura dei casinò della sua città in un’intervista televisiva, mettendo in discussione la validità delle restrizioni. Neanche a dirlo, è stata sconfessata dalle autorità sanitarie e massacrata sui social, che l’hanno eletta subito “una Karen in carne e ossa”. Poi c’è stata la signora Diane che, in Pennsylvania, ha pensato bene di unirsi ai gruppi che contestavano la quarantena imposta dal governo al grido di «Sapete cosa dico alla vostra scienza? Che io non credo nella scienza!»: anche lei è stata subito ribattezzata un altro esemplare di Karen, sebbene il nome all’anagrafe sia un altro. Ma Karen, appunto, è più una filosofia di vita.
Nel bel mezzo della pandemia, “Karen” è diventato così l’appellativo da affibbiare a quella minoranza di donne bianche tra i 50 e 60 anni che si sono fatte riconoscere pubblicamente per essersi opposte al distanziamento sociale e agli ordini di quarantena, per ignoranza o per spietato interesse personale. È l’ultima evoluzione di un meme di vecchia data, che già l’anno scorso il New York Times aveva descritto come «le poliziotte di ogni comportamento umano», usando l’esempio di una donna bianca di periferia che aveva chiamato la polizia solo perché era infastidita dalla festa in piscina di alcuni bambini afroamericani. Spesso le Karen sono anche contrarie ai vaccini, scrive Kaitlyn Tiffany sull’Atlantic, e «sono ossessionate dalle tendenze più banali, parlano a voce alta e in genere sono piuttosto sicure di sé». Insomma, signore un po’ tronfie, diremmo noi.
C’è anche la versione maschile: il teenager Kyle
Come racconta Elle Hunt sul Guardian, alcuni hanno fatto notare che, nonostante Karen sia tutt’altro che simpatica, il fatto che la si prenda così in giro potrebbe risultare un po’ sessista, soprattutto in quest’ultimo periodo, quasi fosse lei l’unica scettica nei confronti delle misure anti coronavirus (purtroppo sono molti di più).
In realtà, esiste anche un altro personaggio immaginario, questa volta maschile, che ha molto in comune con Karen: sarebbe “Kyle”, un adolescente bianco arrabbiato e aggressivo, ama moltissimo le bevande energetiche di Monster, il deodorante Axe e dare pugni al muro. «Karen potrebbe essere la mamma di Kyle, ma non hanno un ottimo rapporto», spiega Hunt. Per ora, però, Karen rimane molto più popolare. Sempre secondo l’Atlantic, però, c’è qualcuno che si merita l’appellativo di Karen più di qualsiasi antipatica signora di periferia: Donald Trump, definito da David A. Graham “la Karen al comando”.