Per fare la rivoluzione non serve agitarsi, ma occorre sempre avere un piano. Kate Middleton – o come nessuno dice mai, fuori dai comunicati di Buckingham Palace, Catherine duchessa di Cambridge – festeggia 40 anni, il 9 gennaio, con una certezza: il suo piano è perfettamente riuscito. La prova è nel nome. Nonostante sia titolata da oltre un decennio, quando la gente parla di lei o la cerca su Google, il riferimento è ancora il diminutivo dei tempi della scuola, e il cognome quello da ragazza. Mica male per una che è famosa in quanto moglie. E se per un attimo ipotizziamo che la posizione cui aspira, quella di regina consorte d’Inghilterra, sia un risultato ottenibile per merito e non in virtù di opportune nozze, allora risulta evidente: Kate è una professionista. Maneggiando con cura i meccanismi della monarchia, ha saputo costruire uno spazio fatto a forma delle sue ambizioni, ed è riuscita a cambiare regole, equilibri e consuetudini senza averne l’aria (quasi) mai.
Verso Buckingham Palace
All’inizio c’è il processo di selezione. Tutte le fanciulle del regno, ovviamente, vogliono sposare l’occhiazzurrato primogenito di Diana. Molte, soprattutto tra le titolari di cognomi multipli e cospicui patrimoni, provano a pilotare il destino frequentando gli ambienti giusti. Solo la borghesissima Kate ci riesce: presto – al secondo anno di università alla St.Andrews – e per sempre.
E pure se va riconosciuto alla mamma Carole, ex hostess e imprenditrice di successo, un ruolo essenziale nella logistica di avvicinamento, tocca a Kate sopportare per 7 anni – quanto dura il fidanzamento non ufficiale – le pressioni della stampa e le maldicenze dell’aristocrazia. Senza contare le intemperanze di William, che a un certo punto la molla addirittura. Così Kate può dar prova del suo più formidabile talento: la tigna quieta. Dopo neanche 3 mesi tornano nella stessa inquadratura al concerto per i 10 anni dalla morte di Diana: un riconoscimento indubitabile. La regina Elisabetta approva, e dopo la laurea i ragazzi possono sperimentare un’inaudita convivenza.
La determinazione di Kate
Sotto l’apparenza soave, Kate coltiva assoluta determinazione. Sa scegliere gli obiettivi cruciali, e sa realizzarli. Al suo matrimonio, nel 2011, l’ospite più fotografata è la sorella Pippa, anche grazie a un abito donante sotto ogni profilo: è la scheggia di gossip di cui c’è bisogno per consolidare la rilevanza narrativa della famiglia d’origine. Si dice che William chiami il suocero «papà», e abbia trovato a casa Middleton – un maniero nelle campagne del Berkshire – quella dimensione familiare, fatta di legami stretti e lusso rilassato, che sognava da bambino.
Le tre gravidanze di Kate
Quando nel 2013 nasce George, nessuno può mettere i nonni materni in un angolo: sono i primi a presentarsi in visita. E la dinamica si ripete pressoché identica con Charlotte (2015) e con Louis (2018), tanto che dai quartieri del principe Carlo trapela un certo malcontento. Ma non cambia lo stato di fatto: Carole è la nonna reggente. Persino le feste di Natale vengono gestite con discreta ma progressiva autonomia: un volta si va dalla regina a Sandringham, una volta si va dai Middleton nel Berkshire (e talvolta si resta a casa, come distanziamento pandemico comanda). Non è sempre facile mantenersi in equilibrio tra affetti intimi e doveri dinastici – né tra il legittimo desiderio di privacy e la necessità di mostrare al mondo una precisa idea di famiglia – ma se c’è una cosa che Kate sa fare bene è camminare sul filo. Coi tacchi.
Le tre gravidanze sono lo snodo decisivo del suo percorso professionale. E a posteriori è facile capire come il voler crescere figli (ragionevolmente) equilibrati sia da considerare parte integrante del suo apprendistato. Mentre i tabloid criticano la scarsità degli impegni pubblici chiamandola “Duchess of DoLittle” – duchessa del far niente – e sottolineano la sua inadeguatezza persino nel tenere a bada gli orli delle gonne, Kate mette in scena una rappresentazione portentosa di maternità. Il corpo afflitto da iperemesi gravidica nascosto nel primo trimestre, poi la pancia smagliante sotto variopinti cappottini di rappresentanza, infine il parto: condiviso ogni volta con grazia olimpica.
Mentre i tabloid criticano la scarsità degli impegni pubblici chiamandola “duchessa del far niente”, Kate Middleton mette in scena una rappresentazione portentosa di maternità
Scrive la giornalista Eva Grippa, autrice di Kate – Luci e ombre della futura regina (in libreria per De Agostini dall’11 gennaio): «Essere una madre di successo e consegnare tre eredi al trono britannico ha fatto di Kate una donna molto più sicura su ciò che vuole fare e dove vuole andare. La forza acquisita dal successo privato le ha dato anche la fiducia necessaria ad affrontare il suo ruolo pubblico». Io non sono sicura che prima non ne avesse, di certo adesso lo sanno anche i suoi sudditi.
Kate a 40 anni
Kate a 40 anni – nel Regno Unito spezzato dalla Brexit, turbato dai rancori di Meghan e Harry, annichilito dal Covid – è un’ipoteca rassicurante sul futuro. È un’ambasciatrice capace: come Elisabetta non si lamenta e non dà spiegazioni, ma usa il guardaroba per mandare messaggi. È la futura regina della porta accanto: durante il lockdown applaude medici e infermieri, con marito e figli in armonia cromatica. È appassionata di fotografia, quindi raccoglie immagini struggenti di pandemia quotidiana per farne una mostra, un libro – Hold Still. A portrait of our Nation in 2020 – e una serie di conversazioni sui social network.
Come Elisabetta, Kate è una capace ambasciatrice: durante il lockdown applaude medici e infermieri, con marito e figli in armonia cromatica
È la classica ragazza inglese cresciuta all’aria aperta, sportivissima, assai competitiva. È una donna ferita insieme a migliaia di altre donne ferite alla veglia per Sarah Everard Clapham, uccisa il 4 marzo 2021 a Londra mentre tornava a casa. È la moglie attenta che al funerale del principe Filippo inventa un pretesto per far parlare William col fuggitivo Harry, preferibilmente a favore di telecamera. È una studiosa che dopo anni di esperienze, incontri e progetti, lancia la Royal Foundation Centre For Early Childhood per coordinare le ricerche sulla prima infanzia, e imprimere un segno concreto sulla società. È l’Altezza Reale che organizza il concerto di Natale a Westminster, e tutti i cugini Windsor intorno a renderle omaggio. È come noi, è meglio di noi, è diversa da noi. Ed è comunque sempre Kate.