C’è una nuova tendenza nel mondo delle composizioni floreali. Si chiama kukido, arriva dal Giappone e, come accade con tutte le arti nate sotto il Sol Levante, ha un fascino particolare. Il floral designer che l’ha inventata è Yuichi Tamaru. «L’ho chiamata kukido perché nella mia lingua significa la “via dello stelo”. Mettendo in piedi quelli dei fiori, come se fossero delle gambe, riconosco la loro singolarità e la forza della natura che li ha temprati» spiega. «Il vaso dove appoggiarli è poco importante, basta un vassoio alto pochi centimenti per ottenere un bel risultato. I rami si incrociano sotto il bocciolo, creando architetture verdi dove gli elementi floreali si sostengono a vicenda».

Il risultato è sorprendente, pur nella sua semplicità. Per capire questa nuova arte, occorre sapere a cosa si ispira.

Kukido, tre i principi da seguire

Esprimere la vita così com’è, apprezzare la natura in tutte le sue forme, onorare il selvaggio. Sono questi i pilastri della filosofia che ha ispirato il floral designer giapponese. In base al primo di questi principi, Tamaru utilizza solo fiori e piante coltivati in modo biologico o da piccoli produttori di prossimità e preferisce collaborare con chi condivide la sua stessa visione.

Come ha fatto recentemente, contribuendo all’allestimento dello Spazio Pianca a Torino, un negozio di mobili di ecodesign all’interno di Green Pea, il più grande centro commerciale italiano di prodotti biologici e sostenibili. «Per esprimere la vita delle piante nella sua interezza, metto in mostra tutte le parti del fiore e degli steli, comprese quelle danneggiate o appassite, che sono belle anche quando sfioriscono, se valorizzate nel modo giusto» continua il designer. «Infine, dò spazio a specie selvatiche e autoctone, piuttosto che a piante o fiori che vengono da lontano. Gli affascinanti protagonisti dei miei kukido preferiti sono i fiori di campo, come l’achillea, ma anche i tralci di more con i frutti quasi maturi e persino i rami di alcuni cespugli, come la nandina domestica».

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– Creazioni floreali realizzati secondo l’arte del kukido

Credits: Green Wise Italy

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Bouquet naturali e sostenibili

Nell’approccio del floral designer si fondono la tradizione orientale, che Tamaru ha assorbito dalla sua famiglia, vivaisti da oltre cento anni, ma anche l’aspirazione alla sostenibilità che è tipica del Terzo millennio. «I bouquet tradizionali» precisa «hanno fiori e rami perfetti, ma per coltivarli si fa un uso massiccio di pesticidi in gran parte chimici, che distruggono a poco a poco l’ambiente. Un fiore è bello anche con i suoi difetti. In natura la perfezione esiste ma dura solo un istante, poi boccioli e foglie appassiscono senza perdere la loro unicità. Con il kukido celebro questo tipo di bellezza, naturale e rispettosa dell’ambiente».

Dall’Oriente all’Occidente

In Giappone Yuichi Tamaru ha già fatto molti proseliti, tanto che ha vinto il prestigioso premio The good design award. Così ha deciso di fare conoscere la sua arte anche da noi e come primo Paese ha scelto proprio l’Italia, dove ha una sede a Milano. «Collaboro con note aziende di design e ho scritto anche una piccola enciclopedia per dare spunti su fiori e rami da utilizzare nelle varie stagioni e fare i kukido più svariati e spettacolari».

Kukido: dove imparare e trovare i materiali

La base italiana di Yuichi Tamaru è lo showroom a Milano, in via Palermo 5. Qui non commercializza solo le sue composizioni, ma organizza anche corsi in presenza, un’attività che in questo periodo è ostacolata dal Covid ma riprenderà appena possibile. Se vuoi sapere le ultime news e conoscere sempre meglio il kukido, non perdere di vista il sito web greenwiseitaly.com. Puoi anche fare acquisti nello shop online, dove trovi vassoi ad hoc e altri accessori utili.

TRA BACCHE E CESPUGLI
● In pieno inverno, puoi fare bellissimi kukido con i rami di alcuni cespugli
sempreverdi.

● La nandina domestica è uno dei più comuni, che trovi anche nei parchi cittadini perché è super resistente. Adesso è particolarmente bello, grazie
alle sue bacche rosse e agli apici rosati e ha rami dritti e facili da intrecciare.

● Il cotoneaster è un cespuglio invernale con splendide bacche rosse. Con i suoi rami curvi realizzi composizioni molto interessanti, ma non è facilissimo tenerli in equilibrio.

● Puoi anche usare le aromatiche, come l’alloro con i suoi steli rigidi e le foglie lucide.

● Le possibilità sono infinite e Tamaru usa anche rami e fiori secchi, che non richiedono acqua nella ciotola. Su Instagram @greenwiseitaly è un’ottima fonte di ispirazione.

METTITI ALLA PROVA CON LA TUA PRIMA CREAZIONE

Kukido fiori
Credits: Svetlana Shikhova

Fra le floral designer che sono state conquistate dal kukido spicca Svetlana Shikhova (svetashikhova.com), moscovita di nascita ma italiana d’adozione. «Mi sono innamorata subito della bellezza di questa disciplina e ho sposato la filosofia che la ispira» dice. «Per le mie composizioni uso fiori semplici, perché voglio creare un’atmosfera il più possibile naturale». Come nel mazzo della foto in basso, composto con dalie, girasoli evening sun e un ramo di abuliton. Il segreto è osservare attentamente ogni esemplare e immaginare il modo migliore per valorizzarne la forma. Ecco da dove partire.

Come prima cosa ti serve un vassoio profondo almeno 2 centimetri: quelli appositi hanno il fondo ruvido, che impedisce ai gambi di scivolare.
I fiori più facili per chi comincia, come insegna il maestro Tamaru, hanno i gambi lunghi e dritti, come nel caso del narciso. ma vanno bene anche i fiori con gli steli semi morbidi: il tulipano, per esempio, è molto evocativo. La specie preferita di Svetlana Shikhova è l’ortensia, a fiore piccolo, anche perché dura a lungo ed è ancora affascinante quando appassisce.
Parti con tre fiori e prova a intrecciarli. Tieni conto che serve un po’ di pazienza per riuscire a farli stare in equilibrio.
Quando hai trovato la posizione giusta, fissali con un filo d’erba, della rafia o un’altra corda: le più belle sono quelle naturali.
Poi metti l’acqua lentamente nel contenitore.
La posizione migliore per il kukido è dove c’è una bella luce, ma non il sole diretto. La composizione non va messa accanto a una fonte di calore. Aggiungi l’acqua man mano che evapora.