Conosciuta come ‘La principessa del popolo’, Lady Diana è stata una vera icona del secolo scorso. Amatissima da tutti, è stata la prima reale britannica a svelarsi davanti ai riflettori e a mostrare anche i lati più oscuri e nascosti della monarchia inglese. Oggi si ricordano i 26 anni dalla sua scomparsa, causata da un incidente stradale a Parigi.
Lady Diana matrimonio
Era il 28 luglio del 1981 quando Diana Spencer, giovane e bellissima 20enne, sposò il principe del Galles, Carlo, figlio della regina Elisabetta ed erede al trono britannico. Il matrimonio reale, svoltosi nella Cattedrale di Saint Paul a Londra con oltre 3.500 invitati, venne trasmesso dalle televisioni di tutto il mondo. Diana, avvolta da un abito bianco con oltre 7 metri di strascico, incantò il mondo intero. Il matrimonio con Carlo, però, com’è risaputo, non fu un’unione felice, nonostante la gioia per la nascita dei due figli, William ed Harry. Già quattro anni dopo il fatidico ‘sì’ la coppia era ormai sulla soglia della separazione, a causa di reciproci tradimenti e dell’amore per Carlo nei confronti di quella che poi è diventata la sua seconda moglie, Camilla Parker-Bowles (oggi regina del Regno Unito). La separazione tra Carlo e Diana venne ufficializzata nel 1992 e nel 1993 la principessa annunciò il suo ritiro dalla vita pubblica reale.
Lady Diana compagno
Le relazioni della principessa Diana furono più d’una, alcune ammesse da lei stessa. Nel 1997, però, conobbe Dodi Al-Fayed, figlio dell’imprenditore egiziano, Mohamed Al-Fayed, proprietario della catena Harrod’s. Gli scatti dei due fecero il giro del mondo. Lui infatti la invitò a trascorrere le vacanze estive insieme e lei, dopo alcune iniziali titubanze, accettò e trascorse con Dodi Al-Fayed piacevoli giornate nella sua villa in Francia e sul suo yacht di 60 metri acquistato appositamente per l’occasione.
Lady Diana incidente
Nessuno dei due sapeva che quella sarebbe stata la loro ultima vacanza. Era il 31 agosto del 1997 quando Lady Diana e il magnate egiziano persero la vita a causa di un incidente stradale nel tunnel di Ponte de l’Alma a Parigi; oltre a loro, morì anche l’autista Henri Paul. I due amanti avevano trascorso una notte all’Hotel Ritz, di proprietà della famiglia Al-Fayed. Quando uscirono dall’albergo furono assaliti dai paparazzi, che li inseguirono a folle velocità per le strade parigine. Il conducente, nel tentativo di seminarli, perse il controllo dell’auto e si schiantò contro uno dei pilastri della galleria. Negli anni sono state parecchie le teorie complottistiche circolate a proposito della morte dei due, secondo alcuni architettata dalla famiglia reale. Ipotesi mai provate, certo, ma è pur vero che a 26 dalla morte di Lady D il mistero su quell’incidente è ancora fitto.
Lady Diana, la principessa del popolo
Un personaggio mainstream, conosciuto e amato da tutti. Lady Diana lo era senza dubbio, quando questo termine non era neppure stato inventato. Oggi si ricordano i 26 anni da quell’istante tragico in cui la Mercedes su cui viaggiavano la principessa del Galles e Dodi Al-Fayed si schiantò contro un pilone del tunnel dell’Alma, a Parigi. Un momento “storico”: ci ricordiamo tutti dove eravamo quel giorno e anche se ormai è passato più di un quarto di secolo ancora parliamo tanto di lei.
Perché Lady Diana era unica, un’anticipatrice e una role model ante litteram. Non c’è nulla tra le celebrities contemporanee che lei non avesse già detto, fatto o indossato. «Per la monarchia inglese esiste un prima e un dopo Diana, perché niente è stato più lo stesso dopo di lei» nota Lavinia Orefici, giornalista esperta di reali e autrice del libro Diana. La principessa del popolo (Piemme). «Non solo: la sua forza dirompente ha scardinato le regole del gioco tra vip e gente comune. L’effetto Diana, come dicono gli inglesi, è stato fortissimo ed è ancora realtà».
È stata la prima principessa empatica e umana
Lady Diana è stata la prima principessa empatica e umana, con quegli occhi tristi e il capo inclinato che sembrava incapace di reggere la solitudine che l’ha accompagnata fin dall’infanzia. Ha ammesso in tv i problemi di bulimia e le insicurezze come moglie come nessuno aveva mai osato. Ha mostrato le sue fragilità, una mossa poco apprezzata a Buckingham Palace. «Ma la gente la adorava proprio per questo motivo. Come ha detto il fratello Charles nell’elogio funebre: il mondo l’ha amata per la sua vulnerabilità, perché la sentiva vicina» spiega l’esperta.
Una principessa “vera”
Era vera più che mai Diana, così lontana dall’ideale di perfezione in voga in quegli anni. Anzi, i tanti libri a lei dedicati entrano tra le pieghe di un carattere complesso, di una donna spesso capricciosa e autolesionista, pronta a vedere nemici e intrighi a ogni angolo, anche quando non c’erano, ma dolcissima e molto presente con i figli William e Harry. «Lady D seguiva il cuore e non il protocollo: ha umanizzato la monarchia, una mossa quanto mai preziosa» prosegue Lavinia Orefici. Nei giorni dopo la sua morte l’apprezzamento di Diana tra i sudditi toccava il 90%, mentre la corona si fermava al 48%. Era ai minimi storici, perché gli inglesi la ritenevano troppo fredda e distante. Ma i Windsor hanno imparato quella lezione e oggi William e Kate fanno convivere splendidamente empatia e regole».
Una confessione estorta con l’inganno
Oggi, forse, la principessa del Galles sarebbe la regina dei social. Ha acconsentito al primo matrimonio reale in mondovisione, che ha tenuto incollati alla tv 750 milioni di persone. Si mostrava sempre nel modo giusto a fotografi e giornalisti e le sue interviste facevano il botto. Come quella rilasciata alla BBC nel 1995 in cui racconta del suo matrimonio “troppo affollato”, con Camilla Parker Bowles sempre presente nel cuore (e non solo) di Carlo.
Oggi sappiamo che quei 54 minuti di confessione sono stati estorti con l’inganno dall’emittente britannica, che convinse Lady D di un fantomatico complotto ai suoi danni e di un presunto tradimento del marito con la tata dei figli, eppure le sue parole e il suo volto sono entrati nel mito. «Ogni frase arrivava dritta a chi l’ascoltava» analizza la giornalista. «Era energica e coinvolgente, spontanea e calorosa con le persone tanto da meritarsi proprio il titolo di principessa del popolo. È stata la prima reale ad abbassarsi per chiacchierare con i bambini, per mettersi alla loro altezza, e a guardare negli occhi la gente. Dietro questo atteggiamento si nascondeva tanta preparazione. Diana studiava ogni singolo giornale che le dedicava articoli, analizzava come parlavano di lei e come migliorare la sua reputazione e intratteneva buoni rapporti con reporter e fotografi per avere pubblicità positiva».
Lady Diana ha inventato lo street style
Lo street style? L’ha inventato Diana, che indossava con orgoglio i jeans negli stivali e il berretto da baseball. L’athleisure? Sempre lei, con ciclisti, sneaker e calzino di spugna bianco. E la lista potrebbe continuare all’infinito, dai blazer strutturati ora adorati da Jlo e Lady Gaga fino agli accostamenti audaci, come il completo viola e rosso sfoggiato per visitare il Taj Mahal.
«Lo stile della principessa si è evoluto con lei» spiega Lavinia Orefici. «È entrata nella famiglia reale con un look low profile, ma subito ci ha messo la sua impronta, puntando su colori e fantasie inusuali. E poi ha cominciato a mandare messaggi con il suo abbigliamento: con il Travolta dress, messo per un ballo con l’attore alla Casa Bianca, ha raccontato di essere indipendente dall’etichetta e con il Revenge dress, di chiffon nero e con le spalle scoperte, ha attirato l’attenzione di tutti proprio la sera in cui Carlo ammetteva il suo tradimento, diventando una perfetta metafora di rivalsa. Poi, negli anni Novanta, ecco l’incontro con Gianni Versace, allora lo stilista più famoso del mondo, che la rende sexy e immortale».
Una principessa trendy
Tutto quello che Diana ha toccato è diventato trendy. E succede ancora. La prova? Un suo maglioncino rosso con le pecorelle bianche e nere (molto kitsch) è stato rimesso in produzione nel 2021 da un giovane brand americano ed è andato letteralmente a ruba.
Lady Diana e la solidarietà
I Windsor, così come tutte le dinastie reali, hanno sempre fatto beneficenza, ma Diana ha sparigliato le carte anche qui. «Non si limitava alle classiche e sporadiche visite in scuole e orfanotrofi ma sceglieva con cura le cause più importanti, di strettissima attualità. Tutti abbiamo in mente lei che stringe le mani ai malati di Aids, quando il mondo intero li trattava come lebbrosi, o il rapporto speciale che aveva con Madre Teresa di Calcutta» commenta Lavinia Orefici. «Oppure, ancora, la principessa che attraversa un campo di battaglia in Angola per dire no all’uso delle mine antiuomo e fa conquistare il Nobel per la pace al movimento che si occupava di quella campagna. Ogni visita, ogni azione, era fatta con il cuore e con un’attenzione unica, come quando indossava abiti in velluto se incontrava persone cieche per trasmettere loro calore e morbidezza. E ci credeva davvero perché sentiva affinità con gli ultimi del mondo visto che, anche nel suo castello dorato, lei rimaneva un’outsider, in grado di capire sofferenze e tristezza».