Tre sciarpe, quattro berretti, un coprispalle, un poncho e un maglioncino in arrivo. Vado molto fiera della mia produzione di maglia, perché fino a quattro mesi fa non sapevo neanche come impugnare i ferri e adesso, invece, il punto nocciolina e la costa inglese non hanno più segreti per me. Il bello è che ho fatto tutto da sola: a ispirarmi è stata Annika, la au-pair tedesca che ho ospitato lo scorso novembre. Con i suoi 27 anni di allegria e bellezza, ogni due per tre si sedeva in poltrona a sferruzzare: la sera per rilassarsi davanti alla tv, al pomeriggio per isolarsi dal caos dei miei bambini, al mattino per ricaricarsi qualche minuto durante le pause dallo studio. Una rivelazione per me, che vedevo la maglia come un passatempo agée o, al massimo, un vezzo da star.
Mi sono affidata ai tutorial di YouTube
Mi sono incuriosita, mi sarebbe piaciuto provare. Ma Annika ripartiva e così mi sono affidata a YouTube. Sui tutorial “pane al pane” dell’Angolo creatività di Enza (76mila iscritti), ho imparato a impostare i lavori con le misure giuste, avviare e chiudere le maglie, eseguire punti semplici e lanciarmi dalle sciarpe (tutte dritte, difficile fare disastri) ai berretti, con tanto di bordo elastico e pompon. Ho cominciato con ferri grossi, numero 7, e punti semplici, dritto e rovescio: così facili che ho potuto allenarmi anche guardando la tv perché le mani a un certo punto cominciano ad andare da sole. Dopo un mese sperimentavo già i ferri numero 2 e i filati sottili per maglie più fitte e leggere. Durante i mesi invernali, nella seconda tornata di lockdown, fare la maglia mi ha salvata perché l’attività manuale ha rimpiazzato la smania di andare, fare, organizzare. E, nello stesso tempo, mi ha permesso di rilassarmi senza però la sensazione, per me fastidiosa, di non fare nulla.
Le motivazioni dietro la tendenza del lavoro a maglia
Non devo, però, essere la sola ad aver sperimentato questi vantaggi durante il lockdown. Come testimonia l’aumento delle vendite di filati: ad aprile 2020 l’e-shop weareknitters.it ha segnato il +300%, stessi numeri per bettaknit.it. Sono due dei portali più frequentati dagli appassionati come me: vendono kit per i principianti con ferri, schemi di lavoro e lana per ogni grado di difficoltà, propongono modelli scaricabili semplici e gratuiti con spiegazioni chiare, tutorial efficaci su YouTube e foto ispirazionali su Instagram.
Ma non è solo una questione di fai-da-te, basta scorrere i messaggi sui loro social per capirlo. I vantaggi sono soprattutto emotivi, come certifica anche uno studio della Harvard Medical School: la ritualità e la ripetitività dei gesti, oltre a prevenire artriti alle articolazioni delle mani, producono lo stesso effetto delle posizioni yoga perché rilasciano serotonina e hanno un potere calmante tanto che, durante il lavoro a maglia, il cuore rallenta di 11 battiti al minuto.
Ecco perché non mi pesa neanche disfare e rifare alla Penelope quando combino pasticci (sì, ammetto che il poncho era destinato a essere un maglioncino con un girocollo ancora troppo complicato per me). Il vantaggio rispetto alle altre forme di relax è che in più ti ritrovi a realizzare cose utili e carine. Come la sciarpa e il berretto color “criniera di unicorno” che ho fatto per la mia piccola e quelli grigio antracite per il grande: piacciono così tanto che li indossano senza fare storie (per un costo totale di 10 euro e zero impatto ambientale).
Quant’è bello scegliere i gomitoli!
Ma c’è un altro aspetto piacevole in tutta questa storia della maglia: scegliere i gomitoli. Trovarsi davanti a quegli scaffali pieni di nuvolette pelusciose, morbidi cachemire e mohair e intrecci mélange e pastello procura la stessa euforia che si prova davanti alla scelta di scarpe e borse. Certo, la buona lana e il cotone costano, soprattutto se sono di provenienza etica e bio (cerca in etichetta la certificazione Gots e controlla le istruzioni di lavaggio). Ma in questo periodo puoi approfittare delle svendite di fine stagione.
Se non trovi negozi dedicati o mercerie fornite dove abiti, fai un giro online, su coloridilana.it e katia.com. Oppure su Raverly.com, il social internazionale delle patite di maglia: se cerchi per Paese non trovi solo appassionate di lunga data che devono fare spazio nei bauli (sì, confermo che i gomitoli possono diventare una mania compulsiva) ma anche gruppi di knitters vicini a te. Perché se lavorare a maglia è piacevole, condividere questa passione lo è ancora di più.
Se sei già appassionata
Sui social: su Instagram, con l’hashtag #knitstagram, trovi tante fonti di ispirazione. Come @1000wave della knitter giapponese Mori Chinami, che fa indossare le sue creazioni coloratissime alla nonna ultra 90enne, e l’americana “GG the iconic orange lady” che ha fatto della maglia un movimento di liberazione dagli stereotipi.
Su Zoom: su woolcrossing.it trovi il calendario e i link per seguire i KAL: l’acronimo sta per Knitting along e indica gruppi di knitter che sferruzzano insieme online.
In libreria: Sul filo di lana di Loretta Napoleoni (Mondadori) racconta la storia e il significato storico e politico del lavorare a maglia. Dai codici segreti intrecciati nelle coperte durante la Seconda guerra mondiale al messaggio di rifiuto delle magliaie sessantottine contro l’omologazione e il consumismo.