Il childfree sta prendendo piede anche in Italia. All’hotel Das Badl di Caldaro al Lago, in provincia di Bolzano, “le camere sono studiate su misura per le coppie e si accettano minori solo dai 14 anni in su”. E insistere, al telefono, non serve. “Niente bambini”, nemmeno se si giura che staranno buoni e tranquilli. La residenza Villa Magnolia di Carovigno, vicino a Brindisi, “non è adatta per famiglie con bimbi piccoli”, come si legge nel sito con le informazioni per i potenziali clienti. Alla Tenuta Giardini di Bibbona, nel livornese, porte chiuse per gli under 11. E via elencando.
Quanti sono i childfree?
In Europa i ristoranti e alberghi no kids sono già oltre 400. Il portale tedesco urlaub-ohnekinder.info elenca 20 alberghi italiani off limits per i più piccoli e cercando in rete se ne trovano altri. Si tratta di strutture ricettive che non consentono l’ingresso a bambini e ragazzini, in nome della tranquillità e del relax degli adulti. La formula, a giudicare dai commenti leggibili sul web, piace. Le richieste non mancano. Anche i turisti stranieri apprezzano. Ma è consentito e legale – se lo chiedono genitori e nonni – rifiutare di ospitare bimbi e preadolescenti? La stessa domanda si pone per ristoranti, pizzerie, bar e, in generale, per tutti quelli che si chiamano esercizi pubblici. Il childfree è lecito? La risposta prevalente, se si va oltre proprietari e gestori, è no, seppur con qualche distinguo.
È legale rifiutare i bambini?
“Non accettare famiglie con bambini al seguito non è legale” spiega il presidente dell’Unione albergatori dell’Alto Adige, l’ex senatore Manfred Pinzger. «Ma c’è una grande richiesta di strutture riservate agli adulti e ogni imprenditore del settore segue la sua strada. Non siamo contro i bimbi, proprio no. Anzi. Nella nostra provincia, Bolzano, l’accoglienza dei minori è un vanto e un’attrattiva, con i family hotel. La questione è un’altra. La legislazione che regola il settore è vecchissima, non adatta al presente. Bisognerebbe aggiornarla e adeguarla alle richieste e alle esigenze del mercato, che sono cambiate molto rispetto al passato».
Qual è la legge in merito?
Per inquadrare la questione bisogna partire dal Regolamento di attuazione del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, datato 1940 e aggiornato via via nel corso dei decenni. Spiega Roberta Stella, del sito giuridico studioCataldi.it – “L’articolo 187 recita: salvo quanto dispongono gli articoli 689 e 691 del codice penale, gli esercenti non possono, senza un legittimo motivo, rifiutare le prestazioni del proprio esercizio a chiunque le domandi e ne corrisponda il prezzo”. Traduzione, per i comuni mortali: “Escludendo la somministrazione di bevande alcoliche a minori degli anni 16 o a infermi di mente (articolo 689) e la somministrazione di bevande alcoliche a persone in stato di manifesta ubriachezza (691), proibite per legge, nessun ristoratore o albergatore può rifiutare di accogliere e servire un cliente, a meno che non ci sia una legittima ragione”. Qualche esempio? Viene ammessa la possibilità di “non accettare chi in passato ha causato problemi pubblici” e “personaggi dediti a reati”. C’è chi pensa che dire no sia possibile anche in nome del decoro e dell’abbigliamento.
La normativa di riferimento, però, “purtroppo non specifica e non elenca quali siano i legittimi motiivi”. Inoltre, evidenzia sempre Stella, “l’assenza di una giurisprudenza in merito lascia molto, troppo spazio a diverse letture”. Ne consegue che è “complicata una interpretazione unitaria”. Ma l’ago della bilancia pende decisamente verso il no ai divieti per gli under 18, così come per altre categorie di clienti (persone disabili, stranieri, …).
Cosa si intende per pubblici esercizi?
Risponde Emiliano Bezzon, comandante della polizia municipale di Varese, già numero uno dei vigili urbani di Milano: “La voce comprende le strutture ricettive e i locali nei quali si somministrano alimenti e bevande, agriturismi e bad and breakfast compresi. Tutti sono tenuti a erogare servizi e prestazioni, senza fare distinzioni e selezioni tra gli utenti, se non quelle consentite o previste dal codice penale. Altra cosa sono i club e i circoli privati. In questi l’accesso è riservato ai soci e i soci sono quelli che hanno le caratteristiche previste dallo statuto, per cui il problema non si pone. Anzi, spesso la questione è opposta. Viene fatto entrare chiunque e non si potrebbe”.
Le spa possono essere vietate ai bambini?
Diverso ancora è il caso di pubblici esercizi con divieti parziali, interni. “L’accesso a determinati spazi di un ristorante o di un albergo – continua Bezzon – può essere assoggettato a restrizioni. Le spa, ad esempio. Oppure aree di strutture che espressamente vengono vietate ai bambini. Deve però trattarsi solo di una parte, come il privée di un ristorante, che sia fruibile solo mediante prenotazione preventiva o sistemi simili”.
Che fare, se i figli vengono rifiutati?
Il consiglio base è quello di chiamare la polizia municipale, la questura, i carabinieri o lo guardia di finanza. E’ possibile mandare segnalazioni e reclami anche alle associazioni di categoria, ai comuni, alle camere di commercio, agli uffici del turismo. “Da noi non sono mai arrivate denunce – sostiene il presidente di Federalberghi Bologna, Celso De Scrilli – e non abbiamo notizia di situazioni negative legate a limiti d’età. Mai successo”. Eppure uno degli agriturismi con piscina interdetto a bimbi e ragazzi, d’estate, sta su una collina di Pianoro, proprio nella provincia di Bologna. Si chiama Il ciuffo e, a giudicare dai commenti online, è un must per gli adulti che cercano pace e silenzio. “Il proprietario non è un nostro associato – taglia corto De Scrilli – e non possiamo rispondere noi per lui”.
Gli alberghi che rifiutano i bambini possono essere multati?
La violazione del Regolamento del Tulps, proseguono la redattrice di studioCataldi.it e il comandate Bezzon, “potrebbe portare non pochi guai all’esercente di un pubblico esercizio che si rifiuti di effettuare una prestazione, se non ha una giustificazione condivisibile: la sanzione amministrativa prevista va da 516 a 3098 euro”.
Cosa dicono i ristoratori selettivi?
Ristoratori e albergatori no kids sono invece convinti di essere nel giusto. Al Pelican beach resort e spa di Pittulongu, Olbia, non si accettano prenotazioni per ospiti sotto i 15 anni e si precisa che non sono disponibili culle e lettini per bambini. Per la direzione, però, “è tutto regolare” e guai a chi solleva obiezioni. “Siamo una struttura privata – ripete la responsabile del lussuoso albergo sul mare – e agiamo da imprenditori. Abbiamo una nostra politica commerciale: prendiamo solo adulti. La normativa italiana dice che non è legale? Non ci risulta. Nessuno è mai venuto a dirci che non va bene. Non abbiamo ricevuto alcuna lamentela, né multe”.
La titolare di una tenuta signorile di campagna, chiedendo l’anonimato, aggiunge: “Ci state criminalizzando e non è giusto. La clientela è dalla nostra parte. Da noi vengono anche coppie che hanno figli e li lasciano a casa, per scelta, ben contente di passare qualche giorno in totale tranquillità. Offriamo un servizio in più, rischiando del nostro, che si aggiunge a tutti gli altri. I riscontri che abbiamo avuto, in sette anni di attività, sono solo positivi”.