Mario Draghi è l’uomo che, con il suo “Whatever it takes”, a qualunque costo, ha salvato l’euro. L’italiano più noto al mondo dell’economia internazionale. Un super partes. Ovviamente, fin dai tempi in cui era presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi ha acceso la curiosità della stampa a caccia di scoop e degli analisti a caccia di previsioni. Imprese nel suo caso tutt’altro che facili.
Mario Draghi è un uomo schivo e dal proverbiale understatement, uno che misura i suoi interventi e che parla solo quando ritiene di avere qualcosa di importante da dire, che non fa vita mondana e che, se frequenta il jet set, riesce a mantenere un riserbo blindato. Deve essere per questo che l’attenzione è inevitabilmente caduta sull’unico dettaglio un po’ colorato, personale, in qualche modo frivolo che avrebbe potuto svelare qualcosa in più su di lui, e, chissà, sull’andamento dei mercati o, adesso che è il nostro premier, sul futuro dell’Italia: le sue cravatte.
Le cravatte di Draghi sono virali sui social
Come un influencer, che quando apre l’armadio sceglie un outfit e lo mostra ai suoi seguaci che poi ne parlano tutto il giorno, il presidente del Consiglio è diventato virale sui social grazie alle cravatte. Che, va da sé, sarebbero dotate degli stessi superpoteri attribuiti al loro proprietario.
Tutto è partito 2 anni fa, quando Louis Harreau, giovane analista finanziario francese, ha realizzato uno studio scientifico per cercare una correlazione tra il tipo di cravatta indossata da Mario Draghi quando rendeva note le decisioni della Bce e l’andamento dei mercati. Il risultato? Il Draghi Tie Indicator, un grafico esilarante ma puntuale, che interpretava i 18 tipi di cravatte sfoggiati dall’allora presidente in 7 anni e 72 discorsi.
La sua preferita sarebbe una in particolare, color malva, allacciata con un nodo four-in-hand (o nodo semplice): la stessa indossata in febbraio per il discorso programmatico al Senato. La più potente, invece, sarebbe quella azzurra indossata nel 2012 per il famoso discorso del “Whatever it takes”, e sfoderata nuovamente nel marzo 2016 quando a sorpresa, l’economista “ricaricò il bazooka” abbassando i tassi d’interesse della Bce.
Hashtag #DraghiTieGuesses
L’analisi di Harreau non è stata la prima divertente trovata per parlare dello stile di Super Mario. Nel 2013 una giornalista del Financial Times lanciò l’hashtag #DraghiTieGuesses (indovina la cravatta di Draghi), facendo impazzire gli addetti ai lavori che presero – scherzosamente, va detto – a vaticinare le sue cravatte per capire che piega avrebbero preso i mercati.
Un gioco credibile? «È impossibile fare questo genere di speculazioni» risponde Dino Amenduni, responsabile di un laboratorio di comunicazione politica ed elettorale all’università di Perugia. «È verosimile che si facciano scelte cromatiche di un certo tipo per sottolineare momenti di maggiore importanza istituzionale, ma di certo non si sceglie uno specifico colore della cravatta per marcare la tonalità di un messaggio che si sta per pronunciare». E aggiunge una considerazione importante: «Una persona con uno stile ben preciso non riuscirebbe mai a forzare un cambio di outfit solo in nome di una presunta, maggiore efficacia comunicativa. L’autenticità, soprattutto in questo caso, rimane il principale valore da difendere».
La sobrietà istituzionale si rispecchia anche nelle cravatte
Niente da obiettare: l’aplomb e la credibilità di Mario Draghi si rispecchiano anche nelle sue cravatte. Nessun tono squillante o disegno azzardato, solo pois o micro fantasie jacquard. D’altra parte, se lui è simbolo di sobrietà istituzionale così dev’essere la sua cravatta, equilibrata e corretta, spesso firmata Hermès (un classico al di sopra delle mode), non indossata come se fosse un obbligo e un dovere, ma con un mix sapiente di rigore e disinvoltura.
Non tutti gli uomini sanno portarla così. Mentre le donne si sono rivelate bravissime a maneggiare questo aggeggio maschio. Sarà perché una cravatta al femminile è libera dai dress code: puoi metterla allentata sul tailleur o annodarla magistralmente sulla camicia in denim.
Sarà che la prima a sfoggiarne una fu Madame de La Vallière, colta e seducente duchessa che diventò la favorita di Luigi XIV, Re Sole. Sarà che ci ricorda la personalità forte e sensuale di Marlene Dietrich in versione pre-Hollywood, quella dell’Angelo Azzurro. Sarà che Yves Saint Laurent negli anni ’60 sdoganò tuxedo e accessori maschili, traducendoli al femminile. E ancora, sarà che Maria Grazia Chiuri, nelle sue sfilate per Dior, ha fatto delle cravatte, un manifesto femminista.
Comunque, pur senza la verve che sappiamo aggiungere noi donne, le cravatte di Mario Draghi hanno parecchio da comunicare a tutti. E soprattutto, confermano che è il monaco a fare l’abito (e l’accessorio). Tutto il resto è un bellissimo optional.
I nodi della cravatta
A quattro mani o Windsor, il doppio o l’Onassis: fra i diversi tipi di nodi Mario Draghi predilige il primo. Che segnalerebbe, a detta dell’analista Harreau, una disposizione aperta, costruttiva, disposta al dialogo. Ci auguriamo sia proprio così!