In Italia, è stato per via dei livelli del PM10, che nel mese di gennaio hanno superato per molti giorni consecutivi i limiti consentiti in molte città. In Australia, a causa dei devastanti incendi che hanno reso l’aria tra le più inquinate al mondo, in California la scorsa estate e a Nuova Delhi a novembre: così le strade di alcune tra le più grandi metropoli del mondo si sono riempite di mascherine antismog.
Complice l’ossessione per il coronavirus, nelle ultime settimane in Italia le più ricercate sono quelle sanitarie, ma soprattutto nelle città come Milano e Roma sempre più persone scelgono di indossare le mascherine con il filtro per schermarsi dall’inquinamento. Ma quanto sono davvero utili e quali requisiti devono avere?
Non ci sono studi che ne attestino l’efficacia, ma possono funzionare da filtro
Sebbene la qualità dell’aria sia un problema in molte parti del mondo, l’efficacia delle mascherine è ancora tutta da dimostrare. Non possediamo, infatti, ricerche scientifiche sul loro uso per un periodo sufficiente di anni che ne attestino la loro reale utilità. Una cosa però è certa: alcune tipologie di mascherine possono funzionare da filtro rispetto ad alcune delle sostanze che si trovano nell’aria che respiriamo, soprattutto nelle aree più urbanizzate.
Come segnala Il Post in un approfondimento, per avere un effetto di schermo, le mascherine devono essere indossate correttamente: «bocca e naso devono essere bene isolati dall’esterno, non ci devono essere fessure e i margini della mascherina devono essere totalmente a contatto con la pelle. Per questo nessuna maschera è efficace per chi ha la barba, dato che impedisce una corretta adesione al viso».
Ne esistono di diversi tipi
Le mascherine sanitarie, che sono utili per non disperdere muco e saliva e sono molto diffuse, ad esempio, nei Paesi asiatici, contro lo smog non servono a molto: non riescono infatti a trattenere le particelle inquinanti più piccole, che respireremmo comunque anche utilizzandole. Nei Paesi con clima desertico soggetti a tempeste di sabbia o negli ambienti di lavoro polverosi o a contatto con sostanze tossiche, si usano dei “respiratori” che, come ricorda sempre il Post, in Europa sono regolamentate da una normativa del 2009 che individua tre “classi di protezione”: FFP1, FFP2 e FFP3.
Le FFP3 «sono le più protettive, oltre che le più pesanti e scomode», le FFP1 vengono usate nel settore edile e nell’industria alimentare e le FFP2 nell’industria metallurgica e nell’industria mineraria, ma sono anche consigliate per chi lavora a lungo in strada come, ad esempio, i vigili urbani. Per chi va in bici o cammina in città, invece, le FFP1 sono più che sufficienti, perché «offrono un’efficienza filtrante dell’80% (le FFP2 del 94%) se le particelle hanno diametro maggiore di 0,6 micrometri: hanno un effetto sul PM10 ma non su molti tipi di PM2,5».
Stanno diventando un accessorio di tendenza
Allo stesso tempo, però, è curioso rilevare come le mascherine siano diventate un accessorio pop. Dalla giovane popstar Billie Eilish, che ne ha fatto un suo marchio di fabbrica insieme ai look oversize, fino alle sfilate, dove da Balenciaga a Marine Serre, le mascherine hanno raggiunto il bizzarro status di vezzo fashion. Sempre più stilisti, infatti, immaginano l’impatto che i cambiamenti climatici avranno sul nostro futuro e la comparsa delle mascherine nelle collezioni è quasi una sorta di avvertimento.
Come segnalava il Guardian a gennaio, sono sempre di più i marchi che si stanno specializzando in mascherine da città, da AusAir a Cambridge Mask Co., nel tentativo di «rendere appetibile qualcosa di orrendo» come, appunto, l’inquinamento. Il fenomeno è arrivato anche in Italia e alcuni marchi si sono già fatti notare: da Smoggy di Tucano Urbano al giovane marchio @banaledesign che, non a caso, è nato a Milano. Fondato dai 35enni Tommaso Puccioni e Stefano Bossi, Banale nasce per venire incontro ai ciclisti cittadini, alle prese con smog, pollini e batteri: ogni mascherina è infatti dotata di filtri sostituibili. Qualora voleste comprare una mascherina, allora, assicuratevi che più che essere alla moda sia almeno provvista delle certificazioni necessarie.