I maschi sono più brillanti nelle discipline Stem (acronimo inglese che sta per science, technology, engineering, mathematics) e le femmine nelle materie letterarie: così secondo i dati Ocse Pisa. Ma il binomio donne e numeri non sembra impossibile. Anzi l’Italia è al lavoro per colmare questo dato e per abbattere ogni pregiudizio. È un problema di stereotipi.
Diversi studi condotti nei Paesi industrializzati hanno dimostrato che le differenze tra maschi e femmine nell’apprendimento della matematica sono praticamente nulle. Quello che però ancora conta sono le differenze, spesso inconsapevoli, nell’educazione dei bambini che ancora oggi scoraggiano le ragazze dall’intraprendere percorsi di studio e carriere professionali in ambito scientifico e matematico.
Da un punto di vista normativo non siamo più indietro rispetto ad altri Paesi rispetto alla politica scolastica, tant’è vero che, se ci fermiamo ai soli voti scolastici, da noi come altrove sono le ragazze ad avere risultati mediamente migliori in tutte le materie, matematica compresa. Il problema sono gli atteggiamenti e la percezione delle proprie abilità, ma anche la visione complessiva della scienza e delle professioni ad alto contenuto matematico, che restano appunto associate a un dominio maschile.
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C’è molto spazio, in questo quadro, per la formazione di insegnanti e genitori e per un lavoro di orientamento nelle scuole. Non è un caso che a muoversi in questo senso sia soprattutto l’editoria. All’ultima Fiera del Libro per ragazzi di Bologna o al Salone di Torino erano numerosi i libri scritti con l’intento di cambiare la percezione della questione. D’altro canto, come ci raccontano Vichi De Marchi e Roberta Fulci in Ragazze con i numeri (ed. Scienza) tante sono le donne scienziato che vale la pena di ricordare: da Rita Levi Montalcini e Valentina Tereshkova, la prima donna ad andare nello spazio, all’etologa Jane Goodall, l’unico essere umano mai accettato da una comunità di scimpanzé. E c’è poi chi, come Reshma Saujani, appena uscita in Italia con il libro “Girls who code” (ed. Il Castoro), aiuta le ragazze della scuole secondarie a imparare a scrivere codice, ossia a programmare computer e dispositivi digitali. Saujani ha iniziato a New York con una classe di venti alunne e oggi ha creato un movimento che raggiunge ragazze in ogni angolo degli Stati Uniti d’America.
In Italia si sta provando a lavorare nella stessa direzione. Il ministero dell’Istruzione dal 10 al 14 aprile è riuscito a portare a Firenze le Olimpiadi europee femminili della matematica: 200 ragazze provenienti da 51 nazioni si sono sfidate a suon di calcoli matematici, problemi e logica.
Pioniera della quotidiana battaglia per sensibilizzare le ragazze alla matematica è Chiara Burberi, fondatrice di redoooc.com, la palestra online della matematica che organizza per il Miur il “Pi Greco Day”. “Da sempre – spiega Burberi – abbiamo cercato di coinvolgere le studentesse italiane, attualmente il 51,7% degli studenti registrati alla piattaforma. Le ragazze sono piuttosto attive sul sito: rappresentano il 56,5% dei registrati che tornano in piattaforma con regolarità e il 52,1% degli utenti che fanno esercizi, in particolare nella sezione primaria (55,1%), medie (51,5%) e giochi (60,9%), mentre sono meno presenti nella sezione superiori (45,1%), università (49,2%) e soprattutto educazione finanziaria (46,9%). Nella classifica nazionale degli utenti la prima studentessa è quinta”.