Imparare a credere in se stesse fin da bambine, a non cadere negli stereotipi di genere, insomma: prevenire invece che curare le disparità. È l’obiettivo che si stanno ponendo sempre più aziende, impegnate nell’empowerment femminile e che puntano a stimolare le pre-adolescenti, quindi la fascia d’età tra gli 8 e i 12 anni.
Tecnologia, robotica (le materie STEM) ma anche sostenibilità sono gli ambiti nei quali le pre-teen sono coinvolte in un numero crescente di progetti su tutto il territorio, dalla scuola alle biblioteche nelle piccole e grandi città.
Il premio ai Comuni che investono sull’empowerment femminile
Un esempio è il “Cresco Award Città Sostenibili”, organizzato in collaborazione con ANCI, l’Associazione Nazionale Comuni Italiani-ANCI e con il patrocinio della Commissione Europea e del Ministero della Transizione Ecologica, per premiare le amministrazioni che progettano in modo sostenibile. All’interno del progetto è stato ideato anche il premio “Donne al centro per una società più inclusiva e sostenibile”, assegnato da Gedeon Richter Italia, in collaborazione con la Fondazione Sodalitas, al Comune più virtuoso nel promuovere progetti sul tema dell’empowerment femminile, con un occhio di riguardo alle giovani generazioni.
Ma perché e come puntare sulle pre-adolescenti?
Le bambine protagoniste di progetti di empowerment
Per il premio da assegnare al Comune più sostenibile e inclusivo nei confronti delle donne, l’azienda farmaceutica Gedeon Richter Italia ha scelto di collaborare con la Fondazione BET SHE CAN, la prima Fondazione in Italia dedicata all’empowerment femminile con un focus proprio sulla fascia pre-teen (8-12 anni).
«Ci siamo accorti che in passato si è cercato di intervenire su situazioni ormai consolidate, quasi con un’ottica di problem solving, mentre la nostra idea è di agire prima: con le bambine, infatti, c’è la possibilità di cambiare il contesto culturale prima che insorgano stereotipi e disagio legati a sovrastrutture e condizionamenti» spiega Marie-Madeleine Gianni, Presidente di BET SHE CAN. L’associazione no profit realizza, quindi, progetti e percorsi di crescita nelle scuole, in particolare rivolti alle alunne di 4° e 5° elementare, ma anche nelle aziende (per esempio con attività per i figli dei dipendenti), o in luoghi di aggregazione cittadina come musei o biblioteche.
Lo scopo è rimuovere gli stereotipi prima che si formino
Uno di questi progetti, ad esempio, ruota attorno al libro-progetto Volo con te che mira a individuare «etichette», associate a stereotipi «togliendole come fossero cerotti» spiegano da BET SHE CAN. Partito come progetto pilota nel 2019, è proseguito fino alla fine dell’anno scolastico appena concluso e ripartirà i primi di settembre, coinvolgendo 24mila bambine e bambini in 39 biblioteche comunali nelle quali si svolgono attività di laboratorio. «Siamo a fianco della più virtuosa realtà che si occupa della realizzazione di percorsi educativi ed esperienziali curati dalla Fondazione, da svolgere in contesti educativi come scuole e biblioteche, con l’obiettivo di accompagnare le bambine nel loro percorso di crescita attraverso strumenti di sostegno allo sviluppo della consapevolezza di sé, riducendo al minimo i condizionamenti culturali o sociali» commenta Maria Giovanna Labbate.
I mestieri del futuro per le donne: robotica, videogames, Instagram
Puntano alle adolescenti anche le attività promosse da Women&Tech, associazione condivisa da un network di aziende e persone che mettono a disposizione le proprie competenze per valorizzare il talento femminile nella tecnologia, nell’innovazione e nella ricerca scientifica, promuovere progetti e azioni finalizzate alla lotta agli stereotipi e alla discriminazione di genere, contribuire all’orientamento dei giovani ai mestieri del futuro. Ma quali sono i mestieri del futuro da “insegnare” alle bambine e pre-adolescenti? «Sicuramente la robotica, ma anche i videogames e le biotecnologie, che sono oggetto proprio di iniziative che promuoviamo tra le giovanissime» spiega Gianna Martinengo, Presidente e Fondatrice di Women&Tech. Per esempio, con ROBOTLAB2, in collaborazione con Lego Mindstorm Education Ev3, è stato organizzato un laboratorio per la fascia 9-13 anni, che in soli 45 minuti ha mostrato come costruire un robot in grado di svolgere attività in modo completamente autonomo, con l’utilizzo di tecnologie robotiche, motori, sensori e programmazione. «Un altro progetto in cui crediamo molto è quello sulle professioni legate ai videogames, che possono andare da quelli che chiamiamo “Cantastorie contemporanei”, come i Narrative directors o Script writers, ai “Tecnici digitali”, come Game programmers, o ancora ai “Musicisti universali”, quindi Audio Directors, Sound disegners, Voice designers o Composers» spiega Martinengo. Un’altra iniziativa, invece, coinvolge le giovani tramite Instagram e ha come protagoniste delle altrettanto giovani Ambassadors. Si chiama Spill the steam: «La nostra associazione è stata la prima a promuovere il passaggio da STEM a STEAM, dove la A sta a indicare le scienze umanistiche, inserite nel cuore di quello tecnologico-scientifiche» spiega Gianna Martinengo – Spill the Steam sono pillole video postate su Instagram (instagram.com/spillthesteam/) dove le nostre testimonial spiegano in modo veloce, semplice e accattivante mestieri come la bioinformatica, o come si diventa velisti e veliste, cosa sono le soft skills, o ancora svelano i falsi miti sulla scienza, e molto altro».
Dalle STE(A)M alle future donne in azienda
Sempre in ambito STEM si muove anche ABB, azienda impegnata nell’empowerment femminile con interventi sulla cultura aziendale e programmi di formazione soprattutto sulla robotica per le ragazze. «Si prevede la creazione entro il 2025 di 8 milioni di nuovi posti di lavoro in ambito STEM in Italia, a fronte dei quali si rileva un 37% di donne iscritte a corsi STEM a livello di studi superiore e un 18% di studentesse a livello universitario. A livello mondiale, le donne impiegate in ruoli STEM sono il 24% della forza lavoro totale. Sono dati che dimostrano come vi sia ancora molto lavoro da fare e servano iniziative come quelle che ABB sta organizzando nell’ambito del proprio programma Diversity&Inclusion» spiega Eliana Baruffi, responsabile comunicazione di ABB. «Il nostro obiettivo è cercare di ispirare e incoraggiare agli studi STEM. Va in questa direzione l’attività promossa con Assolombarda dal 2016, per organizzare laboratori non solo per le studentesse delle scuole superiori, ma anche nella scuola primaria, come a Monza – spiega ancora Baruffi – L’obiettivo è avere il 25% delle donne nel nostro management e il 50% di nuove assunzioni al femminile tra i neolaureati: ci siamo vicini, perché nella sede italiana siamo rispettivamente al 23% e al 43%».