È la notte degli Oscar della East Coast. È uno degli eventi più gettonati e chiacchierati di tutto l’anno. Quello in cui le star sfoggiano tutto il loro lato “celeb”. È il Met Gala di New York. Quello in cui emerge la bella faccia dell’America. E quale icona a stelle e strisce più di Marilyn Monroe avrebbe potuto incarnare il Paese dei sogni?
Kim Kardashian è Marilyn Monroe
Kim Kardashian ha deciso di emulare la star di A qualcuno piace caldo indossando proprio l’iconico abito con cui la bionda aveva cantato Happy birthday Mr. President a John Fitzgerald Kennedy negli anni Sessanta. E, dobbiamo dirlo, ha conquistato la scena sul red carpet confermandosi la miglior interprete del tema della serata, The Gilded Glamour, una vera e propria ode all’età dell’oro statunitense! Con i capelli biondo platino raccolti in uno chignon ha interpretato magistralmente Marilyn Monroe, complice anche lo strepitoso vestito di chiffon color carne tempestato di cristalli con cui l’attrice aveva stregato il Madison Square Garden.
La leggenda narra che quell’abito, disegnato da Bob Mackie e acquistato dalla diva per 1200 dollari, le fosse stato letteralmente cucito addosso, così che il colore e la forma potessero aderire al meglio alla sua pelle, dando l’illusione che lei fosse vestita unicamente di cristalli: «È stata una tale sfida entrarci», ha raccontato la Kardashian che è dimagrita 7 chili per vestirlo al meglio. Ora l’abito al Ripley’s Believe or Not! Museum di Orlando, in Florida, che lo ha acquistato nel 2016 per quasi 5 milioni di dollari.
Met Gala 2022: le foto
Ma Kim Kardashian non è stata l’unica meraviglia della serata: abbiamo assistito allo sfoggio del “doppio” ed esagerato (sembrava la Statua della Libertà) abito di Blake Lively firmato Atelier Versace; allo scintillante e raffinatissimo Chanel di Anna Wintour, la leggendaria direttrice di Vogue America, che per l’occasione ha sfoggiato persino una tiara di diamanti.
E poi i neosposi Brooklyn Beckham e Nicola Peltz in total look Valentino, Kaia Gerber in Alexander McQueen, Alicia Keys in Ralph Lauren e Cara Delavigne, con un completo mannish rosso fiammante firmato Dior con tanto di corpetto dorato bodypainted. E che dire del maxi dress di Kendall Jenner firmato Miuccia Prada, del sensualissimo Burberry di Bella Hadid o dei raffinatissimi abiti indossati da Carey Mulligan (Schiaparelli Haute Couture) e Hailey Bieber (Saint Laurent)?
I Ferragnez al Met Gala
Emozionati ma forse un tantino intimiditi dalla sontuosità made in Usa, Chiara Ferragni e Fedez si sono presentati per ultimi sul tappeto rosso newyorkese, con abiti perfettamente en pendant firmati Versace, in total black con dettagli dorati come voleva il tema della serata, ma decisamente con stili non memorabili.
Met Gala: comanda Anna Wintour
L’edizione 2022 ha avuto tre presidenti, o host (lo stilista Tom Ford, l’head di Instagram Adam Mosseri e Anna Wintour) e ben quattro padroni di casa: la biondissima Gossip Girl Blake Lively, insieme all’immancabile marito Ryan Reynolds, l’attrice e regista Regina King e l’attore e drammaturgo Lin-Manuel Miranda.
L’ultima parola, come sempre, spetta alla potente Anna Wintour: ogni singolo invitato dev’essere approvato da lei, che impone anche il sitting (e, a volte persino l’outfit). La lista degli ospiti, come abbiamo imparato, deve restare top secret fino all’ultimo momento: telecamere e fotocamere sono bandite, ma il selfie in posa nella restroom (i bagni) è ormai il rito da postare all’istante sui social. Dopo la sfilata sul red carpet, si procede con la visita della mostra, il cocktail, la cena e un concerto seduti. Per il Met Gala 2022 è stato scelto un tris di eccezionali chef donne: Amirah Kassem, Melissa King e Lauren Von Der Pool.
La storia del Met Gala
Il Metropolitan Museum of Art’s Annual Institute Gala, noto come Met Gala o Met Ball, che si tiene da 74 anni ogni primo lunedì di maggio, celebra l’apertura dell’annuale esposizione dedicata alla moda del Met di New York ed è la principale fonte di finanziamento dell’Istituto. Ma non è solo un grandioso evento di beneficenza: è anche un capolavoro di diplomazia, fama, potere e denaro da quando nel 1972 Diana Vreeland, lasciata la direzione di Vogue, lo trasformò, da serata per pochi ricchi benefattori, nel ballo più ambito e scintillante della stagione newyorkese. Strada seguita poi da Anna Wintour che dal 1995 ha catalizzato una lunga A-list di star, rendendo la festa sempre più stroboscopica.
Met Gala: abiti iconici
Ripassiamo la gloriosa storia del Met Gala. il luogo dove la moda regna sovrana.
Couture, bizzarrie e provocazioni
Dopo la mostra inaugurata lo scorso settembre In America: A Lexicon of Fashion, il Costume Institute del Met accenderà quindi il 2 maggio i riflettori sulla seconda parte, In America: An Anthology of Fashion. Dress code: il Gilded Glamour, ovvero un tuffo nell’età dell’oro degli Stati Uniti, a fine ’800. Sfarzo e fascino dorato come terapia d’urto per i tempi che viviamo sono i temi su cui designer e celeb lavorano da mesi, perché se sei tra i pochi eletti non hai alternative: il tuo look deve essere leggenda.
L’estetica conta, ma oggi spartisce il palcoscenico con messaggi di forte attualità. Lo scorso settembre, per esempio, la scritta rossa Peg the Patriarchy (inchioda il patriarcato) indossata da Cara Delevingne è stata un’idea di Maria Grazia Chiuri, direttrice creativa di Dior e paladina della parità di genere. Kim Kardashian si è presentata in un’aderentissima tuta total black di Balenciaga che le copriva anche la faccia, per ribadire – a modo suo – l’annullamento dell’individuo (e della donna in primis) nella società contemporanea.
Quanto costa il Met Gala
In principio fu una cena (sempre più costosa). Era il 1948 quando Eleanor Lambert, filantropa e signora delle pr della moda americana, organizzò il primo evento charity per sostenere il Costume Institute: un’elegante cena di mezzanotte in dicembre, che non aveva niente a che vedere con il côté stravagante di oggi. Nel 1960 i biglietti costavano 100 dollari e andavano sold out un paio di settimane prima della data. Poi l’appuntamento fu spostato a maggio e il prezzo subì un’impennata. Ogni ticket oggi si acquista con 35.000 dollari. Se ne pagano da 200 a 300.000 per un intero tavolo da 10 posti, di solito prenotato da grandi Maison o dagli sponsor dell’evento.
Le stelle attese sono circa 500 e nel 2019 sono stati raccolti 13 milioni di dollari. Sarà per questo che alla Wintour-Re Mida è stata dedicata un’ala del museo che porta il suo nome? Il Met Gala può costare migliaia di dollari in gioielli, abiti e ore di lavoro, ma non pensare che tutte le celeb che vi partecipano sborsino queste cifre da capogiro. È pratica comune per i brand che vogliono essere presenti pagare per il tavolo e invitare i propri ospiti, a condizione che indossino abiti della loro firma. Ai vip della A-list possono essere offerte anche cifre che superano il milione di dollari per indossare capi e preziosi di una determinata griffe. Del resto, rinunciare a questo palcoscenico è impensabile: il giro mediatico che garantisce vale più di qualsiasi stratosferica campagna pubblicitaria.
L’abito più bello visto al Met Gala
Difficile decidere quale sia stata, nel tempo, l’abito da primo premio: ogni edizione ha il suo pezzo straordinario. Forse lo scettro si potrebbe consegnare alla cappa Yellow Empress della stilista cinese Guo Pei, sfoggiata da Rihanna nel 2015: 25 chili per 5 metri di strascico, 50.000 ore di lavoro per realizzare i ricami hand made e 2 anni per completarla. Rihanna, stoica, aiutata da tre assistenti, ha raggiunto la cima della scalinata su un paio di tacchi 15 di Christian Louboutin. Ma c’è chi, a distanza di oltre un decennio, ha ancora nel cuore l’immagine di Kate Moss in minidress di lamé da dea greca firmato Marc Jacobs, abbinato a un turbante creato da Stephen Jones che solo lei sa indossare così.
Negli ultimi anni, il red carpet del Met Gala ha mandato messaggi forti. Ma sempre con look all’altezza.
Esibizionismo al Met Gala
Il buongusto non è sempre di casa. Dove l’esibizionismo regna sovrano, la raffinatezza non ha sempre la meglio. Il nude look lanciato dalla divina Cher nel 1974 (con una creazione di Bob Mackie entrata nella storia) è perseguito spesso con sforzi vani: come l’abito di Jennifer Lopez by Atelier Versace, con un dragone cinese a coprire solo alcune infinitesimali parti del corpo; o il Givenchy di tulle color pelle, decorato con qualche manciata di cristalli, con cui Beyoncé nel 2015 si attirò feroci critiche; o la mise di Kendall Jenner che, in un abito di La Perla Haute Couture, scintillante di 85.000 cristalli posizionati a mano uno per uno, mostrò più di quanto fosse lecito fare.
Del resto ogni Ball ha la sua dose di provocazione e uno scopo: far parlare di sé, nel bene o nel kitsch. Come hanno dimostrato anche gli schiaffi volati agli Oscar, non è mai tutto oro quello che luccica. Nemmeno se si indossa un abito che brilla più di un lingotto.