Milano Fashion Week AI 16-17
Quando le luci si abbassano alla Milano Fashion Week, la gente smette di chiacchierare, prende posto o si ferma dov’è, dove prima c’era frenesia tutto diventa immobile, intanto parte la musica e si illumina la passerella: inizia la magia.
Tanta devozione la riserviamo, di solito, a ciò che ci affascina, ci intriga, ci incuriosisce o, semplicemente, ci fa sognare, come quando assorti guardiamo un film o un quadro. Ed è così che ci si sente quando le modelle iniziano a calcare la passerella di Milano Moda Donna: rapiti e, dal canto mio, anche privilegiati. Quel privilegio che è di chi può assistere dal vivo allo spettacolo della creazione di ciò che da idea è diventato concetto. Il duro lavoro di mesi intensi che ha preso forma e che lo stilista con le sue intuizioni e capacità, ha reso unico.
Stilista o art director?
Come un compositore gioca con le note, così lo stilista fa con le stoffe, riuscendo a creare mix e suggestioni sempre nuove. E se la moda è Moda e non solo vedo-compro, lo dobbiamo a chi sceglie di essere stilista e non art director; a chi porta avanti e sviluppa un concetto, un volume, una nuova tecnologia, e lo fa lavorandoci su più stagioni, senza paura di dover dimostrare di saper stare dietro ai trend.
Prada, Gucci, Marni, per citarne alcuni. Alessandro Michele, ormai nel gotha della moda, riesce ad avere il doppio talento (raro) di creare e trovare codici che non siano solo nostalgici, ma anche in linea con il desiderabile che diventa “vendibile”, “must-have”, “wish-list” per molti fashion addicted. Il suo modo di intendere la moda, ma anche l’uso dei social sembra essere in pieno karma con la Zeitgeist dei nostri tempi.
Sfilata Dolce&Gabbana AI 2016-2017
Perdersi sognando di indossare gli abiti in plissé macramé di Ermanno Scervino che mi racconta come sia la tecnologia il vero nuovo influencer della moda. E penso a quanto sia spesso l’aspetto più sottovalutato dagli addetti ai lavori, da chi la moda la racconta. Tutti a pensare al risultato finale e non al processo. Scoprire come brand che hanno fatto la storia del Made in Italy riescano ad essere fedeli al marchio, ma avere intuizioni moderne che fanno subito presa sul consumatore, permettendogli di non arrendersi e rimanere a tutti gli effetti italiani, penso ad Orciani, Vicedomini, Bertoni, Piazza Sempione. Ma anche degli emergenti: Giannico, Daniele Carlotta, Stella Jean, Piccione.Piccione, Angelia Mai, Stella Jean, San Andres.
Il circo della moda
E poi c’è lo show, il corollario arlecchinesco che si muove attorno alla fashion week come una giostra. C’è chi, soprattutto fashion editor e addette ai lavori, ispira con il suo sense of style e molti, la maggior parte, che sembrano più appartenere alla schiera dei “vorrei ma non posso”, nel senso che, per quanto ci provino proprio non ci riescono ad avere quello stile che saremmo pronti ad imitare, o anche semplicemente ad apprezzare. Ed anche lo street style diventa meno credibile se l’unico imperativo è farsi notare a tutti i costi, un mascheramento in alcuni casi persino ridicolo, dovuto al fatto che ormai, occorre stupire, dare nell’occhio per essere fotografati, alla ricerca di qualcosa che ci colpisca, visto che ormai siamo assuefatti a tutto, ma è tutto lontano anni luce dal concetto di moda.
Guarda il nostro diario dalle sfilate e tutte le interviste
Nel momento in cui tutto va veloce, in cui sembra di stare dietro a tutto, senza in realtà godersi niente, ho visto in tanti abbassare il telefono per godersi lo spettacolo, viverlo e filtrarlo con i propri occhi, i propri pensieri, idee e suggestioni. Forse stiamo diventando più consapevoli che le cose belle siano da vivere prima e poi condividere.