Nel 1522 quando a Roma infuriava la peste, fu organizzata una solenne processione: per 16 giorni venne portato in spalla il crocefisso di San Marcello al Corso. I cronisti dell’epoca affermano che, ovunque passasse la processione, la peste immediatamente cessava. Il 15 marzo 2020, nel momento più buio della pandemia di Covid 19, Papa Francesco è andato a pregare davanti a quella stessa statua di legno del Cristo in croce.
Italiani popolo di poeti, navigatori e santi, appunto. Oggi come allora. Uno studio pubblicato sulla rivista Ethics, Medicine and Public Health, attraverso un sondaggio su oltre 15.000 persone, ha stilato la “Top 3” dei santi più invocati in era Covid: Santa Rita, San Rocco e San Sebastiano. «Chi pensa che i miracoli siano vecchie storie appannaggio dei fedeli sbaglia» spiega Natale Benazzi, autore del libro Guida ai miracoli d’Italia (Rizzoli). «Condensano cultura e tradizioni millenarie del nostro Paese ed esprimono un bisogno ancestrale dell’uomo, soprattutto in tempi di crisi: cercare rifugio, conforto e protezione nel divino».
I santuari più venerati
È quello che per secoli è successo nel minuscolo Santuario della Madonna di Trava, in Friuli-Venezia Giulia, dove, fin dalla metà del 1600, si recavano le neomamme che avevano partorito i loro bambini morti. Secondo diversi racconti, ponendo il corpo del bimbo su un altare si assicurava al figlio una momentanea resurrezione che permetteva di far battezzare il piccolo, che così si assicurava l’ingresso in Paradiso.
Veneratissimo anche oggi è il Santuario di Notre-Dame de la Guérison (Nostra Signora della Guarigione), a Courmayeur, sul Monte Bianco: qui guide alpine e scalatori si rivolgono alla Madonna della montagna per avere protezione, e tra i tantissimi ex voto portati in segno di ringraziamento, ci sono anche il kajak e la tenda della prima spedizione italiana al Polo Nord.
San Gennaro a Napoli
Una delle espressioni più potenti della fascinazione verso l’evento prodigioso è il culto di San Gennaro a Napoli. «Dal 1389, data del primo miracolo attestato, ogni anno per 3 giorni – il sabato precedente la prima domenica di maggio, il 19 settembre e il 16 dicembre – si attende il prodigio della liquefazione del sangue del Santo, raccolto in due ampolle» racconta l’esperto. «Se il sangue si scioglie, è considerato di buon auspicio. Se non succede, è presagio di eventi infausti».
Lo scorso dicembre, nell’anno della pandemia, non si è sciolto. Era accaduto anche nel 1973, periodo della diffusione del colera a Napoli e nel settembre del 1980, anno del terremoto in Irpinia. «Un prodigio che ricorda il vaticinio di un oracolo, e a cui partecipa l’intera comunità partenopea, credenti e non, in un mix di culto laico e fede religiosa, storia e attualità» spiega Benazzi.
Il bisogno del divino
Al culto secolare si affianca un altro aspetto, molto contemporaneo. «Nella società attuale, sempre più digitale, viviamo in una dimensione di “iper-realtà” in cui tutto è fatto di dati e quindi è misurabile, freddo» osserva la critica dell’arte Maddalena Alvi. «Il bisogno di divino si concretizza nelle reliquie dei santi, che diventano simbolo di mistero, sacralità e bellezza».
Come non restare a bocca aperta, davanti a quel capolavoro di arte orafa gotica che è il Busto di San Gennaro, con la sua mitra tempestata di oro, diamanti, smeraldi e rubini? O di fronte all’imponente altare maggiore della Basilica di Padova, opera di Donatello, e ai rilievi in bronzo che narrano i miracoli di Sant’Antonio? «Le opere d’arte che raffigurano i miracoli hanno il potere di tradurre un’esperienza mistica in una sorta di “fotografia spirituale” dell’evento nel momento in cui accadeva» spiega Alvi. «Oggi, da una parte contribuiscono ad aprire la porta alla ricerca di significati e punti di riferimento che l’evidente e il razionale non riescono a dare, dall’altra offrono un senso di continuità e sicurezza tra passato, presente e futuro».
La forza del miracolo sta nella sua unicità, gratuità e democraticità: accade qui e ora, e tocca chiunque, che sia credente o no
L’interesse per le reliquie
Non stupisce quindi l’interesse per le reliquie testimoniato dalla nuova docuserie Sacra Bellezza, un viaggio alla scoperta dei luoghi in tutta Italia in cui vengono custoditi e venerati importanti oggetti sacri (su NowTv in streaming). E online è un vero boom: secondo i Carabinieri, sono più di 5.000 i reliquiari trafugati dal 1970 a oggi e il fenomeno è in crescita.
Capita così, nonostante il divieto del Vaticano, di trovare su eBay e sui siti d’aste “frammenti di santità”, la cui autenticità è ovviamente tutta da verificare: “bastano” 300 euro per una lettera di benedizione di Padre Pio, mentre bisogna sborsarne quasi 10.000 per un reliquiario che conterrebbe i capelli della Vergine Maria. «Il rischio è quello di ridurre i santi a dispensatori di grazie e favori, equiparando le reliquie ad amuleti e talismani, in linea con l’approccio che ha portato all’ascesa di astrologia, cartomanzia e pratiche magiche» nota Benazzi.
Ma la forza del miracolo è un’altra: «Sta nella sua unicità, gratuità e democraticità. Accade qui e ora, non è riproducibile e può toccare chiunque, credente o no, meritevole o meno». Lo ha detto anche il fisico Antonino Zichichi: «I miracoli sono la prova che la nostra esistenza non si esaurisce nell’immanente. Ma c’è di più». E per questo non possiamo farne a meno.