Per la prima volta, solo io, lui e mia mamma
Cristina Fogazzi, l’Estetista Cinica, fondatrice dell’azienda beauty Veralab
«Ho sempre trascorso il Natale con tanti amici, fin dai tempi in cui a Brescia abitavo nell’appartamento più brutto del mondo. Io li aspettavo, insieme alle loro famiglie, per la tombolata dopo cena: dovevo soppalcare il locale per ospitare tutti! Ero anche abituata a festeggiare qualche giorno prima, prendendo un volo low cost per una città “vicina”, che fosse Palermo o Londra. Quest’anno non farò nessuna delle due cose. Festeggerò con gli “intimissimi”, mio marito e mia madre. E non cucinerò: la mia tradizionale insalata di pollo con tanta maionese resterà in stand-by per un anno. Ordinerò la cena della Vigilia al ristorante: la fissa del pane fatto in casa mi è passata con il primo lockdown! Per rispettare le norme ho annullato la festa in azienda con il mio team: è un peccato perché per il fatturato è stato un anno felice, ma la felicità si gode appieno solo se può essere condivisa con chi ha contribuito a costruirla. Il regalo che vorrei? Ritornare alla vita di prima e infilare gli stivali di Lanvin che ho comprato e non ancora indossato. In casa ho il parquet e i tacchi li escludo. Se nel 2020 ho acquistato la mia prima tuta, nel 2021 gli stivali li metterò, fosse anche in pieno agosto».
«Sarò ancora più fedele alla tradizione delle feste, sia nel menu sia nella mise en place. Ogni anno apparecchio con la stessa tovaglia rossa e con il servizio di piatti della nonna».
Benedetta Parodi
Farò meno regali, ma più pensati
Luca Bianchini, scrittore. Il suo ultimo libro è Baci da Polignano (Mondadori)
«Quest’anno passerò il Natale senza i miei numerosi cugini, figli delle sorelle di mia madre. Ci siamo sempre ritrovati in 15-20 parenti e a me toccava la parte di Babbo Natale. La interpretavo con una certa cattiveria imponendo prove tremende ai bambini che chiedevano i regali, come far cantare a un tifoso della Juve l’inno del Torino e viceversa. Quest’anno festeggerò solo con i miei genitori e mio fratello a Torino: sul tavolo gigantesco del salotto che usiamo di solito in 20 sembreremo una famiglia reale, di quelle in cui si cena a distanza chilometrica l’uno dall’altro. Cerco di cogliere l’unicità di questa festa, perché sarà un momento indimenticabile in ogni caso. Come lo sono stati, a modo loro, i 2 Natali che ho passato lontano dalla famiglia: uno a Londra con un amico australiano, irripetibile nella sua malinconia da film romantico, e uno a Roma dove, bloccato per lavoro, ho consumato da solo la cena di Natale. Sono stati un po’ tristi, ma li ho comunque apprezzati perché sono serviti a farmi capire meglio la bellezza dei Natali che davo per scontati. E poi credo che questo Natale ci obbligherà a stimolare la fantasia. Tempo fa ho invitato a cena alcuni amici mettendo il buffet al centro della stanza e piazzando le persone agli angoli, per rispettare il distanziamento. Chissà cosa dovrò inventarmi per le feste. E poi ci sono i regali, che dovrò spedire anziché consegnare a mano. Credo che alla fine il livello migliorerà: anziché la candela profumata comprata all’ultimo secondo per il conoscente che si vede una volta l’anno, faremo meno doni ma più pensati. Io ai miei fan regalerò le cartoline con la cover di Baci da Polignano, il mio ultimo libro: non le manda più nessuno e con 1,70 di francobollo fai un figurone!».
«Il mio Natale sarà allo stesso tempo uguale e diverso. Starò in famiglia, come sempre, ma senza mio padre che ho perso da poco».
Francesco Totti
Prepareremo gli struffoli della nonna via webcam
I ragazzi di Casa Surace: Riccardo Betteghella, Andrea Di Maria, Bruno Galasso, Alessio Strazzullo, Daniele Pugliese, Simone Petrella e Beppe Polito
«A Casa Surace il Natale è una cosa molto importante. Non è solo condivisione di spazi e cibo, ma soprattutto di emozioni. È vero, dobbiamo rinunciare alle feste con centinaia di parenti ma ci siamo organizzati per fare la più grande tavolata virtuale online d’Italia. Alcuni di noi si impegneranno in cucina seguendo a distanza, via webcam, la ricetta degli struffoli della mamma e della nonna, altri faranno una maratona dei film di Natale. La tradizione è tradizione! Per i fuorisede che non potranno stare con le loro famiglie siamo sicuri che ci saranno vagonate di “pacchi da giù” con tanto di apertura in videoconferenza! Un «favorite» e un «buon appetito» si possono dire anche attraverso uno schermo, o no? Certo, rinunceremo a friggere per 200 persone: friggiamo meno questo Natale per friggere di più gli anni prossimi!».
Mi godrò il calore di casa… senza cucinare!
Antonia Klugmann, chef di L’argine a Vencò (Gorizia), una stella Michelin, e giudice a MasterChef nel 2017
«Questo mese inauguro un punto di cibo da asporto a Trieste, la mia città. Ho inserito nel menu piatti casalinghi, diversi da quelli che si mangiano nel mio ristorante, perché credo che questo Natale le persone abbiano ancora più voglia, e bisogno, del calore e della rassicurazione delle cose di una volta. Ci sono pesce affumicato, che a me ricorda un viaggio in Scozia con mio padre, patè e tacchino al forno. Trieste è una città multiculturale e il tacchino mi fa pensare ai festeggiamenti con una famiglia inglese che lo mangiava ripieno di mele e frattaglie. Non so ancora se lavorerò, ma spero di no. In passato chiudevo il ristorante a Natale perché per me, che sono sempre in cucina, la vera festa è quando mi siedo a tavola. Starò con mia madre e mia sorella alla fine di un anno strano: doloroso perché tutti conosciamo qualcuno che è stato colpito dal virus, ma fruttuoso dal punto di vista lavorativo. Nei mesi in cui siamo stati aperti le prenotazioni sono fioccate: le persone hanno capito il valore, e la fortuna, di potersi permettere e di poter condividere un pasto di qualità. Il Covid ci ha tolto molto, ma ci ha dato la consapevolezza di quanto sia importante riconoscere i bei momenti».
«Quando i figli erano piccoli adoravo addobbare tutta la casa, adesso i ragazzi sono a Milano e io non ci tengo più tanto. Forse sarò a casa di un’amica. Le amiche valgono oro».
Barbara Bouchet