Le sfilate cambiano?
Se fino ad una decina di anni fa le sfilate erano solo per gli addetti ai lavori e ospiti speciali, da qualche anno a questa parte, dall'arrivo dei blog prima e dei social media poi, abbiamo visto come l'evento sia cambiato in un modo che forse nessuno si aspettava e, per certi aspetti, incontrollabile.
Prima gli appassionati aspettavano con trepidazione i due minuti dedicati al fashion show dai telegiornali o tutto il meglio delle sfilate sulla rivista preferita, poi, con Instagram, Facebook, Twitter, Snapchat e chi più ne ha più ne metta, le cose sono decisamente cambiate.
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Le sfilate 2.0
Tutto in tempo reale, in qualsiasi modo, con qualsivoglia hashtag o interpretazione, le sfilate sono diventate "carne da social", finite nel tritatutto del "cotto e mangiato", mesi e mesi di lavorazioni bollate con un tautologico "amazing!".
Ora, tutto questo poteva e può essere utile nel permettere alla moda, quella con la M maiuscola di scendere dall'Olimpo per essere apprezzata anche da chi, non può vederle dal vivo e magari ne capisce anche di più di chi ha la fortuna di essere presente e preferisce immortalrsi con un selfie piuttosto che commentare quello che è stato invitato ad ammirare.
Le novità di New York
Però, per buyers e stilisti la musica sembra decisamente diversa e lo conferma Diane Von Furstenberg, presidente del CFDA, Council of Fashion Designers che in un'intervista a Wwd ha dichiarato: "Stilisti, retailers e un po’ tutti si stanno lamentando delle sfilate. C’è qualcosa che non funziona più a causa dei social media, le persone sono confuse".
Il problema principale, come riportato anche da Pambianco è che, condividendo collezioni che non arriveranno consegnate nei negozi se non dopo sei mesi dall'uscita in passerella, il consumatore finale è confuso.
Il Consiglio, comunque, ha già accolto la richiesta e pensato a dei provvedimenti: "Abbiamo alcune idee, pensiamo che le sfilate debbano essere maggiormente vicine alle esigenze dei clienti", continua la Furstenberg. Si potrebbe pensare di fare delle sfilate con le collezioni che è già possibile trovare nei negozi, mentre fare delle presentazioni semestrali ridotte ai buyers.