Magari è capitato anche a te in questi mesi di quarantena e di uscite limitate. Oltre ad aver sperimentato la comodità della tuta, del cosiddetto “loungewear” – l’abbigliamento morbido da casa – se non proprio quella del pigiama, migliori alleati dello smart working, l’altro indumento che molte donne hanno deciso di accantonare è il reggiseno. Lavorando da casa, riducendo al minimo le uscite sociali, perché costringersi a indossare qualcosa che per tante è sinonimo di costrizione, scomodità, obbligo sociale? Sui social le battute si sprecano: la giornalista di Buzzfeed Tomi Obaro se n’era accorta a maggio, quando ha scritto in un tweet diventato virale «Non credo che i reggiseni torneranno alla fine di tutto questo». E in effetti quella del rifiuto del reggiseno è molto più di una tendenza che la pandemia sembra aver accelerato e, soprattutto, non è affatto nuova.
È simbolo di battaglie femministe anche all’epoca dei social
Senza scomodare le femministe che negli anni Sessanta e Settanta lo consideravano lo strumento di coercizione per eccellenza – colpevole di ipersessualizzare il corpo della donna ma soprattutto di essere scomodo –, basta guardare a quello che negli ultimi anni è successo sui social per rendersi conto che, in realtà, anche le nuove generazioni di donne hanno intrapreso da tempo la loro personale battaglia di liberazione dal reggiseno. Negli ultimi anni si è parlato più volte dell’hashtag #FreeTheNipple (“liberiamo i capezzoli”), che impazzava su Instagram, utilizzato per evidenziare il doppio standard per cui gli uomini possono tranquillamente pubblicare foto a petto nudo mentre le donne senza reggiseno vengono censurate dall’app perché «violano le regole della community». E all’interno del movimento che promuove l’accettazione del corpo, la cosiddetta body positivity, ha avuto successo l’iniziativa di Chidera Eggerue, @theslumflower su Instagram, che cercava di normalizzare il seno “cascante” tramite l’hashtag #saggyboobsmatter, a metà tra ironia social e critica degli standard di bellezza unici.
Merito del successo dell’abbigliamento comodo
I reggiseni costrittivi, soprattutto quelli con il ferretto che più danno fastidio, potrebbero essere – semplicemente – passati di moda. Finiti i tempi di Eva Herzigova in WonderBra e degli angeli di Victoria’s Secret, i nuovi modelli di bellezza e sensualità sono molto diversi da quelli del recente passato: basta pensare a Rihanna e alla sua linea di lingerie Savage X Fenty, che ha puntato tutto proprio su un intimo che fosse comodo e adatto a tutti i corpi, non solo a quelli di statuarie modelle, senza rinunciare alla sensualità. Oppure ancora, a come l’intimo modellante è diventato di tendenza: le donne di oggi sembrano mettere la comodità al primo posto. D’altra parte, i trend più forti negli ultimi anni sono stati proprio il loungewear, il leisurewear e l’athleisure, tutti termini che si usano per indicare l’abbigliamento comodo più in generale e quello che prende in prestito dallo sport.
Così la tuta, i leggings per lo yoga, le sneaker, le bralette (i reggiseni senza ferretto molto di moda oggi) e i top sportivi sono finiti per entrare nel guardaroba di tutti i giorni anche fuori dalla loro originaria destinazione d’uso. Questo perché, allo stesso tempo, è cambiato di molto il concetto di formalità dell’abito, sia per gli uomini che per le donne. Almeno dagli anni Novanta, infatti, è in atto quella che si chiama “casualizzazione” del guardaroba, per cui ci mettiamo sempre meno completi formali e sempre più abiti comodi, pensati per funzionare sia in ufficio che nel tempo libero.
Ma fa bene alla salute non indossare il reggiseno?
L’altra questione che riguarda il reggiseno, infine, è la domanda che spesso ci facciamo sin da quando siamo piccole: ma non fa male non indossarlo? Tenendo conto che le esigenze cambiano di molto a seconda del tipo di seno che una donna ha, è vero che non c’è una verità scientifica univoca sulla sua reale utilità. Come ha scritto recentemente Emine Saner sul Guardian, «il tipo di indumento che conosciamo come reggiseno è in circolazione da circa 100 anni, in sostituzione del corsetto, ma è diventato qualcosa che indossiamo automaticamente senza metterne in discussione il perché».
Ne abbiamo davvero bisogno? Per le donne che soffrono di dolore al seno certamente sì, come ha spiegato Joanna Wakefield-Scurr, professoressa di biomeccanica all’Università di Portsmouth che guida un gruppo di ricerca sulla salute del seno, così come è utile indossare un reggiseno di quelli appositi quando si fa sport, per evitare lesioni e smagliature. L’esperta, però, sottolinea anche come non esistano prove che indossarne uno tutti i giorni prevenga il rilassamento a lungo termine, che può accadere per età, forza di gravità, gravidanza e genetica tra le altre cose, visto che mancano studi approfonditi in materia. Quindi se in quarantena ti sei abituata a vivere senza, tanto vale non sentirsi in colpa.