Buone notizie per tutti quelli che, quando portano a far riparare un oggetto vecchio, sono stufi di sentirsi rispondere: «Le conviene comprarlo nuovo». Negli ultimi tempi sembra essersi risvegliato il desiderio di aggiustare le cose, anche quelle che fino a ieri finivano senza rimpianti in discarica. Dalla bicicletta dimenticata in garage alla macchina da cucire della nonna, al centro di questo revival economico e sentimentale c’è ovviamente anche la questione ambientale. Per la Banca Mondiale ognuno di noi produce circa un chilo di rifiuti al giorno, molti dei quali hanno un impatto dannoso sul Pianeta.

«Dare una seconda vita a frigoriferi, pc e telefonini è un bell’antidoto alla logica dell’usa e getta e all’obsolescenza programmata, la politica commerciale che accorcia la vita di un prodotto spingendo a comprare il nuovo modello» spiega Ugo Vallauri, codirettore della Ong britannica The Restart Project (therestartproject.org), una delle comunità di riparatori volontari più attive, che ha esportato questa cultura nel mondo. Ma i centinaia di gruppi locali di restarters che si sono creati in questi anni non si riuniscono solo per dare una mano all’ambiente: partecipare ai Restart party è divertente e gli eventi stanno riscuotendo grande successo, soprattutto tra i ragazzi.

Cosa sono i Restart party

Questi incontri incuriosiscono già a partire dallo slogan «Repair, don’t despair» («Ripara, non disperare») e vengono organizzati, covid permettendo, ogni mese (di solito durante il weekend): gli “aggiustatutto” mettono a disposizione gratuitamente la loro professionalità e competenza per aiutare le persone a rimettere in sesto amplificatori, telefoni cellulari, monitor, computer e qualsiasi gadget tecnologico della vita di tutti i giorni.

Seduti attorno ai tavoli, allestiti con gli attrezzi da lavoro, i partecipanti aspettano il proprio turno, segnato su una lavagnetta, per sottoporre gli oggetti fuori uso. «I volontari li riparano sul momento, ma non solo. Se hai voglia di imparare ti insegnano anche come sostituire lo schermo del telefonino o la scheda elettronica di un robot da cucina». Non tutto si riesce a mettere a posto. Ma ci si tenta sempre e se si scopre che servono pezzi di ricambio i restarter aiutano a trovarli.

Gli appuntamenti, che non hanno una sede fissa, vanno cercati online e su Facebook: in Italia i più attivi sono i gruppi di Torino, Milano, Venezia e Pavia.


Il film The Repairman, opera prima di Paolo Mitton, è una storia curiosa e ironica: racconta le disavventure di un ingegnere mancato che si guadagna da vivere riparando macchine da caffè. Da vedere!


Repair cafè: laboratori aperti a tutti

Ma non ci sono solo pc e smartphone. Se vuoi aggiustare la vecchia macchina da cucire della nonna o il lampadario che hai trovato in soffitta, quello che fa per te è un Repair cafè (www.facebook.com/repaircafeitalia).

«A ognuno dei nostri eventi si riparano gratis 20-30 oggetti di ogni tipo ma soprattutto si imparano facilmente le tecniche base» racconta Vittoria De Mare, coordinatrice del Repair Cafè Trento che organizza colazioni di riparazione fai-da-te al caffè letterario Bookique.

Se ti incuriosisce capire come si smontano le cose, come si cerca il guasto e come si aggiustano le parti rotte, verrai coinvolta nella riparazione. Lo spirito è proprio questo: trasmettere capacità alla persona che ha portato l’oggetto, con l’idea che, la volta successiva, possa provare da sola ad aggiustare.

Nei Repair cafè di solito non si aggiustano oggetti tecnologici. «Da noi le persone portano dall’asciugacapelli all’orologio, dalle biciclette al pota ulivi» aggiunge Annarita Guarducci, architetto e cofondatrice del Repair Cafè di Perugia (rifiutizeroumbria.blogspot.com). Ma alcuni ammettono anche abiti e accessori.

Punto di riferimento della community è la piattaforma repaircafe.org che fornisce anche un kit di inizio attività, se vuoi progettare di aprire un tuo Repair cafè, e un report degli interventi effettuati (nel 2019 hanno salvato 420 tonnellate di rifiuti: quanto un Boeing 747 a pieno carico!). Gli incontri si svolgono in spazi fissi aperti ai cittadini del quartiere, come il Lab Barona (www.instagram.com/lab_barona), primo Repair Cafè di Milano nato a fine 2020 dalla cooperativa La Cordata.

«Stiamo allestendo un grande laboratorio in via Ettore Ponti 15, presso il Villaggio Barona, arredato con mobili rimessi a nuovo (qui infatti il focus è sulla riparazione di arredi, ndr) e banconi da lavoro dove fare incontrare giovani e anziani, in una dimensione di vicinanza, socialità e scambio reciproco di competenze» racconta la coordinatrice del progetto Valeria Inguaggiato. I prossimi appuntamenti per ora sono in modalità online: li trovi sulla pagina www.facebook.com/labbarona.

Gli indirizzi giusti

Milano
Conserva.Mi è l’attrezzeria del quartiere Giambellino che mette a disposizione dei cittadini pinze e martelli per le riparazioni (www.facebook.com/conservami.attrezzeria). L’associazione Giacimenti Urbani organizza appuntamenti per riparare insieme e mappa i luoghi del territorio impegnati nella riduzione dei rifiuti (www.giacimentiurbani.eu).

Torino
Tra le varie iniziative torinesi (www.facebook.com/RestartersTorino) Artigian(ell)i Digitali è il primo progetto avviato in una scuola. Gli alunni hanno riparato gratis piccoli dispositivi elettronici imparando anche un mestiere. Una bella idea da copiare.

Roma
Aggiusto Tutto (www.aggiustotutto.com) è stato il primo Repair Cafè aperto in Italia, nel 2015. Seguito da quello aperto alla Città dell’Utopia.

Cagliari
Riciclo creativo anche al Repair Cafè di Sestu, periferia del capoluogo sardo (www.facebook.com/repaircafesestu).