Per molti il Salento è solo mare cristallino e sapori irresistibili. Per altri è terra da cui migrare: secondo l’Istat, 31.000 giovani tra il 2009 e il 2018 hanno cercato fortuna altrove. Oggi, invece, c’è chi approda a Lecce e provincia e decide di viverci stabilmente o per diversi mesi all’anno. Innamorandosi della cornice naturale, ma soprattutto della gente e della vita scandita a un ritmo più lento e rigenerante.
Lo racconta la giornalista Giorgia Salicandro nel volume I nuovi salentini. Storie di chi è arrivato nel Tacco d’Italia (Tau editrice/Fondazione Migrantes). «È stata una sorpresa anche per me scoprire un mondo nuovo, diventato polo di attrazione per artisti e pensionati, studenti universitari e migranti» spiega l’autrice. Come il suo compagno Redi Hasa, violoncellista 43enne. «Mio padre è stato ballerino al Teatro dell’Opera di Tirana, mia madre ha insegnato violoncello per una vita» ricorda. «Studio musica sin da quando avevo 6 anni e, finito il liceo, avrei dovuto frequentare il Conservatorio. Ma nel 1997 in Albania c’era di fatto una guerra civile. Mio fratello Ekland, pianista, si era già trasferito nel Salento da qualche anno dopo una tournée e mi disse di raggiungerlo. Ho vinto una borsa di studio a Lecce e sono partito. All’inizio per mantenermi ho fatto il pizzaiolo e il bagnino».
Dell’altra sponda dell’Adriatico lo affascina «la musica popolare: ho iniziato a studiarla, cercando di trovare il cuore della tradizione per farla mia e trasformarla, contaminandola di suoni balcanici. Lo racconto nel mio album da solista The stolen cello, uscito a settembre». E conclude: «In Salento non mi sono mai sentito uno straniero», complice da 3 anni anche l’amore per Giorgia. Galeotta è stata proprio l’intervista confluita nel libro.
I musicisti promuovono l’integrazione sociale
La loro non è l’unica coppia “mista” a essersi formata. Anna Kitlas, oggi 35enne con una figlia di quasi 1 anno, è arrivata nel 2009 dalla Polonia per il progetto Erasmus, a pochi mesi dalla laurea in Relazioni internazionali. «Ho scelto Lecce perché è una città fra 2 mari, quando potevo andare in Spagna, Portogallo, Bielorussia e, in Italia, optare fra Padova e Firenze» confessa. Grazie a un amico comune, nei 4 mesi di permanenza conosce Francesco Ferreri, in arte Cheko’s, street artist. «Non ci siamo innamorati subito. Ai miei ho comunicato che volevo tornare a Lecce per imparare bene l’italiano, nel frattempo facevo la cameriera. Poi ho cominciato a studiare bandi europei per progetti artistici: siamo andati in Lussemburgo, Inghilterra, Germania, Francia, Polonia, Albania, anche in Indonesia e Cina. Nella nostra casa abbiamo ospitato artisti da ogni parte del mondo, che hanno dipinto con noi murales in tutta la città e non solo».
Fra le ultime opere di Francesco Ferreri, la parete esterna del reparto oncologico di un ospedale a Brindisi. «Oltre al clima, del Salento mi piacciono le persone aperte, il cibo, le feste» aggiunge.
Invece Amdy Diokhane, quasi 39 anni, ha le radici in Senegal. Appena arrivato in Salento nel 2012, dopo aver vissuto a Milano e Bergamo, ha deciso di vendere sul suo banchetto da ambulante borse artigianali made in Africa. «Le compravo dall’associazione francese Vanmad, che incoraggia le donne del mio continente a lavorare. E la rafia intrecciata alla paglia era fatta di plastica riciclata: un modo per ridurre l’inquinamento». Visto che d’inverno arrotondava con un lavoro da aiuto cuoco, ha pensato di diventare sushi-man a tempo pieno, per la gioia di Roberta, la sua compagna salentina che veste come una senegalese. «Qui le persone sono molto accoglienti e non è difficile integrarsi» dice Amdy.
Concorda il 46enne Talla Ndiaye, cantante, anche lui originario di Dakar, approdato a Lecce dopo 2 anni in Veneto e scoperto dal trombettista Cesare Dell’Anna, «artista impegnato da anni nel campo dell’integrazione sociale attraverso la musica, con progetti che avevano dato voce a tanti cantanti provenienti dall’Africa. Ora ci esibiamo insieme».
Camperisti e pensionati dal Nord Italia e dall’Europa trascorrono qui l’inverno
Del Salento catturano anche i paesaggi mozzafiato e le atmosfere barocche: parola di Uli Weber, fotografo di moda tedesco che ha ritratto celebrities come Bruce Willis, Sting, Hugh Grant, Kylie Minogue. Per tutta l’estate, fino a ottobre, preferisce vivere non nelle case di Londra e Berlino, ma in quella stile Liberty comprata nel 2006 nel centro storico di Salve. «È una cittadina piccola ma con vista mare e campagna, e molta privacy. Una patria adottata, con il suo fascino» rivela.
La sua scelta è condivisa da decine di camperisti, soprattutto pensionati, che però preferiscono i mesi invernali: «Dal Nord Italia (oltre che da Germania, Austria, Olanda e Svizzera) si trasferiscono qui da novembre fino a marzo o aprile, conquistati dalle temperature miti, dalla vita all’aria aperta e dalle spese della bassa stagione, inferiori a quelle di riscaldamento nelle loro case. Quest’anno, con la preoccupazione del lockdown, alcuni clienti sono arrivati già alla fine di settembre» testimonia Giuseppe Coppola, amministratore del “Camping la Masseria” a Gallipoli e presidente della sezione turismo di Confindustria Lecce.
E il Salento richiama anche quelli che lo avevano lasciato: il 35enne Danilo Zaia, per esempio, ha studiato a Perugia Scienze ambientali, si è trasferito a Cagliari per lavoro e per amore, ma 4 anni fa è rientrato a Corsano con la moglie sarda. «Abbiamo fondato Edeno, associazione di turismo sostenibile, e a maggio una cooperativa che dà lavoro ad altre 8 persone. Nonostante le difficoltà legate alla pandemia, la “restanza” è un’azione di coraggio, forza e passione».