Per la terza volta da quando è iniziata la pandemia, le sfilate di Milano si tengono in versione completamente digitale, una formula che sta rivoluzionando il modo in cui i marchi di moda si raccontano. Tra gli spettatori, ormai, non ci sono solo gli addetti ai lavori, le celebrity e i clienti più affezionati, ma anche un’enorme platea virtuale che contribuisce a far circolare il nome del marchio e il cui interesse e partecipazione sono ormai una misura del successo di un “evento”, seppur digitale. Per questa fashion week, la moda non ha rinunciato a dare spettacolo: dalla prima volta di Valentino al Piccolo Teatro di Milano alla collezione di Prada dove si respirava un’inattesa sensualità, gli show da ricordare non sono stati pochi: ecco i nostri preferiti.
Le signore di Fendi
Dopo la prima prova con la collezione couture presentata a Parigi un mese fa, il nuovo direttore creativo Kim Jones torna a sfilare, questa volta a Milano, con la sua prima collezione femminile Ready To Wear. Un territorio che per lui, specialista nell’uomo, è chiaramente nuovo, ma che questa volta già fa intravedere una maggiore chiarezza di visione: il designer inglese, infatti, esplora la femminilità della casa di moda romana e prova a costruire un guardaroba “casual” ispirato allo stile delle cinque sorelle Fendi che hanno fatto la storia del marchio. Cappotti eleganti, abiti morbidi che abbracciano il corpo e una “giacca-camicia” che fa da passe-partout: un buon equilibrio tra comfort ed eleganza.
Le paillettes di Prada
Ad ospitare la nuova collezione per la Autunno Inverno 2021 di Prada, disegnata per la terza volta da Miuccia Prada insieme al co-direttore creativo Raf Simons, sono le stanze “sospese” progettate da Rem Koolhaas, archistar che cura gli allestimenti del marchio. Pavimenti di pelliccia (rigorosamente finta) e marmi colorati si alternano sotto i passi dei modelli che si muovono, anzi ballano, sulla musica di Richie Hawtin, in arte Plastikman, musicista e collaboratore di Simons. Ci sono le pellicce, i cappotti e i completi maschili indossati sopra la tuta di calzamaglia (il cosiddetto “long John”) che era comparsa nella collezione uomo, un accessorio antico che qui copre ma allo stesso tempo mette in evidenza il corpo. E ci sono le paillettes, nella versione cerebrale di Prada: ricoprono i colli aperti di cappotti, bomber e pellicce e sembrano suggerire una voglia di tornare a uscire per divertirsi.
Il futuro secondo Ferragamo
Si intitola “Future Positive” la collezione presentata dal designer Paul Andrew per Ferragamo, che per presentarla ha scelto di dirigere quello che lui stesso ha definito con ironia «una specie di film sci-fi». Guardando il video, sembra quasi di stare sul set di Gattaca, il film del 1997 con Uma Thurman, Ethan Hawke e Jude Law, ma il guardaroba immaginato da Andrew è molto più colorato, fluorescente e ottimista. Pelle, PVC e lana sono tagliati con la precisione e la leggerezza che caratterizza il lavoro del designer britannico, classe 1979, che sa come trasportare nel futuro la sapienza in fatto di materiali e tessuti preziosi che hanno fatto la storia del marchio italiano.
L’eleganza di Giorgio Armani
Un anno fa Giorgio Armani era stato il primo a sfilare a porte chiuse dopo il caso di Codogno: il segno inequivocabile che niente era più come prima, e una prontezza di riflessi che molti, in quel momento, non avevano ancora avuto. Durante lo scorso anno, il signor Armani ha più volte ribadito la necessità di ripensare il sistema della moda, rallentandone i ritmi folli e concentrandosi sui fondamentali. Per la collezione Autunno Inverno 2021, lo stilista sfila come sempre all’Armani/Teatro: al centro della scena c’è un grande gorilla verde, una riproduzione realizzata dall’artista Marcantonio Raimondi Malerba, di Uri, il primate nero a grandezza naturale, proveniente da un set cinematografico, donato molti anni fa allo stilista e da allora parte dell’arredo del suo salotto di casa. Per Armani, Uri è il simbolo di molte colse: del suo amore per il cinema, intanto, ma anche della sua voglia di comunicare in maniera diretta con il pubblico. È anche un richiamo all’ambiente e alla necessità di prendersene cura.
Il romanticismo punk di Valentino al Piccolo Teatro
Per la sua seconda volta a Milano (aveva già sfilato a settembre all’ex fonderia Macchi in zona Bovisa, mentre a gennaio ha portato la sua couture alla Galleria Colonna di Roma), il direttore creativo di Valentino Pierpaolo Piccioli ha scelto un luogo speciale della città, e cioè il Piccolo Teatro, il primo teatro permanente e pubblico d’Italia, fondato nel 1947 da Paolo Grassi e Giorgio Strehler. Un luogo che è simbolo di un modo consapevole e progressista di fare cultura, cui Piccioli ha voluto aggiungere il suo personale atto che utilizzasse il linguaggio potente e multiforme della moda. Sul palco nero illuminato da fasci di luce che seguono i modelli, cullati dalla voce di Cosima accompagnata dall’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, sfila una collezione dove gli unici colori sono il bianco e il nero, con qualche tocco di oro. Capi e accessori sono pensati allo stesso modo per l’uomo e la donna e prendono in prestito dalla couture tagli e materiali: a cambiare sono i volumi, che qui si fanno più pratici, risoluti, radicali. L’immagine finale è bellissima e rappresenta il meglio che il nostro Paese ha da offrire.