Altro che digital detox. L’estate sembra sia la stagione nella quale dello smartphone e delle app proprio non si può fare a meno: sia per se stessi, con un controllo ossessivo della propria e delle altrui bacheche, per sbirciare cosa postano le amiche, dove vanno in vacanza e con chi; sia per i figli, ai quali spesso viene concesso di passare più tempo con il cellulare o il tablet in mano, a giocare ai videogames o a chattare. Il risultato è uno stato di ansia maggiore, che non lascia spazio al meritato relax. Senza contare i costi maggiori per pagare le ricariche telefoniche.
Social e sensi di colpa
Secondo una ricerca, il 28% delle mamme e papà italiani dice di sentirsi sotto pressione ad ogni post sui social che riguarda l’estate, perché generalmente viene presentata un’immagine perfetta di questa stagione, spesso lontana dalla realtà.
Per i genitori, poi, si tratta di un periodo dell’anno nel quale aumentano i sensi di colpa (nel 49% dei casi), dovuti al fatto di dover lavorare e non poter dedicare il giusto tempo ai figli, liberi da impegni scolastici o attività programmate come durante l’anno. Molto spesso il disagio nasce dal fatto che bambini e ragazzi trascorrono troppo tempo in ambienti chiusi (30%).
“Il senso di colpa può esserci, ma non bisogna estremizzare, bensì essere coerenti. Il periodo di stacco dalla routine, rappresentato dall’estate, può permettere ai genitori di osservare in maniera più realistica come sono i nostri figli, di “conoscerli”, anche proprio attraverso l’uso che loro fanno dei social o della tecnologia” spiega a Donna Moderna Barbara Volpi, psicologa e psicoterapeuta, specializzata in adolescenza e digital.
L’ansia del selfie perfetto
Secondo il sondaggio, condotto da Groupon, da un lato alcuni genitori ricorrono a “finte malattie” per poter restare un po’ con i figli nel periodo estivo (43%), dall’altra si sentono più stressati loro stessi per effetto dei social a causa della tentazione di “sbirciare” cosa fanno le amiche in vacanza, dove vanno e che foto postano: spesso cresce l’ansia nel cercare di pubblicare, a propria volta, selfie e scatti perfetti per offrire la migliore immagine di sé e delle proprie vacanze. Secondo la ricerca, questo capita a 1 genitore su 3, così come nel 32% dei casi la frustrazione del genitore aumenta quando i figli raccontano delle attività che hanno visto fare dai loro amici sui social.
Lo smartphone come baby sitter
Ma davvero internet e i dispositivi elettronici finiscono con il diventare baby sitter, specie d’estate?
La Società italiana di pediatria ha confermato che nel 70% dei casi i genitori usano lo smartphone come pacificatore, per calmare il figlio – specie se piccolo – e distrarlo quando fa i capricci o è nervoso. Questo comportamento, però, diventa un vero boomerang in adolescenza. I ragazzi non sono più capaci di affrontare un momento di noia, come può capitare d’estate” spiega la psicologa, autrice di Genitori Digitali (Il Mulino).
Attenzione allo “slurving”
“Si tratta di una parola che si sta diffondendo tra i teenagers, specie nelle grandi città come Roma, e sta a indicare il tempo trascorso in casa, a non fare nulla, a guardare netflix, a chattare sui social con gli amici” dice Volpi, che racconta come molti adolescenti in terapia riferiscono della paura e della incapacità dei giovani di gestire la noia e il non fare niente. Probabilmente deriva dal neologismo americano to slurve, usato per indicare un tiro ad effetto del baseball ed è la contrazione tra to slide (=scorrere) e to curve (curvare), quindi indica ciò che si fa quando si passano ore curvi sugli schermi dei propri devices.
“Credo che per un genitore l’estate sia un’occasione importante per capire che tipo di rapporto il proprio figlio abbia con internet e i social. Non è giusto demonizzare giochi come Fortnite (il videogame di sopravvivenza che impazza tra bambini e ragazzini), ma occorre capire se questi hanno monopolizzato la loro vita al punto da spingerli a non voler uscire di casa, ad esempio rinunciando a una partita di calcio con gli amici, ad andare al mare o a mangiare una pizza in compagnia” spiega la psicologa. “Da questo punto di vista la tecnologia e i social sono una lente di ingrandimento, per osservare se i figli sono autonomi o se internet è penetrato troppo nella loro vita”.
“Non sono gli strumenti ad essere sbagliati, ma l’uso che ne viene fatto” aggiunge l’esperta, che collabora con diversi atenei.
Cosa fare?
Il sondaggio Groupon indica che, per far fronte ai sensi di colpa, il 70% dei genitori fa regali ai propri figli. Le mamme, in particolare, spendono in media 187 euro alla settimana per ciascun bambino, mentre inglesi e francesi arrivano anche a 212 euro, e le tedesche a 220. Più virtuosi sarebbero i genitori spagnoli, che si “limiterebbero” a 150 alla settimana, destinati soprattutto a cene fuori (a base di pizza e hamburger nel 33%), a parchi tematici, dolci e gelati, ma senza dimenticare proprio videogiochi e ipad, in 1 caso su 5.
“Io penso che invece l’estate possa essere davvero l’occasione per osservare di più i propri figli e magari scoprire i loro talenti. È un momento in cui bambini e ragazzi potrebbero cimentarsi in attività nuove, magari scoprendo passioni e interessi che possono sviluppare nel vita futura. Se sperimentano soltanto nel web, dove tutto è bello, facile e veloce, poi il confronto con la realtà sarà duro” dice Volpi. “Sarebbe anche utile che gli stessi genitori sperimentassero un po’ di digital detox, stabilendo orari e momenti della giornata durante i quali spegnere il proprio smartphone per dedicarsi ad altro, dando l’esempio ai figli e ritagliandosi del tempo per ascoltarli e parlare con loro” conclude Volpi.