Si pensa che le affinità elettive appartengano alla sfera spirituale, ma alcune coppie trovano quella magia nello sport. Che è molto più di un passatempo comune, è una fonte condivisa di benessere, un pungolo reciproco, uno specchio della relazione che racchiude gioco e competitività, sfogo e litigio. Lo si nota nel film – e nella storia – di Linda e Silvia (nella foto di apertura), unite dalle avventure su due ruote. Lo si capisce dai racconti di Luigi e Alona, che si inseguono sulle onde, o di Domenica e Vito, che si rincorrono nelle maratone. Tre coppie che si raccontano qui.

Silvia e Linda

«La mountain bike ci unisce e aiuta a trovare compromessi: una spinge per la performance, l’altra per godersi il paesaggio»

Luna di miele e di sudore. Dopo il loro matrimonio, Silvia e Linda sono partite per un’avventura molto diversa dal canonico viaggio di nozze. Si sono prese 2 mesi per percorrere il Great Divide, l’itinerario per mountain bike più lungo al mondo, oltre 4.000 chilometri dal Canada al Messico. Hanno pedalato 8-9 ore al giorno, si sono accampate nella natura selvaggia, hanno avvistato orsi e ammirato le Montagne Rocciose, si sono ritrovate nel profondo Far West. E ne hanno tratto un film: Cicliste per caso – Grizzly Tour racconta quel percorso diventato metafora dei loro 7 anni insieme.

«Quando ho conosciuto Linda giocavo a basket da professionista in serie A2 e viaggiavo per passione, ho girato vari Paesi del mondo ma sempre in auto» racconta Silvia Gottardi, 42 anni, che ora segue la pallacanestro da cronista su Sky ed è diventata filmaker. «Linda invece ama la bici, così abbiamo iniziato pedalare e chiacchierare insieme, siamo andate prima da Milano a Lecco, poi ci siamo spinte sempre più in là, fino a Catania o a Londra… E io che da sportiva tendo ad annoiarmi se non vado al massimo, grazie a lei ho imparato ad accettare la lentezza anche nel viaggio. L’avventura ci lega e a volte ci mette in difficoltà, ma siamo diverse e complementari ed è questa la nostra forza».

Silvia Gottardi e Linda Ronzoni
Silvia Gottardi e Linda Ronzoni

Il film, presentato al Rome Independent Film Festival e imminente sulle piattaforme tv (www.ciclistepercaso.com), mostra i loro diversi punti di vista. «Spesso ho la sensazione che l’avventura sia la priorità di Silvia mentre io, pur essendo sportiva, non amo la fatica fine a se stessa. Certi giorni di salite estenuanti mi chiedo quale sia il confine tra il piacere e la sofferenza pura. Voglio anche godermi i paesaggi o visitare un museo» dice Linda Ronzoni, 52 anni, graphic designer e autrice del blog Cicliste per caso. Sono complementari anche nel racconto, Silvia e Linda, una con i video e l’altra con la scrittura. «Nei viaggi succede sempre così: lei tira dalla sua parte, io dalla mia. Un giorno vince lei, e ci sfianchiamo sul sellino, un altro sono io a imporre una pausa e lei si adegua. In quel tour ho insistito per tagliare la strada di un centinaio di chilometri e così abbiamo scoperto un luogo del Montana che sembra un set cinematografico: Silvia la considerava una“resa”, poi però ne è stata felice».

Il docufilmSi intitola Cicliste per caso - Grizzly Tour il film girato dalle protagoniste della prim
Il docufilm
Si intitola Cicliste per caso – Grizzly Tour il film girato dalle protagoniste della prima testimonianza di questo servizio (sopa, la locandina). È in uscita sulle principali piattaforme streaming ed è stato presentato all’ultimo Rome Independent Film Festival.

Tutto questo è anche nel blog nato nel 2015, con la prima volata in Patagonia, sulla scia delle due ruote e dell’empowerment. Motto: “La bicicletta è libera e sostenibile. Ed è simbolo dell’emancipazione femminile: pedaliamo verso la parità di genere!”. Linda ha aggiunto ai diari di viaggio i ritratti delle pioniere semisconosciute della storia, dall’americana Amelia Earhart, aviatrice negli anni ’20, all’italiana Alfonsina Strada, prima donna a competere coi maschi nel Giro d’Italia del 1924. È la loro musa: a lei, la coppia ha dedicato le esplorazioni del Belpaese “in cerca delle Alfonsine di oggi” e Linda i racconti intitolati Cicliste per caso. L’Italia in bici sulle tracce di Alfonsina Strada (che usciranno per Ediciclo in primavera).

Linda e Silvia il giorno delle loro nozze a Milano.
Linda e Silvia il giorno delle loro nozze a Milano.

Domenica e Vito

«Vivevamo in 2 città diverse: per vederci partecipavamo alle maratone. Oggi abbiamo un bambino, abitiamo insieme e corriamo a turno»

Un grande amore, il loro. Per anni Domenica e Vito si sono dati appuntamento alle maratone di varie città, perché vivevano lontani e volevano mantenere vive due passioni: la loro e quella per la corsa. E non hanno più appeso le scarpe al chiodo, neppure ora che, sposati e stabiliti a Firenze, hanno un bimbo di 3 mesi. «È stato concepito tra 2 maratone: quella a fine 2019 a Policoro, la mia cittadina natale in Basilicata, e quella di metà gennaio a Marrakech, in Marocco. Ho scoperto di essere incinta subito dopo» racconta Domenica Roma, 35 anni, ingegnere come il marito, Vito Nicassio. «Se non fossimo entrambi appassionati di corsa, oggi sarebbe difficile comprendere uno l’esigenza dell’altro: nei weekend ci diamo il cambio al parco, mentre uno di noi corre e si scarica un po’, l’altro passeggia con la carrozzina».

I runner 35enni Domenica Roma e Vito Nicassio.
I runner 35enni Domenica Roma e Vito Nicassio.

Si sono conosciuti all’università di Bari. «La corsa è stata un catalizzatore. Ci ha portato a condividere uno stile di vita e ci ha aiutato a fare nuove amicizie quando ci siamo trasferiti. Ora ci mancano le serate del Club Sportivo Firenze, di cui siamo soci: il martedì sera si attraversava la città anche in 100 runner, divisi in gruppi di andatura diversa» continua Vito. «Era bello soprattutto per noi ragazze che a quell’ora, d’inverno, non saremmo uscite ad allenarci da sole» conclude Domenica. «Io e Vito abbiamo velocità diverse, lui 4.30 chilometri orari, io 5.30 prima della gravidanza, e ora sono più lenta. Tra noi non c’è gara, è impossibile correre uno a fianco dell’altra. Per fortuna giochiamo anche a tennis e lì siamo meno dispari, posso prendermi la rivincita».

Alona e Luigi

«Abbiamo imparato a surfare insieme in Portogallo, ora lo facciamo a Napoli. Lui vuole sempre darmi istruzioni, io sono competitiva»

Si punzecchiano. «Lei è competitiva, vuole fare da sola, si allontana anche quando il mare è grosso. E io, da nuotatore più esperto, mi preoccupo» dice Luigi. «Vuole sempre darmi istruzioni, fa il capo» ribatte Alona. Lui: «Sono solo protettivo. E poi sono abituato così, coordino gli altri anche al lavoro». Lei: «E quindi?». Quindi ridono molto insieme, Luigi e Alona. E da un anno e mezzo si inseguono fra le onde, d’estate e d’inverno, a Napoli e non solo. Hanno iniziato nel 2019 facendo un “surf camp” in Portogallo «che sembrava una scuola militare, sveglia alle 7 e giornata intera in acqua. Non era il posto migliore per iniziare, vista la violenza dell’oceano» dice lui.

I surfisti Alona Riazanova, 34 anni, e Luigi Caprino, 45.
I surfisti Alona Riazanova, 34 anni, e Luigi Caprino, 45.

Il secondo round l’hanno fatto in Sri Lanka, più facile, mare caldo e onde morbide. Poi hanno trovato una scuola a 10 minuti da casa, a Napoli. «Da sola non avrei mai iniziato uno sport fisicamente così impegnativo e a volte pericoloso» racconta Alona Riazanova, 34 anni architetto paesaggista di Kiev, da 10 anni nella città partenopea.

«Nella vita sono paurosa e difficilmente mi lascio andare. Invece nel surf ti devi lanciare: perciò quest’esperienza è diventata un momento di crescita personale oltre che una passione da vivere insieme. E il senso di protezione di Luigi, in fondo, mi fa piacere». Qualsiasi attività riflette le dinamiche di una coppia «ma lo sport è sempre costruttivo» sostiene Luigi Caprino, 45 anni, psicoterapeuta. «A volte eccedo nelle attenzioni e Alona diventa insofferente. Ma in mare è dura, devi essere allenato. E pur andandoci anche da solo, sono più tranquillo quando siamo insieme e ci teniamo d’occhio».