I bagni di gong e la suonoterapia
«Venivo da un periodo difficile, dopo una grave malattia, quando ho fatto il mio primo bagno di gong. E lì la mia vita è cambiata. È stata un’esperienza incredibile, un viaggio dentro me stessa. Ho sentito ogni cellula del mio corpo vibrare, perdersi nel suono e lasciarsi andare a un senso di profonda quiete. Nei giorni successivi ho provato una gioia immensa nel cuore e ho riscoperto la vita».
L’intervista a Roberta Bottari, operatrice in discipline bionaturali e in tecniche energetiche vibrazionali, comincia così, con il racconto di come è iniziata la sua storia d’amore con il gong che l’ha portata a diventare trainer. E a scrivere, insieme allo psicoterapeuta Fausto Radaelli, il primo libro italiano su questa tecnica di suonoterapia: Gong, strumento di trasformazione (DOitHUMAN editori). Mi ha molto incuriosito e ho scoperto che ci sono facili ma efficaci esercizi con il gong, le campane tibetane e persino la voce che proverò sicuramente.
Si ascolta anche con la pelle
Il suono è un vero e proprio nutrimento per corpo e spirito e aiuta a ritrovare equilibrio e armonia interiore. «Non si ascolta solo con le orecchie ma si riceve con tutto il corpo» spiega Roberta Bottari. «I suoni ci arrivano anche attraverso la pelle, i muscoli, il tessuto connettivo e particolari cellule che comunicano con il sistema nervoso autonomo e quello neuro-endocrino-immunologico. Il gong è uno strumento potentissimo con la sua grandissima varietà e quantità di suoni. Le sue vibrazioni penetrano in profondità e esercitano un delicato massaggio interno che arriva fino alle nostre cellule, rivitalizzandole e stimolando l’eliminazione delle tossine».
Un processo di autoguarigione
«La particolarità del gong è quella di produrre un tipo di suono detto magmatico, cioè non classificabile dalla mente razionale» racconta l’esperta. «In questo modo aiuta a uscire dal ragionamento logico, ad accedere alla mente creativa e a far emergere le nostre risorse interiori. Si attivano così processi di trasformazione e di autoguarigione. Da una ricerca che abbiamo condotto su 1000 persone a cui abbiamo chiesto di descrivere come si sentivano dopo il bagno di gong sono emersi innumerevoli benefici su corpo e mente. Il 60 per cento ha riferito che erano scomparsi o diminuiti i dolori fisici. L’80 per cento ha provato un profondo e duraturo senso di rilassamento. La maggior parte ha raccontato di essersi sentita rinnovata, di aver trovato addirittura la soluzione a un problema. Uno degli effetti è proprio quello di accelerare i processi di elaborazione, di dare la spinta per uscire da situazioni stagnanti e da una vita che non è la nostra»
Prova la suonoterapia a casa tua
I bagni di gong possono essere trattamenti individuali oppure sessioni di gruppo. In tutti i casi ci si sdraia a occhi chiusi e il suonatore percuote il gong. È un’immersione in questi potenti suoni benefici, che non a caso viene chiamato bagno sonoro. Il gong, come le campane tibetane, altro strumento di suonoterapia, può essere abbinato a pratiche come yoga, meditazione, psicoterapia, massaggi, saune. È sempre più diffuso infatti nelle spa e nei centri benessere. Ma puoi provare anche l’autotrattamento a casa tua. «L’ideale è procurarsi un gong (uno di primo prezzo costa 200 euro, mentre uno di ottima qualità dai 450 euro in su) da appendere distanziato al muro oppure, come ho fatto io, con degli anellini allo stipite della porta» dice l’esperta. «Basta suonarlo per pochi minuti, la sera prima di andare a dormire, perché migliora la qualità del sonno. E la mattina per centrarsi e caricarsi di energia».
Il diapason come l’agopuntura
Uno strumento per la suonoterapia più piccolo e maneggevole è il diapason (lo trovi a circa 40 euro). «Io me lo porto in viaggio come lo spazzolino» racconta Roberta Bottari. «Se mi sento stanca lo appoggio al centro del petto, sul chakra del cuore, e mi ricarica. Oppure se ho il collo teso lo metto lì e mi rilassa. Le vibrazioni del diapason agiscono come una sorta di agopuntura senza aghi: si propagano lungo i canali energetici e i fluidi del corpo riportando armonia e equilibrio»
La suonoterapia con la voce
La suonoterapia oltre che con strumenti come il gong, le campane tibetane o il diapason si può praticare anche con la voce. «Un facile esercizio è emettere delle vocali, quelle che vengono spontanee, alternando suoni più gravi e suoni più acuti» consiglia Bottari. Non a caso il famoso ostetrico francese Frédérick Leboyer, padre del parto dolce, suggeriva alle future mamme di imparare il canto carnatico. In pratica, l’emissione di particolari vocalizzi capaci di alleviare i dolori del travaglio.
La potenza del mantra
Funzionano benissimo anche i mantra, a partire dal classico Om, la vibrazione insita in tutto ciò che esiste. «Hanno un potere calmante e riequilibrante incredibile» aggiunge l’esperta. «Ricordo quando in un gruppo di meditazione che conducevo una donna in gravidanza mi ha detto: “Quando canti il mantra percepisco che la bambina lo sente”. Dopo il parto sono andata a trovarle e nel momento in cui ho recitato lo stesso mantra alla piccola, ha fatto un sorriso beato che mi ricorderò per sempre»
Humming: che cos’è
«Spesso all’inizio delle sessioni di suonoterapia propongo di fare humming» dice Roberta Bottari. «Una tecnica semplicissima, che regala notevoli benefici a corpo e mente. In pratica si produce un suono a labbra chiuse che trasmette internamente delle vibrazioni capaci di rilassare il diaframma e sciogliere le tensioni. E addirittura, come ha provato il medico patologo Karel Jindrak, le vibrazioni dell’humming arrivano al cervello, esercitano una specie di massaggio che aiuta l’eliminazione degli scarti metabolici, accelerando il rinnovamento del liquido cerebrospinale. Risultato: si svuota la mente e ci si sente pervasi da un senso di calma profonda».