In Italia il 13% dei cittadini ha un tatuaggio: escludendo gli over 70 (ma forse neppure del tutto) e i bambini piccoli, significa che sono moltissimi gli adulti ad avere disegni permanenti sul corpo, spesso colorati. Ma dal 4 gennaio 2022 arriva una svolta: niente più sfumature colorate, in particolare gialle, arancioni o rosse. In pratica si torna al bianco e nero.
È l’effetto di un regolamento europeo, il cosiddetto “Reach”, che prevede il divieto di uso degli ingredienti fondamentali degli inchiostri, l’isopropanolo. Il motivo: è ritenuto tossico perché in grado di irritare gli occhi e seccare la pelle, ma anche di causare potenziali danni al sistema nervoso e possibili effetti cancerogeni.
Cos’è l’isopropanolo, vietato da gennaio
La data della svolta è il 4 gennaio, quando entra in vigore il regolamento europeo che impone norme più severe in tema di tatuaggi. Nel dettaglio, al punto 75 e allegato 12 si prevede la messa al bando dell’isopropanolo, un solvente che si trova nei pigmenti colorati e serve a sterilizzarli. È ritenuto, però, tossico e per questo l’Ue ha deciso di vietarlo. La conseguenza è che non si potranno più utilizzare i colori giallo, arancione e rosso che lo contengono. «Sono senza dubbio in accordo con la direttiva che tutela la sicurezza e la salute dei nostri pazienti. Ricordiamo, infatti, che questo ingrediente può essere sì irritante per gli occhi e per la pelle, ma può anche causare danni al sistema nervoso e soprattutto è ritenuto cancerogeno» commenta Gabriella Fabbrocini, dermatologa e consigliere della Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle Malattie Sessualmente Trasmesse (SIDeMaST).
Arriva anche l’etichetta dei tatuaggi
La reazione al giro di vite deciso da Bruxelles è stata una protesta da parte dei tatuatori, che in Italia sono circa 4.000. «Ritorneremo a lavorare come si faceva una volta. Solo con il bianco e il nero» commenta al Corriere della Sera Eugenio Arneodo, rappresentante dell’Associazione Tatuatori.it, l’unica riconosciuta dalle autorità di Bruxelles. Secondo gli operatori del settore sarà un duro colpo per l’intero settore, che ha un indotto di circa 500 milioni di euro, soprattutto perché oltre al divieto di uso dei colori giallo, arancione e rosso, le nuove norme prevedono anche l’arrivo di una vera e propria etichetta.
Al momento di effettuare un tatuaggio, infatti, dovrà essere rilasciato anche un documento che indichi le caratteristiche generali dei pigmenti utilizzati, la loro provenienza, composizione e scadenza, esattamente come se si trattasse di un prodotto alimentare, indicando quindi anche i rischi connessi a eventuali reazioni allergiche. Tutto ciò si tradurrà in un lavoro in più e non da poco, secondo i tatuatori.
L’adeguamento porterà un sovraccarico di lavoro, ma potrebbe avere una sua utilità per gli utenti: «La ritengo una scelta giustissima. Anche noi dermatologi, quando effettuiamo trattamenti iniettivi, siamo obbligati a lasciare traccia del prodotto, dando alla paziente appositi talloncini che riportano ad esempio il tipo di prodotto, la composizione e la scadenza. Mi sembra una procedura corretta e dovuta nei confronti di chi fa certi trattamenti» spiega Fabbrocini.
Eccezione per blu e verde: perché
L’unica consolazione è che, per ora, sono previste eccezioni per due colori: il verde e il blu, o meglio quelli denominati «verde7» e «blu15». Il motivo sarebbe legato all’impossibilità di trovare soluzioni alternative per queste sfumature, di origine “naturale”, cosa invece possibile per il giallo, l’arancione e il rosso. A sollevare dubbi, in questo caso, è stato l’avvocato tedesco Urban Slamal, presidente dell’associazione dei tatuatori tedeschi, secondo cui non sarebbe logico dare tempo fino al 2023 per trovare altri ingredienti per questi due colori: insomma, se è accertato che l’isopropanolo fa male, lo si dovrebbe mettere al bando del tutto.
Le altre precauzioni per chi si tatua
Di sicuro gli esperti ritengono che ci voglia qualche cautela prima di effettuare un tatuaggio, soprattutto di fronte a un fenomeno in forte crescita. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, in Italia sono circa 7 milioni le persone tatuate, con un record tra i più giovani tra i quali 1 su 3 avrebbe almeno un disegno permanente sulla pelle. A preoccupare è il fatto che il 10% degli inchiostri impiegati è risultato contaminato da batteri, mentre il 90% contiene cromo esavalente, per di più oltre i livelli ritenuti sicuri, sempre secondo l’ISS. Il rischio sarebbe di provocare reazioni. Per quanto riguarda l’isopropanolo e le reazioni dermatologiche «i danni si vedono soprattutto precocemente quindi coloro che hanno tatuaggi più datati dovrebbero essere meno a rischio» chiarisce l’esperta. Diverso il discorso se si prendono in considerazione altri rischi, come il fatto di coprire con un tatuaggio nei che potrebbero rivelarsi melanomi: «Questo è il danno più grave: coprire certi nei che sfuggiranno al controllo significa nel dubbio programmare poi escissioni superflue, quindi interventi di rimozione, che però in questo caso sono l’unico modo per salvaguardare la salute dei nostri pazienti. Senza pensare poi al rischio di brutte cicatrici ipertrofiche, cheloidi o ripensamenti, a cui assistiamo sempre di più» conclude la dermatologa della SIDeMaST.