Il triathlon è sempre più femminile
Forse non pensavate che il triathlon fosse cosa da donne e invece, complice il fascino dell’impresa impossibile e il desiderio di un corpo perfetto, negli ultimi due anni i tesseramenti femminili alla Federazione italiana triathlon sono cresciuti del 33% e oggi sono quasi 2000 le atlete che lo praticano.
Ma davvero è uno sport alla portata di tutti? «Assolutamente sì» dichiara Fabio Vedana, coach ed ex allenatore della squadra italiana e svizzera di triathlon olimpico. «Ho portato più di cinquanta persone “normali” a tagliare il traguardo dell’ironman, la gara più estrema, e il 10% di queste erano donne».
Il triathlon regala un fisico eccezionale
«Si diventa triatleti pur avendo una famiglia e un lavoro. All’inizio saper praticare più o meno tutte e tre le discipline aiuta ma non è indispensabile, l’importante è allenarsi anche poco ma con continuità» dice Fabio Vedana. Riuscire a portare avanti uno sport è già una bella conquista, farne tre sembra impossibile. Eppure vale la pena provarci perché questa disciplina è la garanzia di un corpo asciutto e armonico e di un benessere psicofisico assoluto. «Il corpo di un triatleta è inconfondibile perché è l’unico sport che usa sia gli arti superiori sia quelli inferiori, ma anche schiena, addome, pelvi e diaframma, il muscolo che permette di compiere i movimenti in modo sicuro, preciso e coordinato» spiega Vedana.
Ma non solo. Il triathlon ha un impatto positivo anche sulla psiche. «Il metodo tecnico e mentale necessario per gestire tre discipline te lo porti poi anche nella vita: i triatleti sono di solito persone con un equilibrio interiore e una capacità organizzativa fuori dal comune» conclude l’esperto.
Il triathlon si inizia per gradi
Superata la prima fase, check medico e visita di idoneità per l’attività agonistica, è fondamentale rivolgersi a un esperto per imparare la tecnica corretta dei tre gesti (correre, nuotare, andare in bicicletta). «Questo consente di evitare infortuni ma anche di ricevere un piano di allenamento studiato sui propri obiettivi e il metodo per portarlo avanti. Nel triathlon bisogna lavorare soprattutto sullo sviluppo delle capacità di resistenza durante uno sforzo prolungato» prosegue Vedana. «Altro aspetto importante durante l’allenamento è garantire un corretto equilibrio muscolare. Con esercizi che coinvolgono la parte centrale del corpo, come la ricerca di stabilità con l’utilizzo di elastici, trx, dischi e palloni». P
er mantenere la motivazione è essenziale porsi un obiettivo, ma quanta preparazione richiede? Per arrivare in fondo a uno Sprint (la distanza più breve tra le gare di triathlon), possono bastare 5 ore di allenamento alla settimana per 4 mesi, lavorando per colmare le lacune tecniche e aumentare la resistenza. Come hanno fatto le tre protagoniste delle nostre storie che vi raccontiamo qui.
«Più imparavo cose sul mio corpo più facevo chiarezza sulla mia vita».
Laura, 44 anni di Milano, impiegata nel telelavoro
Triatleta in erba, primo obiettivo: lo sprint di Andora ad aprile
Il triathlon è sempre stato il mio sogno, racchiude le tre discipline che più amo e pratico da sempre. Ho iniziato la preparazione per il mio primo sprint un paio di mesi fa, l’esaltazione si alterna allo scoraggiamento ma quando mi alleno con altri triatleti sento di avere un tifo costante che mi trascina. Se fuori piove, c’è ghiaccio o se mio figlio è malato, mi esercito con i rulli, un sistema per fare bici a casa. Il funzionamento è semplicissimo: la ruota posteriore è leggermente alzata e si appoggia a un rullo che la fa girare. Quella anteriore rimane fissa e per simulare la salita uso una leva collegata al rullo. Per me che sono all’inizio serve soprattutto per sciogliere le gambe. Anche se il vero allenamento è su strada e all’aria aperta. Di solito pedalo sui rulli per un’ora e mezza, il tempo di guardare sull’ipad due puntate di Doctor House.
Sara, 35 anni di Arona, consulente in comunicazione e storyteller
Finisher di un mezzo ironman e di molti olimpici e sprint
Ho iniziato a fare triathlon perché volevo controllare meglio il mio corpo, capire fino a che punto potevo spingerlo. All’epoca vivevo a Milano e stavo facendo carriera in una grande azienda. Ero forte sul nuoto perché lo pratico da sempre, ho migliorato la tecnica nella corsa con un allenatore e, per potenziare la forza in bicicletta, mi esercitavo facendo tratti in salita con un rapporto molto duro in modo da abituare il muscolo a rimanere in tensione. Più imparavo cose sul mio corpo più facevo chiarezza sulla mia vita. Iniziavo a distinguere le attività che mi davano energia da quelle che me ne toglievano. Ho capito che rimanere otto ore in ufficio mi stava consumando e così ho lasciato Milano e recuperato uno stile di vita in armonia con la mia natura indipendente.
Carla, 44 anni di Cagliari, insegnante di nuoto
Finisher di un ironman, classificata tra le prime dieci in un mezzo ironman, prima in un olimpico.
Ho tagliato il traguardo del mio primo ironman quando mia figlia aveva 6 anni. Fare triathlon con lei piccola non mi ha impedito di seguire famiglia, casa e lavoro. La mia passione per questa disciplina è talmente travolgente da dimenticare il sacrificio di svegliarmi all’alba o rinunciare a un’uscita con le amiche. Quando ho iniziato ero molto forte nel ciclismo e allenata nel nuoto. Ma mi sono dovuta potenziare nella corsa, esercitandomi in pista con il cronometro: ripetute da 1000 mt per aumentare la resistenza e scatti da 300 mt per migliorare la velocità. Vivere al mare mi consente di correre sulla sabbia, potenziando le gambe; adoro farlo di mattina così poi mi trovo con un’amica per un cappuccino e brioche. Fare sport significa anche concedersi qualche strappo in più senza perdere la forma.