Desiderati, imitati, studiati nei minimi dettagli: era dagli anni ’80 che i nostri maschi non tornavano al centro della scena. Se ai tempi la popstar Madonna li celebrava con la T-shirt “Italians do it better” (gli italiani lo fanno meglio), oggi non c’è trend setter o fan di Instagram che si perda sul web uno dei tanti elegantoni del Belpaese. Alla voce “Italian man style”, Google risponde con una serie di manuali, siti, post e tutorial YouTube specializzati nello spiegare come vestire all’italiana, anche in sole 12 lezioni.
Inizia il mese della moda maschile
Prepariamoci a vedere i più fedeli appassionati di questo stile alla fiera Pitti Uomo, dal 13 giugno a Firenze, da qualche anno diventata il ritrovo dei “peacocks” (in inglese, pavoni) che cercano maldestramente di imitare l’eleganza nostrana. A sorpresa, tra le nuove icone ci sono pochi nomi dello spettacolo così come sono rari i fashion blogger pagati dalle aziende di moda. C’è chi è diventato una celebrità – con migliaia di follower – grazie esclusivamente al proprio buon gusto nel vestire. E a qualche regola modaiola che, secondo gli esperti, ogni italiano ha nel Dna.
8 uomini che rappresentano lo stile italiano nel mondo
Per l’anticonformismo
Che il maschio made in Italy ci tenga a fare sempre bella figura a dispetto delle circostanze, non è una trovata degli ultimi anni: subito dopo il secondo conflitto mondiale, tra povertà e macerie, una cronista inviata da un giornale americano si chiedeva se avessimo capito o meno di aver perso la guerra. Merito di Marcello Mastroianni con i suoi occhiali da sole Persol inforcati sul naso anche di notte, che La Dolce Vita di Federico Fellini ha poi reso celebre in tutto il mondo. La stessa sfacciataggine oggi rivive con il rampollo Fiat Lapo Elkann, tanto criticato quanto invidiato per il suo stile da gagà che mischia babuna proverbiale faccia tosta, quella di bucce a smoking personalizzati, e con Stefano Pilati, ex stilista di Zegna e di Yves Saint Laurent. «Pilati ha portato i suoi modi anticonformisti nel mondo conservatore della sartoria maschile, introducendo fusciacche e volumi abbondanti, come aveva fatto Giorgio Armani negli anni Ottanta» puntualizza il fashion editor Matteo Greco.
Per il gusto
L’abilità tutta italiana di abbinare fantasie e tinte nasce da secoli di esposizione all’arte e alla bellezza, ma è anche una capacità riservata a uomini molto eclettici. Dal poeta Gabriele D’Annunzio, al primo posto nella top ten dei dandy storici italiani, all’attuale Barnaba Fornasetti, designer ed erede del celebre Piero, che ha portato lo stile ultradecorato dei suoi mobili anche nell’abbigliamento. Tra i giovani più seguiti sul web c’è Luca Rubinacci, terza generazione della storica sartoria napoletana, che non si risparmia in fatto di look dai toni sgargianti. Tra gli elegantoni che sanno meglio mixare generi e stili (sportivo, classico e vintage) ci sono invece il calciatore Andrea Pirlo e l’imprenditore Alessandro Squarzi, l’uomo più elegante al mondo secondo la classifica 2017 della rivista Esquire.
Guida ai dandy italiani
Per la disinvoltura
Il guardaroba fatto di giacche doppiopetto dal taglio pulito e asciutto non basta a spiegare il segreto dell’Italian style. Il maschio latino può giocarsi la carta della “sprezzatura”: ovvero, la nonchalance studiata (o eleganza rilassata) di Stefano Accorsi, a suo agio sia in abito da gala sia con con paio di chinos di cotone. Una disinvoltura che forse per noi è normalità, e che permette anche a ragazzi nobili come Carlo Borromeo di ammorbidire la rigida etichetta con jeans e sneakers, senza perdere un grammo di eleganza.