Nell’ultimo anno solare tutte noi, tutti loro e tutt* ancora, abbiamo dovuto, tra le tante infinite cose, imparare a gestire anche il ritrovato, e spesso subìto, tempo libero tra le pareti domestiche. E se fondamentalmente le donne hanno avuto più tempo materiale per fare ciò che facevano già con capriole organizzative olimpioniche degne di nota, con l’aggravante dello smart working e la Didattica a distanza da gestire, i dati più sorprendenti riguardano gli uomini e il loro impiego del tempo domestico. Le vendite delle macchine da cucire sono aumentate del 127% perché anche loro hanno iniziato a dedicarsi all’attività del ricamo, di solito valutata solo per ragioni professionali, e mai ludico-ricreative.
Che sia o no uno stereotipo, questa è stata un’attività storicamente di ambito femminile. I corredi manufatti dalla nonna hanno ravvivato tavolate, bagni e camere da letto a colpi di trine e iniziali arzigogolate. Naturalmente poi accade che per quel sottile maschilismo sotterraneo della nostra lingua – corrispondente in realtà anche a un certo modo di pensare diffuso – la sarta fa gli orli mentre il sarto fa haute couture, come la cuoca ha il grembiule in cucina mentre il cuoco impiatta coi fiori edibili, ma tant’è.
Resta sorprendente che molti uomini tra i 25 e i 35 anni si siano accostati in questi mesi all’arte del ricamo, prediligendo il sempreverde punto croce, il soddisfacente punto catenella o esplorando anche la pratica del cucito tout court. Sono quindi iniziati a fioccare anche i profili social di giovani che vendono i loro cappotti, le gonne manufatte e le camicie scanzonate. Senz’altro è un dato positivo che si diluiscano queste distinzioni tra ciò che è tipico di un genere o dell’altro, sfumatura che può essere preziosa anche per i piccoli esseri umani verso un’assenza di distinzioni di genere basate su dettagli poco importanti come l’hobbistica a cui ci si dedica.
E allora ben vengano maschietti che soffriggono o mettono i maglioni nel cassetto in ordine cromatico, piccole donne che in casa sostituiscono avvolgibili o potano aiuole. Come fa uno a caso, George Clooney, che al magazine americano AARP ha dichiarato: «Durante il lockdown ho cucito un sacco di vestiti dei bambini e ho anche aggiustato un abito di mia moglie che si è strappato un paio di volte. Già che c’ero ho anche fatto dei lavoretti in casa, togliendo le macchie a dei mobili e mettendo la rete al recinto del cane. Sono stato disoccupato a lungo a inizio carriera, non avevo soldi e in quelle situazioni devi imparare a ripare le cose».
Insomma, come dimostra uno a caso – Clooney – la vera bellezza nasce dalla commistione di competenze, di passioni, di attribuzioni, di colori, fuori e dentro casa.