Dopo il boom di papaya, omega 3, magnesio e multiintegratori energizzanti, l’estate 2017 si candida a diventare la “stagione” della vitamina D: ne parlano riviste e siti web, la consigliano amiche e colleghe, compare sempre più spesso tra gli screening medici.
Cos’è e a cosa serve?
In un Paese come il nostro che guida la classifica europea del consumo di integratori, con una spesa di oltre 3 miliardi di euro, è lecito porsi il dubbio se l’impennata di vendite di questa vitamina (che in realtà è un ormone preziosissimo per le ossa e non solo) corrisponda a un bisogno reale o assecondi una moda frutto dell’ennesimo passaparola. La vitamina D si chiama vitamina ma… non lo è. La “D” è il prezioso ormone che controlla il livello di calcio nel sangue ed è fondamentale per le ossa. È composto da 5 molecole: le più importanti sono il colecalciferolo e l’ergocalciferolo. La fonte maggiore? I raggi solari, mentre i cibi più ricchi sono i pesci grassi (salmone, sgombro), le uova e i latticini.
Quali sono i livelli d’allerta?
Secondo diversi studiosi, il deficit da vitamina D è sempre più diffuso nel nostro Paese: il problema interesserebbe la maggior parte della popolazione, ma c’è chi prova a ridimensionare i numeri. «Il disturbo è normale negli anziani: la vitamina D controlla i livelli di calcio nel sangue e negli over 70 le muscose intestinali che lo riassorbono sono più logorate: è come se disperdessero l’ormone» spiega Lucia Brandi, professore di Endocrinologia all’università di Firenze e autrice del saggio Vitamina D: istruzioni per l’uso (Pacini). «Anche i dati vanno presi con riserva: l’ultimo grande studio risale agli anni ’90, oggi disponiamo solo di ricerche parziali che riguardano senior e bambini. Nella comunità medica, poi, non c’è accordo sui parametri: i livelli di vitamina D si misurano con un esame del sangue, ma per alcuni il valore ottimale è 20 nanogrammi in millilitro, per altri 30 e stabilire una carenza non è così scontato».
La caccia a terapie e pillole miracolose a base di colecalciferolo come rimedio rafforza-ossa e antispossatezza, allora, non è giustificata. «Basterebbe una passeggiata in più al giorno» dice Emilio Maestri, responsabile di Endocrinologia territoriale alla Ausl di Reggio Emilia e autore di studi sul tema. «La “D” viene sintetizzata dai raggi solari e si accumula nel tessuto adiposo, ma anche in un Paese molto assolato come il nostro ci si espone sempre meno rispetto a un tempo. E oggi il problema è rilevante perché gli anziani, maggiormente colpiti dal deficit, sono sempre di più».
Può dare effetti collaterali?
Per avere la dimensione della richiesta (e della moda) è sufficiente un giro in farmacia o in parafarmacia. «Sono tantissime le industrie che propongono integratori a base di vitamina D: è diventato un business» dice l’endocrinologa Lucia Brandi. «L’assunzione va bene per chi ne ha veramente bisogno, come gli anziani, mentre è assurdo come rimedio per chi si sente stanco al primo cambio di stagione». Anche perché gli effetti collaterali non sono da sottovalutare: la prescrizione andrebbe fatta dal medico di base o da uno specialista, che compila una posologia su misura dopo aver verificato il deficit con un esame del sangue (che però si può fare anche a pagamento, senza impegnativa, e costa circa 5 euro). «Non bisogna cedere al fai-da-te: il rischio è che l’eccessivo assorbimento del calcio nuoccia all’intestino e ai reni» avverte l’endocrinologo Emilio Maestri. «Negli ultimi tempi si discute anche del possibile legame tra carenza di vitamina D e celiachia o alimentazione vegana, ma il nesso non è diretto perché dal cibo prendiamo solo il 15% di questo ormone». Gli alimenti che ne contengono di più, in ogni caso, sono l’olio di fegato di merluzzo, i pesci grassi, le uova e i latticini.
Cura anche malattie importanti?
Contro i problemi cardiovascolari, le malattie infettive e persino i tumori: sul web la vitamina D sembra essere diventata la medicina perfetta anche per patologie gravi. Cosa dice davvero la ricerca? «Di sicuro si è scoperto che i recettori, ovvero le sostanze in grado di “leggere” la vitamina D, non ci sono solo nella ossa ma in diversi organi tra cui il cuore e, quindi, si è ipotizzato che potesse migliorarne la funzionalità» precisa l’endocrinologo Emilio Maestri. «Finora gli studi non hanno dato esiti positivi: se si aumenta l’ormone in chi ha problemi cardiaci o soffre di patologie autoimmuni non si riscontrano benefici». Attenzione, quindi, a non farsi false speranze «e a non seguire terapie non riconosciute dalla comunità scientifica come il “protocollo Coimbra” di cui si parla molto» aggiunge Lucia Brandi. «È un metodo inventato da un medico brasiliano contro la sclerosi multipla e prevede dosi massicce di vitamina D: una cura non solo inutile, ma tossica e pericolosa».
Gli altri integratori più gettonati
PAPAYA: quella fermentata è considerata un potente anti-invecchiamento ed è utile per rinforzare le difese immunitarie.
OMEGA 3: sono acidi grassi che si trovano in alcuni cibi (pesce, noci). Aiutano a ridurre i livelli di trigliceridi nel sangue e a mantenere una buona funzionalità di cuore e cervello.
VITAMINA C: combatte i radicali liberali, colpevoli dell’invecchiamento, ed è utile per la salute di pelle, vasi sanguigni e ossa.
MAGNESIO: è il minerale alleato contro stress e tensioni, un must oprattutto per le donne durante la sindrome premestruale.