Le società di consulenza, che vanno pazze per i neologismi, hanno già trovato la parola adatta: workation, cioè la combinazione di work, lavoro, e vacation, vacanza. È senza dubbio il trend dell’estate 2020, anche in Italia. Dopo una primavera passata a sperimentare gioie e dolori dello smart working, infatti, molti sono partiti – o si apprestano a farlo – infilando nei loro trolley costumi e abbronzanti, computer e agenda. Continueranno a lavorare a distanza, insomma, però vista mare o montagna.

Lo smart working è destinato a proseguire

Durante la quarantena, secondo le stime della Fondazione Di Vittorio, quasi 8 milioni di italiani hanno sperimentato lo smart working. Tra loro, 4,5 milioni lo hanno fatto in maniera costante, trasferendo il proprio ufficio in camera o in salotto. Nonostante l’allentamento delle misure di sicurezza e le vacanze in arrivo, la tendenza è destinata a proseguire: vuoi perché il monte ferie, tra cassa integrazione e necessità personali, si è ridotto; vuoi perché c’è bisogno di staccare e far sfogare i figli, rimasti in casa ad annoiarsi troppo a lungo, anche se magari i genitori non sono ancora del tutto liberi dagli impegni.

La soluzione? Portarsi il lavoro in villeggiatura. Non sarà il massimo del relax, ma di certo è più piacevole mandare mail o riunirsi su Zoom respirando aria fresca e sapendo che, una volta timbrato il cartellino virtuale a fine giornata, ci attendono un tuffo in mare o una passeggiata nel bosco. Specie se, incrociando questo trend con la fame di clientela post-Covid, molte località italiane si sono attrezzate con offerte ad hoc.

In Romagna si lavora sotto l’ombrellone

A rompere per prima gli schemi è stata la Romagna, con un video promozionale dal titolo inequivocabile: Venite qui a lavorare in smart working. Già da giugno i Comuni del litorale hanno potenziato il segnale wi-fi. «Spiagge, stabilimenti e aree pedonali sono interamente coperti» spiega il sindaco di Riccione Renata Tosi. «Chi lo desidera può lavorare in hotel, al bar o persino sotto l’ombrellone».

Sempre lungo la Riviera adriatica, la catena di camping Club del Sole offre un servizio completo pensato per gli smart worker: «Abbiamo trasformato alcuni dei nostri spazi in coworking e potenziato aree giochi e servizi di babysitting. In più, prevediamo sconti a scalare per chi resta a lungo, con l’obiettivo di prolungare il soggiorno oltre il classico periodo di ferie» racconta il titolare Giovanni Cavalli. E c’è anche chi, come la catena VOIHotels del gruppo Alpitour, ha lanciato un pacchetto dedicato, “Smartweek”: 5 giorni pensati per chi non può staccare, con tanto di caffè illimitato e stampante a disposizione, seguiti da un weekend di trattamenti spa e gite.

Sono super richieste le seconde case “connesse”

Anche la montagna fa la sua parte. A Courmayeur, per i clienti che lavorano ma cercano di sfuggire all’alienazione, l’hotel Royale si è inventato le smart rooms, accessibili dalle 8 alle 21 e dotate degli stessi comfort di un ufficio, compresa la sanificazione più volte al giorno e il servizio posta. Ma per cena e pernottamento si cambia location. Sul Monte Bianco è partito il progetto “Earth Stations”: rifugi connessi e spazi riservati anche in quota, e armadietti dove riporre portatili e smartphone prima di concedersi una passeggiata distensiva. Mentre a Bioch, sulle Dolomiti, è nato un ufficio a 2.000 metri di altezza: ecoscrivanie in legno, segnale satellitare e colonne di ricarica, tutto alimentato a pannelli solari.

Il boom contagia anche le seconde case: secondo le stime di AirBnb, è targata workation buona parte della crescita di ricerche e prenotazioni registrata a partire dalla fine di giugno, dopo mesi di stagnazione dovuti al lockdown. «Le case private assicurano il distanziamento e sono l’ideale per fondere le finalità di vacanza e lavoro agile» ha spiegato Giacomo Trovato, country manager Italia del portale di affitti brevi, commentando i dati. «Se in passato chi lavorava raggiungeva i familiari nel weekend, ora si parte tutti assieme dividendosi tra svago e doveri». Tra i must non per tutti la piscina privata, tra le richieste più ovvie wi-fi e vicinanza con spiagge e città d’arte. Le mete più gettonate? Alto Adige per la montagna, Toscana per la collina, Sicilia e Sardegna per il mare.

Il rischio è di non staccare davvero

In teoria, fare telefonate noiose e partecipare a lunghe riunioni con vista sulle vette o a bordo piscina potrebbe sembrare un sogno che diventa realtà. In pratica i rischi per la psiche non mancano. «Il pericolo è quello di replicare in vacanza gli stessi fattori di stress che ci hanno logorato a casa, cioè la difficoltà di vivere privato e lavoro in un unico spazio» rileva lo psicologo del lavoro Massimo Binotto. «Il lavoro flessibile e il cambio di location vanno bene, ma occorrono comportamenti che ci trasmettano, a livello fisico e mentale, il distacco. La soluzione migliore resta concedersi orari e giorni predefiniti di disconnessione. Paradossalmente è utile di tanto in tanto, anche solo un paio di volte al mese, fare un salto in ufficio e dedicarsi a sbrogliare le questioni più moleste, che ci fanno perdere tempo ed energie quando siamo a casa».

Workation: i numeri

8 milioni
gli italiani che hanno lavorato in tutto o in parte da remoto durante la quarantena

2 milioni
i dipendenti pubblici che rimarranno in smart working almeno fino
al 31 dicembre

84%
la percentuale di lavoratori che giudica positivamente lo smart working

(fonti: Fondazione Di Vittorio, Mise, W-Polis)