Slalom tra le gondole, maglie a righe all’orizzonte e raggi di sole riflessi sull’acqua della laguna: sono su un taxi boat veneziano con direzione Isola delle Rose, più nello specifico JW Marriott Venice Resort & Spa. È questo il posto scelto da V°73 per presentare la sua nuova collezione per la stagione dei fiori, Primavera/Estate 2024. Con me c’è Elisabetta Armellin, founder del brand e persona che dipingerei come gioiosa, energica, solare. L’amore per la città in cui è nata e cresciuta – Venezia – si intravede nel modo in cui ancora guarda le sue architetture, mentre attraversiamo Canal Grande e ci lasciamo alle spalle il Ponte di Rialto. Con quello stesso entusiasmo, che peraltro riesce a infondere anche nelle borse che crea, Elisabetta mi racconta della sua vita, del suo brand e della sua passione. Per La Serenissima certo, ma anche per le borse, per la moda, per l’arte.
C’era una volta una lettera seguita da due numeri…
«Ho iniziato a disegnare borse non appena ne sono stata capace, cioè a due o tre anni. Il mio desiderio è sempre stato, fin da bambina, quello di fare la designer. Con questo sogno nel cassetto ho poi fatto tutto il necessario per realizzarlo: scuole, gavetta, uno studio tutto mio e tanto lavoro per altri brand», mi racconta la designer e pittrice Elisabetta Armellin. Che ha colorato la sua vita di tante sfumature artistiche: gli studi all’Accademia di Belle Arti di Venezia, un master in design della calzatura a Milano e dodici anni di esperienza negli uffici stile di importanti nomi della moda italiana. «Poi, un giorno di undici anni fa, sono atterrata a Venezia da Parigi con lo schizzo della mia prima borsa, realizzato su un book durante il volo. Scesa dall’aereo, ho pensato al nome da dare al brand: V come Venezia, perché è la mia città natale e quella che mi ha sempre ispirata, e 73 come il mio anno di nascita. È nato così V°73, un po’ come una scommessa».
Elisabetta Armellin: «Nelle mie borse c’è la mia più grande ispirazione, Venezia»
Una scommessa vincente, perché la prima borsa firmata V°73 è un vero successo: 250mila pezzi venduti in meno di due anni. «Tutto è cominciato nel 2013 con la borsa MONO, una reinterpretazione ironica e democratica della celebre Birkin di Hermès», racconta la stilista e cultrice dell’artigianato veneziano. «Mi ha premiata l’idea innovativa di stampare una borsa su un’altra borsa. Quella MONO si è poi declinata in altre versioni e negli anni è diventata un must. Oggi nelle mie borse porto tutta la mia esperienza, ma soprattutto la mia più grande ispirazione, la mia città d’elezione: Venezia». Il risultato è un mix di classico e contemporaneo che ha il suo punto di forza nella cura dei dettagli e nel richiamo alla Serenissima e ai suoi particolari architettonici. Come il motivo del rosone ispirato alle linee della Ca’ D’Oro o i dettagli che richiamano i numeri civici delle case dell’isola di Burano.
Il protagonista della collezione SS24 di V°73 è il flower power
Anche la collezione Primavera/Estate 2024 è un omaggio all’architettura veneziana. «La stampa che caratterizza i nuovi modelli è nata dal rosone di Palazzo Ducale. Ogni volta che lo vedevo, pensavo: è il mio segno, deve diventare contemporaneo. Così sulle mie borse si è trasformato in un fiore, concetto e simbolo centrale della nuova collezione e della nuova campagna. Che, oltre a richiamare la bellezza della natura, rimanda anche all’ecosostenibilità, focale nella filosofia del brand, e ai colori e materiali naturali utilizzati». Contemporaneamente, le novità di V°73 per la primavera si accompagnano allo slogan “FlowHer Power”, che rivisita la celebre espressione d’ispirazione hippie per celebrare la donna empowered e la forza femminile. Perché «chi ha detto che eleganza ed empowerment non possano stare nello stesso bouquet?».
In un tripudio di fiori, tra i nuovi modelli spicca la it-bag della collezione: il secchiello con chiusura a coulisse e inserti effetto paglia. Ci sono poi le linee in denim riciclato e matelassé e le shopping iconiche con stampa trompe l’oeil “borsa su borsa” in canvas e in cotone, anche questo riciclato. «I modelli sono sempre in evoluzione con dettagli e materiali tecnologicamente all’avanguardia», continua Elisabetta Armellin. «Per me è una ricerca continua, anche se non dimentico mai le mie radici artistiche legate alla cultura veneziana e l’attenzione ai dettagli, sempre curatissima e quasi maniacale. Questo mio spirito è stato compreso e valorizzato dal gruppo Miriade, di cui V°73 fa parte da quattro anni, e che ne ha permesso l’espansione in molti paesi del mondo».
Ecosostenibilità, cifra distintiva di V°73
Non solo Venezia, non solo fiori. Nella collezione SS24 si rinnova e si perfeziona anche il rispetto per il pianeta. «Ogni stagione aggiorniamo l’attenzione per la ricerca di materiali a basso impatto ambientale», racconta la stilista. «Questa volta abbiamo individuato la fibra di bamboo, con cui realizzare borse di varie forme geometriche semplici e minimali ma curatissime nei dettagli». I AM A RESPONSIBLE BAG: questo il nome del modello creato da V°73 nel 2021, una borsa ecosostenibile prodotta con materiali riciclati e attenti all’inquinamento. «Durante il Covid mi sono posta molte domande: cosa posso fare, nel mio piccolissimo, per un futuro migliore? Era giunta l’ora di valorizzare le collezioni attraverso materiali ecosostenibili. È stata una ricerca molto lunga e molto faticosa, ma ad oggi sono molto soddisfatta», mi spiega Elisabetta.
«Si sta affermando una nuova consapevolezza, che ci conduce verso il futuro tenendo però sempre vive le tradizioni artigianali e sartoriali del made in Italy che sono intramontabili». V°73 significa dunque valorizzazione del passato, ma anche proiezione nel futuro. Anche in questo assomiglia molto alla sua casa, Venezia, una città dove novità e passato si incontrano e integrano. In costante cambiamento, ma sempre fedele a se stessa. Con un fascino che non passa mai di moda, penso, mentre osservo la scia spumeggiante lasciata dal taxi boat sulla via del ritorno.