Non c’è niente di chiaro nella vicenda di Marta Maria Ohryzco, la donna di 32 anni, ucraina, morta dopo un pomeriggio di agonia passato in fondo a un dirupo, sotto il sole. A cui poi è seguita la notte. È accaduto in una zona rurale e impervia di Barano, nell’isola di Ischia, non distante dalla roulotte in cui abitava con il compagno, Ilia Natrakov, per tutti Emiliano, un uomo russo di 41 anni.

Perché ha chiesto aiuto solo a lui?

Non è chiaro perché Marta Maria abbia chiesto aiuto solo a lui, con ben 15 messaggi, prima di morire di stenti. Sappiamo che la giovane donna, arrivata in Italia con alcuni parenti, era in cura presso il centro di igiene mentale di Ischia e pare che lui ostacolasse il suo percorso. Al momento sappiamo anche per certo che lui, dopo aver finalmente risposto a una telefonata di lei ed essere andato a vederla nel dirupo, l’avrebbe lasciata lì, “punendola” per il litigio della sera stessa. Una “punizione” che a lei è costata la vita, a lui per il momento pare solo l’accusa di maltrattamenti. La mattina dopo infatti il corpo è stato trovato senza vita. Marta Maria forse poteva essere salvata. 

I messaggi dal dirupo

I messaggi dal dirupo, come riportato nelle prime carte dell’inchiesta della procura di Napoli, e come riferito da La Repubblica, iniziano alle 14.44 del 13 luglio. La donna è stata dunque tutto il giorno e tutta la notte in agonia nel dirupo, sotto il sole a picco. «Sono sdraiata vicino alle pietre», scrive lei. Un minuto dopo però scrive ancora: «Sono caduta». Dopo mezz’ora un altro messaggio: «Perdonami per favore». Marta Maria quindi chiede perdono, in una dinamica di potere e ricatto comune a molte relazioni di violenza. Passano ancora due ore e sul telefono del 41enne russo arriva un altro messaggio: «Aiutami per favore». Ancora mezz’ora dopo un altro: «Con questo mi salvi». L’ultimo messaggio della donna arriva al telefono del compagno alle 19.33: «Perdonami per tutto, aiutami per favore». La 33enne riprova a chiamarlo. Solo alle 21.17, l’uomo risponde e le parla per cinque minuti. Cosa si dicono? Lei dunque era ancora viva. 

Lui nella notte la trova ancora viva

Ai carabinieri lui racconta prima di non ricordare la telefonata, poi di essere uscito nella notte tra sabato e domenica per cercarla. Ha detto di averla trovata ancora viva tra le pietre: «Camminando mi sono accorto di una luce tra la vegetazione e avvicinandomi ho visto che c’era Marta. Si trattava del suo telefono accesso in modalità torcia. Marta sono sicuro fosse ancora viva, perché mi ha detto qualcosa. Non ricordo cosa».  

Abbandonata nel dirupo per “punizione”

In questo andirivieni di ricordi e amnesie, Batrakov però racconta a carabinieri che cosa le aveva detto quella notte prima di lasciarla nel dirupo: «per la notte lei avrebbe dovuto dormire lì». Poi spiega perché non ha soccorso la compagna: «Ero stanco dei suoi comportamenti e volevo farla finita o, meglio, volevo che la relazione avesse fine».  

I due quindi pare avessero litigato, e lui l’avrebbe lasciata per ore abbandonata in fondo al dirupo, con una caviglia fratturata. Solo il mattino seguente, sarebbe tornato sul luogo in cui l’aveva vista viva la notte prima e l’ha trovata ormai morta. A quel punto ha chiamato i carabinieri. Batrakov ha negato di averla picchiata prima dell’incidente. Attraverso gli avvocati ha spiegato «che l’amava e che l’ha sempre aiutata. Aveva dei problemi di salute e lui se ne era sempre preoccupato. Adesso sta molto male per quello che è successo, non immaginava che questa vicenda potesse avere un risvolto così nefasto».

Questo “amore” comunque era fatto di aggressioni, maltrattamenti e minacce. Lei aveva tentato di denunciare, ma poi aveva ritirato le accuse. Secondo Repubblica, infatti, Marta Maria era stata per due volte in ospedale, prima nel luglio 2022, con pugni al volto ed ecchimosi varie, e la seconda poco dopo, con ustioni di secondo grado perché il compagno avrebbe dato fuoco ai suoi vestiti. In alcuni messaggi di Batrakov indirizzati alla donna dopo uno dei tanti litigi si leggono anche offese alle sue origini ucraine: “Ucraini di m… Che devono morire”.

Per il momento non si parla di femminicidio, c’è però una giovane donna morta, lasciata da sola in agonia in fondo a un dirupo.