Il 2023 è stato un anno terribile per l’abbandono degli animali in Italia: ne sono stati ceduti o abbandonati più di 127 ogni 24 ore, con un aumento del 20 per cento rispetto alle due estati precedenti. Secondo l’Ente Nazionale per la Protezione degli Animali, in Italia il numero di animali lasciati a bordo strada ogni anno in questa stagione supera i 130.000. 

L’abbandono degli animali è un reato

Per tentare di arginare il fenomeno, è online la nuova campagna della Polizia di Stato #Senontiportononparto, che mira a sensibilizzare ma anche a far capire che l’abbandono, come il maltrattamento, rappresenta un reato. 

Al momento abbandonare il proprio animale può costare l’arresto fino a un anno e un’ammenda da mille a 10mila euro. Lo dice l’articolo 727 del codice penale. Tra qualche giorno però entrerà in vigore il nuovo codice della strada che ha già ricevuto l’ok della Camera ed è all’esame del Senato, con una novità: la revoca della patente per chi abbandona gli animali.

Il nuovo Codice della strada e l’abbandono degli animali

Una misura che arriva proprio nel periodo in cui si registra una forte impennata del fenomeno. Quando entrerà in vigore, Il nuovo codice prevede un’aggravante specifica per rendere più sicura la circolazione, cioè che la pena sia aumentata di un terzo se l’abbandono avviene per strada. Si rischia fino a 7 anni di carcere. Inoltre se per commettere il reato è stato usato un veicolo, all’accertamento scatta anche la sospensione della patente da 6 mesi a un anno.

Abbandono degli animali come omicidio stradale

Ma la principale novità è legata all’inserimento dell’abbandono di animali nel perimetro della normativa in tema di omicidio stradale: in pratica se a causa dell’abbandono dovesse avvenire un incidente stradale causando vittime o feriti gravi, cioè con prognosi superiore a 40 giorni, scatterebbe l’applicazione degli articoli 589 bis del codice penale (omicidio stradale ) e 590 bis (lesioni personali, stradali o nautiche). Alla pena principale poi se ne applicano automaticamente altre accessorie che vanno dalla sospensione alla revoca della patente. 

Abbandono degli animali come maltrattamento

Abbandonare gli animali sulla strada è quindi un reato, come maltrattarli. In Italia, secondo i dati della Lav,  ogni 58 minuti viene fatta una denuncia per reati contro gli animali, 25 sono i procedimenti aperti ogni giorno a seguito di questa tipologia di denuncia, con circa 13 indagati per reati a danno di animali nell’arco delle 24 ore, uno ogni 110 minuti. Eppure c’è ancora qualcuno che dice “ma che esagerazione, sono solo bestie”. Alcuni (molti purtroppo) pensano che far loro del male non sia grave, né tantomeno un reato.

Il lancio del gattino dal cavalcavia

A questo ha dedicato il suo ultimo libro la giornalista Francesca Petrucci: Sono solo bestie. Maltrattamento e benessere animale. Domande e risposte (Primamedia editore), un saggio che offre più punti di vista, normativo, etologico e perfino quello del benessere degli animali che vivono (e muoiono) negli allevamenti intensivi. «Ogni giorno, con indignazione e purtroppo incredula impotenza, assistiamo a fatti di cronaca terribili dei quali sono protagonisti – vittime innocenti – gli animali. Di pochi giorni fa l’episodio del gattino gettato come un oggetto da un cavalcavia a Lanusei, in Sardegna: l’episodio è stato filmato tra le risate e postato sui social». Una vicenda praticamente già chiusa: il ragazzo si è detto pentito e disposto a fare volontariato.

Centinaia i maltrattamenti dall’inizio del 2024

Dall’inizio del 2024 però sono centinaia i casi di maltrattamento e uccisione a danno degli animali, e i colpevoli praticamente impuniti. «Gabbiani attratti con del cibo da alcuni ragazzi in barca con l’intento di schiacciarli con il peso del loro corpo a Napoli, un agnello ucciso durante lo stage di una scuola agraria nelle Marche, otto cani avvelenati in provincia di Siracusa» racconta Francesca Petrucci. «Le leggi che puniscono chi maltratta ci sono, ma non vengono applicate. La pena sarebbe la reclusione da 3 a 18 mesi o la multa da 5.000 a 30.000 euro, ma raramente ci si arriva. Basti pensare che nel 2022 sono stati 7.510 i procedimenti attivati, 3.900 gli indagati. Solo il 20 per cento è arrivato a sentenza e meno della metà di questo 20 per cento si è concluso in una condanna. Senza contare il problema di fondo: per i reati la cui pena è sotto i cinque anni, non si può neanche indagare in modo efficace con i vari strumenti, per esempio le intercettazioni».