La morte di papa Francesco segna la fine di un pontificato che ha profondamente influenzato la Chiesa cattolica e il dibattito globale su questioni di grande rilevanza sociale. Dalla sua visione sul ruolo delle donne nella Chiesa alla posizione sull’aborto, passando per le controversie legate al concetto di identità di genere, Bergoglio lascia un’eredità che continuerà a suscitare discussioni all’interno della comunità ecclesiastica e nella società civile.
Papa Francesco e l’aborto: «atto orrendo», ma non un marchio indelebile
Papa Francesco non si è mai discostato dalla visione cattolica tradizionale in tema di aborto. Il Pontefice ha utilizzato un linguaggio molto duro definendo l’interruzione volontaria di gravidanza come una «tragedia» e un «atto orrendo». A una specifica domanda sul tema durante il volo di rientro da Bruxelles dello scorso autunno, Bergoglio ha sottolineato: «Le donne hanno diritto alla vita, la vita loro e la vita dei figli». E ancora: «L’aborto è un omicidio» e che «si uccide un essere umano». Ha aggiunto infine che «i medici che si prestano a questo sono sicari».
Nonostante questa sua fermezza, nel corso del suo pontificato papa Francesco ha concesso a tutti i sacerdoti la facoltà di assolvere dal peccato dell’aborto, cosa che in precedenza richiedeva l’intervento di un vescovo o di un confessore specificamente autorizzato. Lo ha fatto nella lettera apostolica «Misericordia et Misera» del 2016: «Vorrei ribadire con tutte le mie forze che l’aborto è un grave peccato, perché pone fine a una vita innocente. Tuttavia, con altrettanta forza, posso e devo affermare che non esiste peccato che la misericordia di Dio non possa raggiungere e cancellare quando trova un cuore pentito», scriveva Francesco.
Tra critica all’identità di genere e rispetto della persona
Un altro tema che ha suscitato molta attenzione è il modo in cui papa Francesco ha parlato dell’identità di genere. Più volte Bergoglio ha definito l’ideologia del gender come «il pericolo più brutto del nostro tempo». Nel documento «Amoris Laetitia», Papa Francesco ha denunciato l’ideologia del gender come una minaccia per la famiglia naturale, sostenendo che essa «nega la differenza e la reciprocità naturale di uomo e donna» e «mina le basi antropologiche della famiglia». Bergoglio ha anche criticato l’introduzione dell’educazione sul gender nelle scuole, definendola una «cattiveria» e una forma di «colonizzazione ideologica».

È importante però distinguere un altro livello nel discorso di Bergoglio: quello del riconoscimento della dignità della persona che vive una condizione diversa da quella biologicamente assegnata. Francesco ha sempre ribadito la necessità di accogliere con misericordia le persone con orientamenti o identità di genere diverse, affermando che Gesù non allontanerebbe nessuno per la propria condizione sessuale e che la Chiesa deve accompagnare queste persone con rispetto e amore, senza giudizi.
A questo proposito papa Francesco ha criticato le leggi che criminalizzano l’omosessualità, affermando che Dio ama tutti i suoi figli così come sono, invitando i vescovi cattolici ad accogliere le persone Lgbtq+ nella Chiesa: «Essere omosessuali non è un crimine», ha rimarcato in un’intervista all’Associated Press.
Le donne e il loro ruolo nella Chiesa
«La Chiesa è donna» ha più volte sottolineato papa Francesco, riconoscendo l’importanza del ruolo femminile nella comunità ecclesiastica e criticando la tendenza storica a «maschilizzare» l’istituzione. Sono «di grande servizio» e «più coraggiose degli uomini» ha inoltre affermato, aggiungendo che «le donne hanno sempre avuto la funzione di diaconesse senza essere diaconi». Bergoglio ha tuttavia chiarito che «fare spazio alle donne nella Chiesa non significa dare loro un ministero», escludendo di fatto la possibilità che le donne possano accedere al diaconato. «Il tempo non è maturo» ha detto a in proposito il Pontefice.
Pur avendo assegnato ruoli di spicco a suore e teologhe durante il suo pontificato (ad esempio quello di presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano a suor Raffaella Petrini), Bergoglio ha quindi mantenuto una visione tradizionale della figura femminile, spesso definita come materna e servizievole.
Francesco ha infine evidenziato il coraggio femminile e la necessità di rispettare la dignità e i diritti fondamentali delle donne, sostenendo che una società non può progredire senza tale rispetto.