Lo studente che a maggio 2023 ha accoltellato una professoressa dell’istituto Emilio Alessandrini di Abbiategrasso (Milano) è stato affidato ai servizi sociali. Il processo è stato, infatti, sospeso con la messa alla prova, che se andrà a buon fine porterà all’estinzione del reato contestato di tentato omicidio aggravato.

Professoressa accoltellata all’ingresso della scuola

L’episodio risale al 29 maggio 2023, quando uno studente di 16 anni accoltellò una sua professoressa all’ingresso della scuola. Quella mattina il giovane rubò al padre un coltello con una lama di 20 centimetri e lo mise nello zaino. Arrivato all’istituto lo estrasse e colpì la docente alla spalle e alla testa. La 57enne Elisabetta Condò venne immediatamente trasportata in ospedale e sottoposta a una delicata operazione di chirurgia plastica, e il giovane arrestato.

L’abbraccio all’inizio del processo

Fin dalle ore successive all’aggressione la professoressa mostrò affetto e comprensione per l’alunno. Qualche mese fa, all’inizio del processo, i due si erano addirittura abbracciati. “Non posso dimenticare ciò che è accaduto – aveva spiegato l’insegnante -, ma non provo rancore“. Elisabetta Condò ha sottolineato più volte che “è giusto che lui abbia una seconda possibilità” e che “non vada più in carcere”.

L’arresto e il carcere

Una volta arrestato dalla polizia di Varese, il 16enne venne ricoverato nel reparto di Neuropsichiatria infantile dell’ospedale San Paolo di Milano. Da lì, passò al carcere minorile su decisione del gip, e ci rimase per circa 7 mesi. Più di due mesi fa, poi, il ragazzo venne trasferito dall’istituto Beccaria di Milano agli arresti domiciliari su decisione del Tribunale per i minorenni e su istanza del suo avvocato. Durante il processo lo studente, che aveva ricevuto sei note dall’inizio dell’anno scolastico, aveva ammesso le sue “responsabilità”, non riuscendo, tuttavia, a fornire una giustificazione per il gesto compiuto.

Processo sospeso e messa alla prova

Il processo è stato ora sospeso con la messa alla prova. La giudice Paola Ghezzi del Tribunale per i minorenni di Milano ha stabilito, infatti, che il ragazzo dovrà affrontare per due anni un percorso sia scolastico-educativo che di volontariato con l’assistenza dei servizi sociali e un sostegno psicologico. Con l’ordinanza di stop temporaneo al processo per la “messa alla prova”, come prevede la legge, il giudice “affida” il minorenne “ai servizi minorili dell’amministrazione della giustizia per lo svolgimento, anche in collaborazione con i servizi locali, delle opportune attività di osservazione, trattamento e sostegno”.

Cosa può succedere

Due i possibili scenari. La messa alla prova può essere revocata “in caso di ripetute e gravi trasgressioni alle prescrizioni”. Se invece andrà a buon fine con una valutazione positiva si arriverà all’estinzione del reato contestato di tentato omicidio aggravato.