Quasi un italiano su dieci, il 9,7% della popolazione, vive in condizioni di povertà assoluta. È una fotografia preoccupante quella scattata dal Rapporto Povertà 2024 Fili d’erba nelle Crepe di Caritas che racconta come in un decennio, a partire dal 2014, la crescita sia costante.
Complessivamente si contano 5 milioni 694mila di poveri assoluti, per un totale di oltre 2 milioni 217mila famiglie (l’8,4% dei nuclei). Famiglie sempre più in difficoltà, lavoratori sempre più poveri e massima incidenza storica tra i minori i tre flash che spiccano tra le pieghe del rapporto.
I disagiati del Nord superano quelli del Sud
Un altro dato del Dossier pubblicato in vista della Giornata mondiale dei Poveri istituita da papa Francesco, fa riflettere: oggi in Italia il numero delle famiglie povere delle regioni del Nord supera quello di Sud e Isole. «Dal 2014 al 2023 – si legge – il numero di famiglie povere residenti al Nord è praticamente raddoppiato, passando da 506mila nuclei a quasi un milione (+97,2%); se si guarda al resto del Paese la crescita è stata molto più contenuta, +28,6% nelle aree del Centro e +12,1% in quelle del Mezzogiorno (il dato nazionale è di +42,8%)».
Povertà ed emergenza abitativa
Un’altra emergenza è quella abitativa con un milione e mezzo di famiglie che vive in abitazioni sovraffollate, poco luminose e senza servizi base come l’acqua corrente in bagno. Il 5% dei nuclei fa fatica a pagare le rate del mutuo o l’affitto e le bollette. Una situazione drammatica, insomma, acuita anche dal passaggio dal Reddito di Cittadinanza all’ADI (Assegno di Inclusione). Un passaggio che, si legge nel rapporto, «segna la fine dell’universalismo delle misure di sostegno alla povertà. Con le nuove misure ADI e SFL (Supporto alla formazione lavoro), l’Italia abbandona il principio di supporto universale ‘solo perché si è poveri’».
La povertà minorile
Particolare “allarme” Caritas lo solleva per la povertà minorile. «L’incidenza della povertà assoluta tra i minori oggi è ai massimi storici – si legge -, pari al 13,8%: il valore più alto della serie ricostruita da Istat (era 13,4% nel 2022) e di tutte le altre fasce d’età». Complessivamente, «sono 1milione 295mila i bambini poveri: quasi un indigente su quattro è un minore».
Si accorcia la distanza tra occupati e disoccupati
Quanto al fenomeno dei cosiddetti working poor tra i lavoratori si evidenzia come continui a «crescere in modo preoccupante la povertà tra coloro che possiedono un impiego. Complessivamente tocca l’8% degli occupati (era il 7,7% nel 2022) anche se esistono marcate differenze in base alla categoria di lavoratori; se si ha una posizione da dirigente, quadro o impiegato l’incidenza scende al 2,8%, mentre balza al 16,5% se si svolge un lavoro da operaio o assimilato (dal 14,7% del 2022). Quest’ultimo in particolare è un dato che spaventa – si sottolinea -, segno emblematico di una debolezza del lavoro che smette di essere fattore di tutela e di protezione sociale».
«Tra chi ci chiede aiuto – precisa il direttore di Caritas Italiana, don Marco Pagniello – uno su quattro ha un’occupazione, i disoccupati che si rivolgono a noi sono il 48% del totale prima era del 70%. Questo significa che la distanza tra disoccupati e occupati si sta accorciando».