Una giovane allieva del primo anno della Scuola ispettori e sovrintendenti della Guardia di Finanza di Coppito, in Abruzzo, ha raccontato di essere stata violentata a casa del capitano e di essere stata convocata più volte nel suo ufficio. Gli abusi sarebbero stati addirittura commentati all’interno di una chat WhatsApp nella quale era presente il presunto autore degli abusi, insieme con tre suoi parigrado.
I presunti abusi nell’abitazione dell’ufficiale
La vicenda risale allo scorso maggio, quando l’allieva, originaria della Puglia, decide di denunciare le presunte violenze subite da parte di un capitano della Scuola a due passi dall’Aquila, una delle più prestigiose delle Fiamme Gialle a livello nazionale. La giovane, al primo anno di corso, avrebbe riferito di essere stata vittima di abusi nell’abitazione dell’ufficiale, un 33enne originario della Sicilia, nella periferia dell’Aquila. Lo stupro, secondo la denuncia di cui riferisce il Messaggero, sarebbe durato cinque minuti e la vittima sarebbe riuscita a fuggire approfittando di una telefonata che avrebbe distratto il suo aggressore.
Finanzieri indagati, scatta il trasferimento
La denuncia dell’allieva ha fatto scattare le indagini della Procura dell’Aquila che ha raccolto la testimonianza della giovane e aperto un fascicolo per violenza sessuale e maltrattamenti in concorso. Il Comando generale della Guardia di Finanza, dal proprio canto, ha deciso di allontanare immediatamente gli indagati, trasferiti in altre Regioni con compiti operativi.
Acquisita la chat incriminata
Sulla vicenda, sulla quale indaga anche la Procura militare, vige ovviamente il massimo riserbo sia per il tipo di reato contestato e sia perché le indagini sono tutt’ora in corso ma gli inquirenti, guidati dal pm Ugo Timpano, hanno comunque già acquisito la chat incriminata nella quale i quattro finanzieri, secondo l’accusa, si scambiavano commenti, foto e video sugli episodi di violenza. Tutto materiale che è finito all’interno del fascicolo sul tavolo dei magistrati, che hanno disposto anche il sequestro dei dispositivi mobili e computer. Ai quattro viene contestato l’aggravante di aver commesso il fatto approfittando della loro qualifica di ufficiali e quindi di supremazia.
Si temono casi simili
«La vicenda è incresciosa e sottoposta all’attento vaglio della procura aquilana», ha commentato l’avvocato della vittima, Francesco Vetere. Non è escluso che nei prossimi giorni la giovane possa essere sentita di nuovo dagli investigatori, così come non si esclude un nuovo confronto con gli indagati.
Si teme infatti che possano essere numerosi i casi simili a quelli raccontati dalla vittima degli abusi, adescata con la promessa di un aiuto in vista degli esami. Secondo quanto scrive il Corriere della Sera la ragazza potrebbe essere stata solo una delle vittime prese di mira dal gruppo di quattro capitani. Solo uno di loro è indagato per violenza sessuale e lesioni aggravate. Gli altri (un 30enne di Formia, un coetaneo di Battipaglia e un 29enne di Pescara) sono invece accusati di maltrattamenti.
“No comment” degli avvocati difensori
Gli avvocati del capitano a cui vengono contestate le accuse di violenza sessuale, Cesare Placanica e Maria Leone, preferiscono non commentare quanto avvenuto seppur sostenendo la scelta del Comando generale della Guardia di Finanza di trasferire gli indagati. «Una decisione – le parole di Placanica – che renderà sicuramente più serena la fase d’indagine. Nel contempo restiamo fiduciosi nel lavoro della magistratura».
Abusi, Siaf: «Se confermati fatti esecrabili»
«I fatti di cronaca, riportati ampiamente sui mass media nazionali e locali in questi giorni, che hanno visto coinvolti alcuni ufficiali del Corpo, seppur con diverse tipologie di azioni comportamentali e, di conseguenza giuridiche, appartenenti al quadro istruttori della Scuola Ispettori e Sovrintendenti di L’Aquila, qualora venissero confermati risulterebbero gravi ed esecrabili sotto ogni aspetto, umano e professionale». È quanto dichiara, in una nota, Eliseo Taverna, segretario generale nazionale del Siaf, Sindacato Italiano Autonomo Finanzieri, in riferimento alla denuncia di abusi.
«Proprio per queste ragioni, qualora riscontrati nelle sedi naturali a ciò deputate, dall’Autorità Giudiziaria inquirente mediante le varie fasi d’indagine e poi processuali, ove dovesse essere accertata la fondatezza degli accadimenti e delle diverse condotte contestate ai singoli, la scrivente Organizzazione Sindacale, nell’ambito delle prerogative riconosciutegli a tutela del personale del Corpo, valuterà di costituirsi parte civile nel processo penale».
Al momento, prosegue la nota, «in attesa di un accertamento compiuto dei fatti accaduti, il nostro pensiero e la nostra vicinanza va alla giovane collega, vittima o presunta tale (in questa fase siamo obbligati a una doverosa garanzia costituzionale nei confronti di tutti) di certi comportamenti e azioni, per ciò che ha denunciato di aver subito, per il coraggio e la forza d’animo che ha dimostrato nel formalizzare un’accusa su fatti così delicati e in un peculiare contesto».
Quale Organizzazione Sindacale, conclude la nota del Siaf, «metteremo in campo tutte le azioni necessarie per fare in modo che venga rafforzato il codice deontologico di condotta degli ufficiali e degli ispettori istruttori impegnati negli istituti di formazione nel delicato compito, nonché l’istituzione di idonei canali protetti di dialogo, supporto e sostegno per il personale in formazione».