Una macchia colorata su uno sfondo sfocato. Appare così, visto dall’alto, quello che potrebbe essere il relitto dell’aereo di Amelia Earhart, la famosa aviatrice americana scomparsa nel luglio del 1937, all’età di 40 anni, mentre a bordo del suo bimotore Lockheed 10-E Electra tentava di compiere la missione che avrebbe dovuto consacrarla per sempre: la circumnavigazione in volo del globo terrestre.
Per quasi novant’anni la sua scomparsa è rimasta avvolta nel mistero. Ma adesso alcuni ricercatori sono convinti di avere trovato il bimotore dell’aviatrice in fondo all’Oceano Pacifico. La Deep Sea Vision, società di spedizione oceanica americana, ha catturato le immagini sfocate di un oggetto sui fondali. Potrebbe trattarsi proprio dell’aereo al quale per quasi un secolo è stata data la caccia.
La scoperta in fondo all’oceano
Le ricerche non sono state facili, come come accadde per il Titanic. A guidare la missione è stato un ex ufficiale dell’intelligence dell’aeronautica militare e amministratore delegato di Deep Sea Vision, Tony Romeo, che ha fatto perlustrare 6mila miglia di Oceano Pacifico con un drone da 9 milioni di dollari.
Per finanziare la costosa operazione, Romeo ha venduto immobili commerciali. Alla fine, dalle profondità del Pacifico la tecnologia sonar ha restituito le immagini di quelli che potrebbero essere i resti del bimotore con cui Amelia Earthart cercava di diventare la prima donna a circumnavigare il pianeta in volo.
Chi era Amelia Earhart
Amelia Earhart è stata una delle più famose aviatrici della storia, e anche la prima donna a compiere la traversata dell’Atlantico in solitaria. La sua vita è stata un’avventura continua, ma anche un mistero irrisolto, perché il suo aereo scomparve senza lasciare tracce.
Nata nel 1897 in Kansas, Amelia Earhart mostrò fin da bambina una grande passione per il volo e per le sfide. A 23 anni si trasferì a Boston, dove lavorò come infermiera e insegnante. Nel 1920 ebbe la sua prima esperienza in aereo, un volo di dieci minuti che le cambiò la vita.
Le imprese di Amelia Earhart
Decise di imparare a pilotare e nel 1921 ottenne il brevetto di volo. Nel 1928 divenne la prima donna a volare attraverso l’Atlantico, come passeggera, ma il suo sogno era di farlo da sola. Ci riuscì nel 1932, stabilendo anche un record di tempo: 14 ore e 56 minuti.
Il successo la spinse a non fermarsi e cercare nuove imprese. Nel 1935 fu la prima persona a sorvolare il Pacifico da Honolulu a Oakland, in California. Nel 1937 decise di tentare il giro del mondo in aereo, insieme al navigatore Fred Noonan.
L’ultima missione
Partirono da Miami il primo giugno e, dopo aver percorso 35mila chilometri, raggiunsero la Nuova Guinea il 29 giugno. Da lì dovevano raggiungere l’isola di Howland, una piccola striscia di terra nel mezzo dell’oceano, dove era prevista una sosta di rifornimento. Ma qualcosa andò storto: le comunicazioni radio si interruppero e l’aereo non arrivò mai a destinazione.
Le teorie sulla scomparsa
Da allora, il destino di Amelia Earhart e del suo navigatore è rimasto un enigma. Furono organizzate numerose ricerche, ma nessun relitto è stato mai trovato. Negli anni si sono diffuse teorie secondo le quali l’aereo sarebbe precipitato in mare, oppure atterrato su un’isola deserta. O che sia stato catturato dai giapponesi.
Alcuni indizi, come dei resti umani, pezzi di metallo e una scarpa da donna, ritrovati su alcune isole a un certo punto fecero pensare a un ritrovamento. Ma non sono stati mai confermati come appartenenti ai due avventurieri.
Amelia Earhart, risolto il mistero della scomparsa?
Ora un’immagine proveniente dal fondo dell’Oceano Pacifico promette di risolvere il mistero. La foto è stata scattata a circa 100 miglia dall’isola Howland, a metà strada tra l’Australia e le Hawaii. ù
“Non ci sono altri incidenti noti nella zona, e certamente non di quell’epoca con quel tipo di design con la coda che si vede chiaramente nell’immagine”, ha dichiarato Romeo a Sky News, dicendosi “convinto” che si tratta dell’aereo di Amelia Earhart. La sua squadra prevede di tornare sul posto nel 2024, o all’inizio del prossimo anno, con una telecamera e un drone per indagare ulteriormente.