Secondo una nuova ricerca dell’Università finlandese di Jyvaskyla, l’attività fisica potrebbe non essere la chiave della longevità: muoversi troppo potrebbe addirittura accelerare il processo di invecchiamento nel nostro corpo, rivelano gli studiosi scandinavi.
Attività fisica, lo studio sui gemelli durato 45 anni
Nonostante numerose ricerche abbiano confermato che l’esercizio fisico conduca a una vita più sana e generalmente più longeva, l’università scandinava ha rilevato che l’attività fisica potrebbe contribuire solo in minima parte ad allungare la vita e, in alcuni casi, avrebbe effetti negativi sull’organismo.
Per condurre lo studio, sono stati analizzati più di 11.000 gemelli finlandesi dello stesso sesso tra il 1975 e il 2020.
I partecipanti hanno auto-riferito il tempo e l’intensità della loro attività fisica quotidiana e sono stati classificati in quattro gruppi: sedentari, moderatamente attivi, attivi e molto attivi.
I risultati della ricerca
Nel complesso si è scoperto che coloro che facevano meno esercizio fisico avevano circa il 20% in più di probabilità di morire nell’arco dei 45 anni rispetto a quelli che erano regolarmente attivi.
Tuttavia, quando i risultati sono stati filtrati in base a fattori legati allo stile di vita, tra cui istruzione, indice di massa corporea (BMI), fumo e consumo di alcol, il numero è diminuito in modo significativo.
Ne è venuto fuori che i sedentari avevano solo il 7% in più di probabilità di morire rispetto ai gruppi attivi, senza “ulteriori benefici forniti” da livelli più elevati di esercizio.
Attività fisica sì, ma con moderazione
Lo studio ha dimostrato che l’invecchiamento biologico era accelerato per coloro che si esercitavano troppo poco e troppo. I più attivi fisicamente erano circa 1,8 anni “più vecchi” rispetto a chi svolgeva una quantità più modesta di attività. I ricercatori hanno concluso che i gruppi attivi potrebbero vivere più a lungo non tanto grazie agli allenamenti, quanto al fatto che generalmente conducano una vita più sana.
Risultati alterati?
Il dottor George Savva, ricercatore senior presso il Quadram Institute, un centro di ricerca su cibo e salute a Norwich, in Inghilterra, ha dichiarato al “Times” che lo studio finlandese sui gemelli ha dato un quadro rilevante della situazione. Tuttavia, l’esperto ha avvertito che il filtraggio dei ricercatori per BMI, alterabile con l’attività fisica, potrebbe aver distorto alcuni risultati della ricerca.